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Economia & Lavoro

Peste suina, “In Sardegna c’è chi lavora a diffonderla di nuovo”

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Agenzia Dire
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“La peste suina? In Sardegna c’è chi lavora a diffonderla di nuovo”. A lanciare l’allarme è Alberto Laddomada, ex responsabile dell’Unità di progetto per l’eradicazione della malattia nell’isola, che in un lungo intervento ospitato nel blog di Paolo Maninchedda lancia un duro j’accuse alla maggioranza che guida la Regione: “Apprendiamo che in Consiglio regionale è in discussione una norma che, nei fatti, cancellerebbe, in modo ambiguo, il divieto assoluto di pascolo brado – spiega il professore – introducendo un tipo di semibrado, regolato da un decreto assessoriale la cui bozza circola da tempo e che corrisponde al ‘liberi tutti’. Divieto, “scritto sulla pietra a caratteri indelebili con la legge regionale 28 del 2018, tesa ad assicurare lo sviluppo del settore suinicolo isolano in un contesto di legalità – prosegue – ma rimasta lettera morta subito dopo le elezioni che hanno visto la vittoria dell’attuale maggioranza”.

A cosa si riferisce Laddomada? Da quanto apprende la “Dire” non si tratta di una legge, ma di un emendamento della giunta al collegato alla finanziaria che approderà domani in aula. La sostanza cambia poco nel ragionamento di Laddomada: “Contrariamente alle previsioni dei moltissimi ‘disfattisti’, tra cui diversi esponenti dell’opposizione- sardisti e leghisti soprattutto – oggi in maggioranza, l’ex Unità di progetto, adeguatamente e coraggiosamente supportata dalla giunta Pigliaru, riuscì in meno di cinque anni a venire a capo del problema psa, in particolare grazie alla sinergia, mai vista prima, di tanti componenti della pubblica amministrazione, regionale e centrale, e a coraggiose azioni di contrasto al pascolo brado dei suini nelle aree intorno al Gennargentu”.

Da circa un anno però “gli abbattimenti dei suini bradi illegali “da parte della ‘nuova’ Unità di progetto- nominata a seguito delle dimissioni del precedente responsabile, del sottoscritto e con molti componenti diversi dai precedenti- sono stati interrotti – la denuncia -. In questo lasso di tempo, ovviamente, il numero dei maiali bradi illegali è molto aumentato- basta fare un giro nelle montagne di Barbagia e Ogliastra per rendersene conto- in quanto i cento o duecento ‘allevatori’, da sempre riottosi ad accettare le regole, hanno capito l’andazzo e ripreso fiato, riprendendo le vecchie pessime abitudini”.

A questo punto, “sorge spontanea la domanda – attacca Laddomada-: ma questa giunta e questa maggioranza vogliono ancora continuare a penalizzare i tanti, veri, allevatori regolari che credono nello sviluppo del settore suinicolo a favore dei pochi soggetti che, ancora una volta, vogliono condizionare un intero settore produttivo pur di garantire l’intoccabilità dei loro maiali clandestini?”. E ancora: “È pensabile che ancora succeda questo, quando in tutta Europa si rafforzano le misure di biosicurezza negli allevamenti proprio per prevenire il diffondersi della psa? È possibile che si voglia barattare il futuro dell’intero settore suinicolo sardo per un pugno di voti?”.

Quindi l’appello alle consigliere e ai consiglieri regionali, “perché non consentano il realizzarsi di questa autentica, perdoni il gioco di parole, ‘porcata’. Non si getti al vento un’occasione storica per i nostri allevatori”.

 

 

RIPRODUZIONE RISERVATA
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