di Fiorella Ferruzzi*
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È mancato il tempo
Per conoscerti davvero
È stato
Uno strappo
In un ordito ben tessuto
Una mano ha sradicato
La tenera piantina
Appena nata
Che già si ambientava
A quel terreno
Pieno
Di alberi e profumi e voli
Di sparvieri e aria che viene dal mare
Mare aperto vasto e violento sotto il maestrale
Quel tempo
Ritrovato negli anni a venire
Per capire
Quella casa su quel cocuzzolo, quelle stanze
Diventate strette
Quella stradina a strapiombo
Quella si
Ben viva nella memoria
Come solo un luogo della memoria
Può restare
Per me e per chi
Straniero
È passato lassù
Tutte quelle curve e la strada
Bianca
Stretta
Come una mulattiera
Fino a quelle poche case
E, dopo
La discesa
Scoscesa
Tra le rovine di una miniera che tante vite
Ha racchiuso e deluso
Cos’è rimasto adesso?
Solo una vecchia fotografia
Da sovrapporre a questa nuova geografia
Dentro e fuori di me
E pochi nomi che in un’altra terra
Hanno poco da dire
Gragonti di Ingurstosu di Arbus
Eppure la piantina aveva già attecchito
E dovunque con le radichette al vento non smette
Di tentare un trapianto
*Da ”Ancora la vita” Cuec editore
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