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L'intervista

“Prendersi cura di se stessi per star bene con gli altri”

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Ad una settimana dalla conclusione dell’iniziativa promossa dall’Ordine degli psicologi denominata “Settimana del Benessere psicologico”, che ha visto la programmazione di numerosi incontri nel territorio, il dottor Cristian Angius, conduttore e relatore della serata informativa dal titolo “Strategie semplici per situazioni difficili”, è stato intervistato e con le sue risposte chiarisce il ruolo professionale dello psicologo del benessere. Trentacinquenne, cresciuto a Serramanna, iscritto all’albo degli psicologi, in continua e costante formazione ed aggiornamento, con un interesse alle tecniche del rilassamento e Mindfulness, una passione per la musica e spiccate doti artistiche, in un incontro molto informale ma con grande serietà, così risponde.
Chi è lo psicologo del benessere?
“Una volta abilitati alla professione si è psicologi e basta” così ha ricordato recentemente Fulvio Giardina, presidente del nostro Ordine. Ogni collega però spesso si concentra su un determinato ambito del vastissimo mondo della psicologia e per comunicarlo più facilmente lo ricollega al proprio titolo. Lo psicologo del benessere si occupa di migliorare la qualità di vita delle persone aiutandole a conquistare un equilibrio psicofisico che possa permettere di sentirsi soddisfatti e realizzati. Per fare alcuni esempi, lo psicologo del benessere si occupa di fornire strumenti e supporto in diverse condizioni, come difficoltà comunicative, di espressione delle emozioni, gestione del tempo, disagi nei ritmi sonno-veglia, rapporto col cibo e soprattutto al controllo dello stress e dei pensieri negativi che rendono cupe le giornate.
Attorno alla figura dello psicologo ci sono ancora oggi forti pregiudizi, che talvolta creano timore e preoccupazione nelle persone; quali sono i miti da sfatare ?
Tra i tanti pregiudizi vi sono quelli che vedono nella figura dello psicologo colui che “analizza” costantemente le persone e che a piacimento potrebbe manipolarne la mente. Al primo posto comunque risulta sempre “lo psicologo come medico dei matti”. Oltre a non esser medici, come abbiamo visto, non ci occupiamo solo degli aspetti clinici. Ci sono colleghi che si occupano di psicologia del lavoro, dello sport, dello sviluppo e dell’educazione e così via. Eventi come le Settimane del Benessere Psicologico sono stati ideati proprio per questi motivi: far conoscere le diverse potenzialità della psicologia e così ridurne i timori ad essa associati.
Abbiamo più volte richiamato l’incontro tenutosi qualche settimana fa rivelatosi di successo. Come interpreta questo bisogno di cultura psicologica?
Sono molto contento della risposta positiva della popolazione a questi eventi, ma la strada da fare è ancora lunga. Il bisogno della nostra figura professionale è molto alto, pensiamo ad esempio a quanto gli ambulatori dei medici di medicina generale siano colmi di persone che presentano disturbi fortemente associati a disagi di origine psicologica. Coloro che si rendono conto che la sofferenza è di origine psicologica preferiscono spesso rivolgersi ad altre figure come counselor, operatori olistici o life coach, al cui nome non è associato alcun pregiudizio e quindi non inducono vergogna. Questi operatori, benchè abili in alcuni campi, come quello motivazionale, non hanno le competenze adeguate per affrontare il disagio psichico anche se fuori da contesti clinici.
Pensa di ripetere l’iniziativa?
Senz’altro. Quando si lavora con passione è piacevole promuovere tutto ciò che lo riguarda, soprattutto se permette agli altri di stare meglio. Nel mio piccolo l’ho sempre fatto e continuerò a farlo. Ogni volta che inizio un corso, la giornata di presentazione è sempre gratuita e la prima parte la dedico alla conoscenza della nostra professione.
Secondo lei cosa si aspettano le persone dallo psicologo del benessere?
Penso si aspettino, come da qualsiasi figura sanitaria, di stare meglio. La differenza sta nella modalità di intervento che se non spiegata bene al primo incontro genera disorientamento. Solitamente le aspettative sono legate a modelli di riferimento basati su precedenti esperienze o per sentito dire. Si applica ad esempio allo psicologo lo stesso modello costruito sulle esperienze mediche: presento il problema e attendo la cura. Le competenze dello psicologo invece favoriscono un cambiamento non imposto ma che si sviluppa sulla base della presa di coscienza di diverse prospettive da parte dell’utente. Nell’affiancare questo cambiamento vengono fornite alcune pratiche e tecniche utili per rilassare mente e corpo e gestire al meglio gli eventi avversi della quotidianità.
Disagio giovanile. Come si può intervenire per prevenirlo?
Son fermamente convinto che lo psicologo debba costituire una presenza costante e ben inserita nel tessuto sociale della scuola e non una figura che interviene solo in caso di emergenza o disagio elevato. Nell’età adolescienziale le tensioni legate ai rapporti con la famiglia, la società e le esigenze scolastiche stesse creano un mix esplosivo che risulta difficile da affrontare. Le problematiche che ne derivano inevitabilmente si riflettono in difficoltà attentive, di memorizzazione, scarsa motivazione con un conseguente decadimento dell’apprendimento scolastico. Un intervento psicologico risulta fondamentale per cercare di dar sfogo alle emozioni e alleggerire queste tensioni prima che vengano scaricate in maniera disfunzionale. In questi mesi sto proponendo alle scuole un progetto denominato “Gaia Benessere Globale”.
In cosa consiste il progetto “Gaia Benessere Globale”?
È un progetto elaborato da un’equipe di medici, psicologi, docenti universitari. Un percorso di benessere che permette di educare alla consapevolezza dell’intero individuo corpo, mente ed emozioni. La tecnica base è la meditazione Mindfulness, che ha alle spalle una mole di validazioni scientifiche. Tale pratica permette di disconnettersi dalla frenesia e dalle incessanti richieste della società moderna per imparare ad ascoltare se stessi. Nessun rimuginio del passato e nessuna ansia per il futuro, stare nel presente e rendersi conto delle bellezze di ciò che si possiede.
Esistono numerosi ambiti della psicologia, cosa l’ ha spinta a scegliere questo indirizzo?
Sin da piccolo son stato incuriosito da tutto ciò che circonda la mente e le sue funzioni, le stranezze e le bizzarrie ma anche le potenzialità e le modalità attraverso le quali permette ad ognuno di noi di costruire la propria realtà. Terminati gli studi, diverse esperienze mi han piano piano portato verso questo ambito. La partecipazione quasi per caso a un gruppo Training Autogeno e l’importanza del lavoro sull’intelligenza emotiva trasmessami dalla mia tutor durante il tirocinio in Neuropsichiatria Infantile. Poi ho potenziato le mie conoscenze con diversi master in tecniche di rilassamento e Mindfulness e oggi continuo ad aggiornarmi.
In attesa di parlare dei risultati del progetto che ha presentato, con quale riflessione ci possiamo salutare?
Il lavoro più grande dello psicologo è quello con se stesso. Continuare a crescere, migliorarsi e studiare. Prendersi cura di se stessi è l’atto più altruista che si possa fare, sembra paradossale, ma appena si percepiscono gli effetti sulle altre persone tutto appare più chiaro.

Elena Fadda

22fo- serramanna Cristian Angius

RIPRODUZIONE RISERVATA
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