Classe 1945, samassese di origine, arrivato a Serramanna all’età di sedici anni. Arruolato nel 1963 per il servizio militare a Trieste – 151° Reggimento fanteria “Brigata Sassari” Reparto comando – concluso nel 1965, da allora con lui hanno preso la patente almeno tre generazioni; nonni, figli e nipoti. Diplomato ragioniere, il suo viaggio cominciò sulla Vespa, con la quale arrivava da Samassi; volgeva i corsi di preparazione per la patente nell’abitazione dove un tempo stava l’antica Farmacia Scalas.
«Mi fa piacere incontrare le persone che con me hanno preso la patente, ascoltare il loro ricordo e sapere cosa fanno oggi».
Come ha avuto inizio la sua storia?
«Le autoscuole in Sardegna si sono diffuse dopo la guerra. Le prime furono quelle dei fratelli Schirru, poi Barbarossa di Oristano e forse la più antica, La Cremonese di Cagliari. Molti ex marescialli anziani, con incarico negli autoreparti e alle spalle un bagaglio di conoscenze adeguato, si sono dedicati alla riconversione delle autovetture militari – le uniche disponibili all’epoca – per cimentarsi nelle lezioni di guida, in privato. Fra loro vi era appunto signor Schirru, che in questa zona – Cagliari e Oristano – aveva la propria attività. Ho cominciato alle sue dipendenze, con un incarico di segreteria, da ragazzino proprio, fresco di studi. Da allora in poi ho conseguito le abilitazioni e con il passare degli anni, acquisito esperienza fino all’attività in proprio con una mia autoscuola, aperta qui a Serramanna nel 1973. L’aula dove prima si faceva lezione era una stanza, quattro sedie, un cartello, una bacchettina e nulla di più. Nel tempo, ho cercato un locale più adatto – prima in affitto e di proprietà – che potesse accogliere un ufficio, una segreteria e naturalmente strumenti tecnologici adeguati ai tempi nel tentativo di rinnovare anche il sistema di didattica. Ho recuperato alcune sezioni di motori, parti elettriche, cartelli elettronici, per l’esigenza di preparare gli automobilisti principianti in modo sempre più approfondito. Componevo i quadri con segnali luminosi, che appunto per l’epoca erano all’avanguardia – parliamo sempre degli anni settanta. Dal punto di vista strumentale ho cercato di tenermi al passo con i tempi. Sono stato fra i primi a disporre di terminali elettronici, di natura digitale e di supporti audiovisivi. Proiettavamo i cortometraggi sull’educazione stradale con sistemi sempre nuovi per le mutate esigenze. Ci si doveva costantemente adattare alle trasformazioni tecnologiche. Oggi ci sono tante novità che noi giovani dell’epoca manco immaginavamo. Anche dal punto di vista degli studi mi sono sempre rimboccato le maniche».
Com’era Serramanna?
«Qui a Serramanna in pochi anni i carretti con i cavalli hanno ceduto il passo alle automobili e ai mezzi agricoli. Pochissime le vetture fino a tutti gli anni sessanta. Diciamo che sono arrivato nell’ambiente giusto e nel momento giusto. Presso il campo sperimentale – ci chiamavano da Villasor, dove tutt’ora abbiamo una sede – svolgevamo lezioni di teoria e pratica per la guida dei mezzi agricoli. Ci sono stati addirittura tempi in cui per le lezioni arrivavamo fino a Meana Sardo, Isili, Senorbì. Villamar era punto di ritrovo. Non solo; giravamo tutta la Sardegna ed erano bei tempi. Al termine del servizio militare, nel ’65, ho trascorso cinque mesi a Teulada, dedicandomi ininterrottamente ai corsi per la patente. Poi Sinnai, Settimo e Maracalagonis, dove avevamo aperto una sede che tutt’ora gestisce mio fratello, con i miei nipoti. Arrivavano gli studenti perfino dal nuorese, per un motivo particolare. Si potevano svolgere i corsi fuori sede con preparazione e presentazione all’esame e molti, che parlavano il solo dialetto, avrebbero dovuto comprendere il contenuto delle lezioni per superare l’esposizione orale dell’esame. Per tale ragione occorrevano tecnici preparatori; uno ero io, l’altro serramannese, di cui ho ricordo era sig. Nino Lai. Ve ne erano altri, ma comunque pochissimi. Il nostro intento era quello di trasmettere le conoscenze in modo efficace – dal punto di vista terminologico e del linguaggio – e dunque consentire di superare l’esame».
E come è cambiata, in questi anni?
«Dal punto di vista economico è più povera. Un esempio, non c’è più la CASAR che impiegava centinaia di dipendenti per la stagione, non ci sono le vendemmie che ugualmente richiamavano molta manodopera da tutto il circondario. Avevamo qui a Serramanna tanti iscritti ogni anno. Mancano quei soldi nelle tasche dei giovani. Oggi, da questo punto di vista si è più poveri».
Per quanto riguarda, le patenti professionali?
«Per autocarro, autotreno e autobus da noi sono state conseguite nel tempo, migliaia di patenti. In questi ultimi anni non ci sono più i numeri di una volta perché i trasporti hanno subito una grave crisi e questa si ripercuote sulla richiesta di patenti. Anche in questo settore, la richiesta in tempi di crescita economica era decisamente maggiore. Ho cominciato con un autocarro e un autobus che ancora conservo in un garage come veicolo d’epoca».
«È sempre stato così. La burocrazia bisogna conoscerla; il treno procede diritto sempre nel binario giusto».
La pensione, ancora lontana ?
«Son ancora il titolare dell’autoscuola; mi avvalgo della società familiare; mia figlia mi sostituisce in tutto, nelle lezioni di guida come in aula per la parte teorica e nelle pratiche amministrative. Ho trovato una valida sostituta».
Nel tempo libero?
«Mi dedico all’elettronica, coltivo l’orto, mi occupo di bricolage; un caffè al bar con gli amici quando capita».
La sua più grande soddisfazione?
«Aver lavorato con piacere e aver lasciato una ditta avviata a mia figlia. Ho sempre agito in buona fede mantenendo l’entusiasmo».
L’autobus d’epoca
«Si tratta di un mezzo che acquistai dall’ARST di Sassari utilizzato per il tragitto da Alghero all’aeroporto del capoluogo turritano. All’epoca gli automezzi venivano dimessi di frequente. Lo rilevai come mezzo per le lezioni di guida. Porta ancora il cartello Autoscuola. C’è ancora la cassetta dove imbucavano la posta, giacché allora “su postali” veniva utilizzato anche per questo servizi».
Giovanni Contu
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