di Federica Salis
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L’intreccio delle palme è un’arte profondamente legata alla Pasqua, oltre che una tradizione molto antica in Sardegna. Addirittura, esiste un vero e proprio rituale, che prende il nome di “pramma pintada” e indica per l’appunto la filatura e la decorazione delle palme, con cui vengono realizzate figure simboliche legate alla religione. Purtroppo, in seguito alla pandemia, questa tradizione è quasi scomparsa a San Gavino Monreale, soprattutto per via della difficoltà a reperire le materia prima. Negli ultimi anni, Bonaria Fiori è una delle poche persone che ancora intreccia i rami di palma e di ulivo per poi consegnarli ai credenti durante la celebrazione della Domenica delle Palme. Bonaria ha appreso la tecnica circa quattro anni fa, e da allora si impegna per affinarla, dimostrando una grande manualità.
«Le palme sono un simbolo importante della Pasqua cristiana. Prima del Covid, ci riunivamo spesso nel salone dell’Oratorio di Santa Chiara, dove le più esperte ci insegnavano a intrecciarle correttamente – ha raccontato – Ora questi incontri non vengono più organizzati, ma io continuo a lavorare le palme per conto mio e a imparare nuove tecniche da autodidatta».
Si tratta di un lavoro delicato, che richiede precisione e tanta pazienza, e comprende diverse metodologie a seconda della forma che si vuole dare alla palma. Dopo aver imparato a creare le classiche trecce e le croci, molto comuni e semplici da realizzare, Bonaria si è cimentata in lavori di maggiore difficoltà, tra cui il rosario, il pesce e il nuraghe. Queste forme, in particolare, sono sacre per la tradizione sarda, che considera la “pramma pintada” di buon auspicio contro il demonio. Da qui, infatti, nasce l’abitudine popolare di tenere una palma in casa o in macchina, in modo da proteggersi da mali fisici e interiori.
«Ho attraversato un periodo molto buio nella mia vita, e ora che ne sono uscita, ne approfitto per darmi da fare – ha spiegato – Credo molto nell’antica simbologia delle palme come “scacciamali”, per questo ritengo che regalarle sia un gesto d’amore verso il prossimo, ma anche un segno di fede. Non mi sentirei a mio agio, se le facessi pagare».
Le sue creazioni, persino quelle più elaborate, diventano spesso doni per parenti e amici. Ogni anno intreccia circa cinquanta palme e le distribuisce alle persone che si recano in chiesa per la benedizione. Tra i suoi progetti artistici, però, ci sono anche idee più semplici, seppur ugualmente efficaci, come la trasformazione delle mascherine rimaste inutilizzate dai tempi del lockdown in cestini pieni di cioccolatini, che poi ha regalato ai bambini della scuola elementare di Guasila.
«Circondarmi di persone, adulti o bambini che siano, mi fa stare bene – ha affermato – In passato ho insegnato ad altri il lavoro a maglia. Mi piacerebbe trasmettere anche l’arte di intrecciare le palme, perché è giusto tramandare questo aspetto così importante della tradizione sarda e cristiana».
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