Sembra essere questo lo slogan ideale da coniare per gli anziani di questo paese, da qualche tempo bersaglio di quanti, nei Media, danno sfogo al loro immenso sapere, attribuendo alla loro longevità dell’anziano la causa della profonda crisi occupazionale che impedisce ai giovani di entrare nel mondo del lavoro. Lo fanno basandosi sul concetto basilare espresso dal Fondo Monetario Internazionale secondo cui, se il 50% degli attuali pensionati passasse a “miglior vita”, si risparmierebbe un sacco di soldi da destinare alla creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani, ossia: “Mors tua vita mea”. Da ciò si vorrebbe far passare il concetto secondo cui la disoccupazione giovanile in Italia, sarebbe causata dagli anziani, colpevoli di vivere troppo, e non dalle scellerate scelte politiche attuate dai Governi che si sono succeduti nel tempo, che hanno portato alla fuga dei cervelli, alla dislocazione delle imprese più importanti verso le nazioni in via di sviluppo e alla fuga dei capitali all’estero e quant’altro. Tutto ciò, purtroppo, sta portando a una sorta di guerra generazionale che, solo grazie alla preparazione, alla lungimiranza e all’equilibrio dei nostri giovani, non ha assunto contorni più preoccupanti.
Intanto si prenda atto del fatto che, così come in passato, le loro pensioni gravano da sempre sui contributi versati dagli attuali lavoratori. La differenza sta nel fatto che adesso, a causa della crisi occupazionale, il rapporto numerico fra occupati e pensionati volge purtroppo a favore di questi ultimi! Ma di chi la colpa? Certamente non dei pensionati, colpevoli unicamente di campare più a lungo rispetto al passato!
Si sostiene che i contributi versati non sono sufficienti a far fronte alle esigenze dell’INPS, ma non si dice che la destinazione di detti contributi doveva essere la sola previdenza (Pensioni) e non anche l’assistenza (integrazioni al minimo, assegni sociali, cassa integrazione, mobilità ecc), come da tempo deciso dai nostri Governanti attraverso il così detto Welfar.
Dai dati pubblicati dall’Inps, si può rilevare che le pensioni integrate al minimo superano il 50% delle pensioni erogate in generale e che, conti alla mano, la spesa pensionistica, dedotta l’assistenza, sarebbe in grado di soddisfare le esigenze dei pensionati, anche per le future generazioni.
Allora, perché caricare sui contributi pensionistici versati dai lavoratori anche gli oneri derivanti dall’assistenza, quando invece questi dovrebbero gravare sulla fiscalità generale? Perché solo sui lavoratori e non su tutti i possessori di reddito?
Già, è molto più semplice aumentare l’età pensionabile in relazione ad un aleatorio allungamento della vita media, con la speranza, peraltro, che si realizzi anche l’ipotesi prospettata dal Fondo Monetario Internazionale! Poveri noi!
Intanto gli anziani, invece della serenità che meriterebbero, sono aggrediti dalla preoccupazione per il loro futuro, breve o lungo che sia, non tanto per l’eventuale contributo di solidarietà che già erogano in favore dei propri figli e dei propri nipoti, quanto per le ipotesi formulate dal Fondo Monetario Internazionale, velatamente supportate dalla Comunità Europea. Che qualcuno ipotizzi veramente qualche intervento di hitleriana memoria? Toccando ferro e quant’altro capace di scacciare il pericolo, ogni anziano comincia a rimuginare in cuor suo intorno alle varie ipotesi, scartando a priori quella della guerra che, di fatto, porterebbe alla morte molti giovani più che di anziani. Su un’altra ipotesi, invece, si soffermano con terrore, poiché supportata da tanti fatterelli che sembrano supportare tale ipotesi, storia dei nostri giorni: le pestilenze! Naturali o indotte? Chissà!
Si scopre quotidianamente che molti farmaci, da tempo utilizzati anche in larga misura perché considerati “salvavita”, sono ritirati dal commercio poiché contenenti sostanze “cancerogene”, mentre altri, di provata efficacia contro i più ricorrenti mali del secolo, scompaiono misteriosamente dalle farmacie. Se a tutto ciò si aggiunge che per prenotare un esame o una visita specialistica esistono file di attese spesso superiori ai dodici mesi, il quadro appare abbastanza completo senza considerare, peraltro, che in molti ospedali periferici stanno chiudendo, giorno dopo giorno, una miriade di reparti e che anche gli Ospedali che vanno per la maggiore, sono costretti a operare a regime ridotto a causa della carenza di personale medico e infermieristico.
Per quanto sopra, mentre si augurano che i politici riescano a trovare le soluzioni più appropriate per assicurare alle giovani generazioni ciò di cui hanno bisogno senza dover sacrificare i loro nonni, confidano nella bontà dell’Onnipotente Iddio, perché sia lui a decidere sulla loro permanenza su questa terra e non il Fondo Monetario Internazionale o chi per lui!
Francesco Diana
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