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Cultura EDITORIA

Quando a Siddi sorgeva l’ospedale Managu, la storia raccontata nel nuovo libro di Marco Cau

Siddi. Ospedale Managu.
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Si è svolta, nella sala convegni dell’ex pastificio Puddu, la presentazione del secondo testo di Marco Cau dal titolo: “La storia dell’ospedale Managu raccontata dai documenti storici”. Presenti, oltre allo scrittore, anche il sindaco Stefano Puddu e i relatori Tonino Cau, Francesco Sonis e Cecilia Tasca, quest’ultima fra le massime esponenti di archivistica in Sardegna e autrice, negli anni ’90, di un testo che ha raccontato, seppur da una prospettiva diversa rispetto al libro in questione, dell’ospedale Managu a Siddi.

«La presenza di un piccolo polo ospedaliero nel paese – spiega Marco Cau – nasce dal fatto che, nel 1948, l’ultimo erede di una ricca famiglia, Luigi Giuseppe Managu di Siddi, morto ad appena 27 anni a causa di una grave malattia, lasciò scritto nel proprio testamento che tutti i suoi averi fossero devoluti per l’edificazione di un ospedale a Siddi per i più poveri. Se il governo del Re non avesse ritenuto opportuno edificarlo, la condizione alternativa sarebbe stata che la rendita dei beni di Managu (circa 30 mila lire annue) fosse stata assegnata all’ospedale civile di Cagliari che però, in cambio, avrebbe dovuto riservare un certo numero di posti letto agli ammalati di Siddi».

Lascito di Luigi Giuseppe Managu

Da quel lascito ebbe inizio un braccio di ferro fra i gestori dell’ospedale cagliaritano e l’amministrazione comunale di Siddi dell’epoca: i primi chiedevano che La rendita venisse utilizzata per la gestione della struttura cagliaritana, mentre i secondi, di contro, spingevano perché il nuovo edificio fosse costruito nel paese. Dopo un tira e molla durato diversi anni, l’amministrazione di Siddi si appellò al ministro dell’Interni di allora, Urbano Ratazzi, che diede l’assenso affinché il nuovo ospedale venisse edificato.

L’opera venne inaugurata nel 1860: era per l’epoca avveniristica, aveva undici posti letto, sorgeva nell’attuale piazzale Leonardo Da Vinci e lì venivano curate tante malattie ed eseguiti interventi, ma non si accettavano le lungodegenze.  «Tuttavia, dopo alcuni anni di buono e regolare servizio – sottolinea Marco Cau – iniziarono a manifestarsi alcuni problemi.  Successe infatti che i gestori dell’ospedale, a un certo punto, non riuscirono più a sostenere economicamente la struttura perché la rendita, si presume a causa di alcune manfrine per evidenti scopi individualistici degli amministratori locali, non bastava più. Quindi, nel 1890, dopo l’ennesima ispezione del prefetto di Cagliari, venne appurata l’impossibilità a proseguire con le attività e l’ospedale fu chiuso. I beni residui furono venduti e investiti in cedole del debito pubblico che avevano una rendita fissa che avrebbe potuto garantire un certo numero di posti letto nell’ospedale di Cagliari riservato agli ammalati di Siddi. L’accordo, per ragioni economiche, si interruppe poco più di cinquant’anni più tardi, nel 1944». Questo è il sunto di quanto raccontato durante la presentazione del libro al pubblico presente in sala che ha seguito attento e interessato all’evolversi di quello che, come dice l’autore, è molto più che un semplice resoconto di fatti storici.

Una storia poco conosciuta

«La scrittura del testo – spiega infatti Marco Cau – mi ha coinvolto tanto perché, oltre a raccontare una storia di sciacallaggio e di cattiva amministrazione dell’epoca, ha messo in evidenza anche una storia umana, quella di Luigi Managu, fatta di amore per il prossimo. Ho scritto questo libro per ridar vita a una storia poco conosciuta e quasi dimenticata; per me è stato un lungo e piacevole percorso, dove a tratti, nel leggere i documenti degli archivi, mi è sembrato di parlare con amici che ho rimesso a rivivere dopo tanto sonno. É stata la mia sensazione, data probabilmente dalla brama di trovare nuovi spunti nei documenti consultati. Ci tengo a ringraziare tutti coloro che sono intervenuti alla presentazione, a quelli che hanno letto o avranno il piacere di leggere il mio libro e a mia moglie Carmela e ai miei due figli, Marcello e Marina, che mi hanno supportato in questo bel percorso».

Simone Muscas

RIPRODUZIONE RISERVATA
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