di Gian Luigi Pittau
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Luci e ombre sulla tradizionale raccolta dello zafferano di cui San Gavino Monreale è il maggior produttore italiano con circa 30 ettari coltivati e due chilogrammi di “oro rosso”.
Nei campi i fiori viola sono spuntati in ritardo per il clima secco degli ultimi mesi, ma regalano un colpo doppio bellissimo e tantissime persone sono al lavoro per raccogliere lo zafferano.
Un bilancio complessivo non può essere ancora fatto ma la produzione è in calo come evidenzia Fausto Caboni, 50 anni, che da anni ha scommesso sulla qualità con il marchio Dop e con altre produzioni d’eccellenza: «Per me è un’altra brutta annata. Gli impianti sono stressati da tre annate di piogge assurde».
E proprio le precipitazioni degli anni scorsi, unite alle alte temperature, hanno danneggiato i bulbi creando un’umidità notevole che ha causato la presenza di funghi che hanno danneggiato lo zafferano. Lo rimarca Marcello Curreli, agricoltore di 30 anni: «Abbiamo raccolto i fiori dello zafferano tutti i giorni ma la produzione non è tantissima le piogge eccezionali del novembre e dicembre 2020 hanno causato in molti terreni come il mio la presenza di una quantità notevole d’acqua che ha portato a far marcire i bulbi dello zafferano».
Fa il punto sulla raccolta Franco Melas, 78 anni, storico produttore di zafferano che dal 2012 gira l’Italia svolgendo corsi sulla coltivazione del fiore viola: «La fioritura è un po’ in ritardo ma fa parte delle peculiarità dello zafferano: siamo sempre nel mese di novembre. Con la mia famiglia coltivo una superfice di circa 600 metri lineari con una produzione di 500 grammi di zafferano ma nel 1995 siamo arrivati anche a 3,3 kg».
Per l’assessore all’agricoltura Nicola Ennas, sull’annata del 2022 ha influito fondamentalmente l’aspetto climatico: «C’è stata poca pioggia e l’umidità notturna si sta manifestando da qualche settimana. I produttori raccolgono ancora e certamente, rispetto alla consuetudine, possiamo parlare di una fioritura tardiva, ma il contadino sa che i tempi vengono imposti dalla natura. Per tirare le somme servirebbe un po’ di collaborazione dei produttori. A questo proposito con l’agenzia Laore stiamo sostenendo un censimento per valutare la situazione generale di coltivazione e di produzione. Questo lavoro è necessario per preservare la nostra storia legata all’oro rosso che a San Gavino si fregia del marchio Dop. Lo zafferano viene coltivato anche in altri comuni e territori e in quest’ottica sarebbe opportuno distinguersi nel mercato attraverso questa garanzia di qualità per produttori e consumatori. Come Comune attraverso la celebrazione e la promozione del fiore viola cerchiamo di stimolare anche il ricambio generazionale e metteremo in campo azioni affinché questo straordinario viaggio non si fermi. L’idea è quella di far nascere una sorta di “confraternita dello zafferano”, un unico contenitore di risorse umane dove mettere insieme operatori di diversi settori, imprenditori agricoli, ristoratori e attività commerciali e artigianali che, se supportati come rete, potranno garantire un’azione efficace di accoglienza, ma soprattutto di promozione dell’oro rosso di Sardegna nelle mostre e fiere regionali e nazionali, ma anche nei mercati internazionali».
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