di Fulvio Tocco
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Ricordate quando la Provincia del Medio Campidano di nuova formazione aveva messo al centro del suo programma la questione ambientale? Ricorrevano gli anni 2005-2007. Greta Thunberg aveva pochi anni.
Nell’anno 2009 questo programma era stato sostenuto da un altissimo numero di agricoltori, dai comuni e dai sindacati; considerato una Buona pratica a Bruxelles e inspiegabilmente avversato dalla Regione Sardegna. Nel 2012 il Programma è stato bruscamente interrotto dai tagli agli enti intermedi. Con quel progetto agro – eco- ambientale la Campagna non era vista solo come contesto geografico territoriale, fisico, ma come un grande contenitore, quasi un laboratorio, col quale progettare lo sviluppo sostenibile del territorio. Era un periodo in cui si voleva dare un contributo essenziale alla risoluzione dei problemi dell’abbandono delle attività agricole e dello spopolamento delle aree rurali, della degradazione e l’erosione del suolo; il Progetto prevedeva di preservare il paesaggio rurale, le sue biodiversità e il suo valore estetico. Per “Provincia Verde” s’intendeva una Provincia sostenibile esattamente in linea con la lotta ai cambiamenti climatici attuale. Infatti la Provincia del Medio Campidano fu la prima a livello nazionale ad aver elaborato un programma per reintrodurre in maniera massiccia la coltivazione dei legumi in pieno campo per la ritenzione del carbonio e per l’arricchimento di azoto naturale dei terreni, contribuendo in maniera rilevante a rispettare quanto stabilito dal Protocollo di Kyoto per la riduzione di emissione di gas e di effetto serra.
All’ epoca stavamo semplicemente svolgendo il nostro compito di pubblici amministratori, niente di più. Eppure qualcosa non coincideva con i ben “pensanti” dell’epoca. Alcuni che sedevano sui banchi del Consiglio provinciale, sotto sotto, remavano contro. Incitavano la stampa locale con insensate posizioni anti territorio, anti impresa, anti cittadino. Eppure l’informazione pur disponendo di atti e di dati ufficiali dava artatamente credito a quei “benpensanti”. Chissà perché? A ripensarci non riesco ancora a capirne la ragione.
Un progetto agricolo – ecologico ed ambientale che veniva attuato, a burocrazia quasi zero, senza clientele, veniva osteggiato dai benpensanti e furbetti senza motivazione alcuna. Per me “Vivere la Campagna” era un testamento politico. Il punto di arrivo di una lunga esperienza compiuta sul campo. Ma anche la base solida e concreta sulla quale innestare un nuovo sviluppo economico in una Provincia a chiara vocazione agricola condivisa a tutti i livelli possibili; persino con la stessa regione che, per ragioni che ignoro, si defilò dopo aver partecipato alla conferenza stampa di presentazione del Programma a Sanluri. Eppure le questioni ambientali non dovrebbero avere posizioni ostili come è ovvio che la lotta ai cambiamenti climatici passa anche per un’agricoltura sostenibile.
Passa con il coinvolgimento di chi vive la campagna quotidianamente, gli agricoltori e le istituzioni. Solo un approccio consapevole degli stravolgimenti in atto sul clima e delle opportunità offerte da scienza e tecnologia per fronteggiarli, può aiutarci a salvare il pianeta. I ragazzi di oggi che chiamano questa cosa “La nostra unica casa” mi hanno riportato a quegli anni in cui nacque l’idea di un Piano straordinario che incentivasse la cura della campagna da attuare a burocrazia quasi zero. E’ tempo di agire uniti a sostegno delle politiche ambientali.
Il rapporto “Cambiamento climatico e territorio” del comitato scientifico dell’Onu sul clima è chiarissimo, eppure alcuni “colti” sono ancora scettici. Il riscaldamento globale causato dall’uomo farà aumentare la siccità e le piogge estreme in tutto il mondo, pregiudicando la produzione agricola e la sicurezza delle forniture alimentari. A pagarne le conseguenze saranno soprattutto le popolazioni più povere. Lo prevede il predetto rapporto “Cambiamento climatico e territorio” del comitato scientifico dell’Onu sul clima, l’Ipcc, diffuso l’otto agosto di quest’anno. «Il nostro uso del suolo è insostenibile e contribuisce ai cambiamenti climatici», ha affermato la copresidente della commissione Onu che ha scritto il rapporto su «cambiamenti climatici, desertificazione, degrado del territorio, gestione sostenibile del territorio, sicurezza alimentare e flussi di gas verso effetto serra negli ecosistemi terrestri». Greta ha il merito di aver smosso una intera generazione a sostegno dell’ambiente globale. I giovani lo stanno dimostrando e vanno elogiati. Ormai son trascorsi 7 anni da quando gli agricoltori del Medio Campidano han perso, per responsabilità plurime, l’ultima annualità del “Progetto Vivere la Campagna”. Ma il capitale ambiente – natura va comunque preservato. L’attenzione scientifica e la sensibilità sociale nel curare il territorio sono fondamentali per alleviare i danni di eventi distruttivi e straordinari. La grande mobilitazione dei giovani che hanno manifestato nelle grandi città del mondo dice che quel progetto di cura della Campagna è ancora attuale e in Sardegna lo è ancora di più per la vasta estensione delle aree non antropizzate …sempre più a rischio.
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