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Economia & Lavoro

San Gavino, un incendio ha distrutto l’azienda dell’apicultrice Sandra Pascalis, ma ha la forza per andare avanti

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di Gian Luigi Pittau
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Sandra Pascalis

In poche ore le fiamme hanno distrutto l’azienda di famiglia e tutti i sacrifici di una vita. Nell’incendio appiccato di recente nelle campagne di San Gavino Monreale in località “Bau sa canna” sono morte più di 550mila api delle 11 arnie di Sandra Pascalis, apicultrice dal lontano 1999 e produttrice di un miele di qualità, che ha avuto diversi riconoscimenti a livello regionale e nazionale. «Non sono ancora riuscita a quantificare i danni dell’azienda –  racconta Sandra Pascalis – ma in quei terreni ci sono 46 anni di sacrifici e di rinunce. All’inizio avevo paura di portare i miei genitori perché avevo paura che a loro venisse un infarto per la devastazione subita. Ma non ci arrendiamo e pian piano ricomincerò da capo con l’aiuto del mio fidanzato, di mio padre e di mia madre. Su 12 arnie presenti solo una è scampata alle fiamme e per fortuna me ne sono rimaste delle altre in un’altra postazione. In media in ogni arnia ci sono circa 50mila api e ora avrei dovuto raccogliere il miele. Avevo portato le api tempo fa per l’impollinazione del frutteto di 2mila metri quadrati. In quel terreno avevamo anche 2mila metri quadrati di vigna e mille metri coltivati a crisantemi: ora si vedono solo cenere e devastazione. Quando è scoppiato l’incendio sono entrata nel panico più totale».

Severo Pascalis

Ma Severo Pascalis e la figlia Sandra dimostrano una grande forza di volontà e lavorano dall’alba al tramonto senza sosta: «Del nostro lavoro – racconta l’apicultrice di 45 anni –  è rimasto ben poco e sto riparando pian piano i danni. Ho iniziato con l’acquisto della tubazione per rifare gli impianti irrigui. Ora è tutto bruciato: prima avevamo una bella recinzione di 60 metri lineari di rose e di more mentre ora si vede solo la cenere. Riparto da quello che è rimasto: una famiglia di api, un albero di cachi, due di melograno, mezzo albero di arance e di fichi, qualche albero di ulivo a frangivento. Mio padre ha impiantato la vigna nel 1976 quando sono nata io mentre il frutteto è stato messo nel 1991».

Ma la rabbia è tanta anche perché non si conosce ancora la natura dell’incendio e in campagna in tanti non puliscono i terreni per evitare i rischi delle fiamme. «Al Comune e alle istituzioni – aggiunge Sandra Pascalis – chiedo che venga fatta chiarezza in merito all’incendio. Ogni anno devo subire danni in quanto i confinanti della mia proprietà non puliscono mai i terreni circostanti mentre io lo faccio a mie spese e ogni anno il fuoco ci crea dei danni. Il Comune dovrebbe inviare delle lettere come fanno gli altri Comuni ai proprietari terrieri per fare la pulizia in modo da evitare ingenti danni agli altri. Chiedo che a me e a tutti coloro che hanno subito danni dagli incendi venga riconosciuto un aiuto per poter ripartire con le nostre attività. Come apicultrice ho mosso i primi passi nel 1999 in località “Campu Linus”, seguendo l’esempio di mio padre perché quella delle api è una passione di famiglia. Come produzione abbiamo il miele mille fiori, di cardo e di eucaliptus. Quest’anno per me è davvero duro: a febbraio ho avuto il covid e mi hanno avvelenato una parte delle api».

E a chiedere un intervento delle istituzioni ci pensa anche Gabriele Virdis, segretario territoriale della Flai Cgil: «Quest’anno con gli incendi tantissime aziende agricole e allevamenti hanno subito ingenti danni. Serve subito un aiuto straordinario della Regione per non vedere morire queste attività e nel caso dell’apicultura il settore è già in forte sofferenza a causa dei cambiamenti delle stagioni e delle alte temperature, ma senza le api non c’è futuro».

 

RIPRODUZIONE RISERVATA
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