Il PUNTO SULL'ECONOMIA

Poco valorizzati i laureati in italia

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Particolarmente interessante è risultata l’ultima analisi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), la quale ha evidenziato che negli ultimi quindici anni, la crescita economica dell’Italia è apparsa piuttosto deludente. A fronte dei miglioramenti nei tassi di occupazione, la produttività è rimasta stagnante, anche a causa di un livello di competenze relativamente basso, di una debole domanda di competenze avanzate e di un uso limitato delle competenze disponibili.

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LA NECESSITÀ DI UNA CONTINUA ISTRUZIONE

La modesta crescita delle competenze ha contribuito al ristagno economico dell’Italia. Dall’analisi dell’OCSE appare evidente la necessità di intervenire sul livello delle conoscenze, al fine di favorire una crescita che sia sostenibile e inclusiva in tutto il territorio nazionale. Viene ribadita la necessità di una continua istruzione e formazione della popolazione. La strategia viene fondata su quattro pilastri: sviluppare competenze rilevanti; attivare l’offerta delle competenze; utilizzare le competenze in modo efficace e rafforzare il sistema delle competenze.

COMPETENZE INSUFFICIENTI

Aspetto su cui occorre soffermarsi e che i lavoratori italiani possiedono un basso livello medio di competenze e hanno, rispetto a quanto avviene in altri paesi, minori probabilità di utilizzare specifiche competenze cognitive, che sono importanti nella performance dei lavoratori e delle imprese. Queste carenze si ritrovano anche tra i laureati italiani.

Risultano inoltre troppo pochi i laureati in Italia ed il il Sud risulta ulteriormente indietro. Il livello dei salari in Italia è spesso correlato all’età e all’esperienza del lavoratore piuttosto che alla performance individuale, caratteristica che disincentiva nei dipendenti un uso intensivo delle competenze sul posto di lavoro.

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GLI ASPETTI POSITIVI SECONDO L’OCSE

Malgrado i bassi livelli di competenze che caratterizzano l’Italia, si osservano numerosi casi in cui i lavoratori hanno competenze superiori rispetto a quelle richieste dalla loro mansione, cosa che riflette la bassa domanda di competenze in Italia. I lavoratori con competenze in eccesso (11,7%) e sovra-qualificati (18%) rappresentano una parte sostanziale della forza lavoro italiana. Inoltre, circa il 35% dei lavoratori è occupato in un settore non correlato ai propri studi.

Al fine di riequilibrare la domanda e l’offerta delle competenze, è necessario che le istituzioni nel settore dell’istruzione e della formazione siano più sensibili ai cambiamenti, che ci siano politiche per il mercato del lavoro più efficaci, e un uso migliore di strumenti di valutazione e analisi dei fabbisogni di competenze attuali ed emergenti.

Antonio Begliutti

RIPRODUZIONE RISERVATA
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