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Economia & Lavoro

San Gavino, un nuovo forno per la raffinazione dell’argento in fonderia

Dirigenti e lavoratori davanti al nuovo forno
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di Gian Luigi Pittau

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 Nuova vita per la fonderia di San Gavino Monreale, aperta nel lontano 1932 e che svetta nella pianura del Medio Campidano con la sua alta ciminiera in un territorio diventato (purtroppo) un cimitero di fabbriche. Nello stabilimento di proprietà della Portovesme Srl, che fa capo alla multinazionale svizzera Glencore, è stato inaugurato un nuovo forno per la raffinazione dell’argento dotato delle più moderne tecnologie.

Il nuovo forno

Lo rimarca con orgoglio l’amministratore delegato Davide Garofalo: «Abbiamo fatto un investimento di 600mila euro mentre questo nuovo forno va a sostituire i due precedenti con grandi vantaggi per l’ambiente come una riduzione dell’emissione di anidride carbonica di 1200 tonnellate all’anno. La produzione prevista è di 200 tonnellate d’argento all’anno ma possiamo arrivare anche a 350. Il nuovo forno è stato progettato e costruito da ditte del territorio. In fonderia il personale ha un’alta professionalità».

Intanto a tagliare il nastro del nuovo impianto, ospitato in un grande capannone industriale, c’era l’assessore regionale all’ambiente Gianni Lampis: «Questa nuova lavorazione consente un rispetto dell’ambiente nell’ottica di un’economia circolare: dagli scarti dei rifiuti della lavorazione del piombo si creano i lingotti d’argento. Sono cresciuto politicamente in questo territorio e per me è un onore partecipare a quest’inaugurazione in un’azienda molto attenta al rispetto dell’ambiente e alla riduzione delle emissioni inquinanti».

Il sindaco Carlo Tomasi avvia il nuovo impianto

In prima linea anche il sindaco di San Gavino Carlo Tomasi, con fascia tricolore, che ha schiacciato il bottone d’avvio del nuovo impianto: «È sempre una grande emozione – rimarca il primo cittadino – parlare di lavoro nel nostro territorio: è questa la vera resilienza in un momento di grande crisi economica e nel bel mezzo di una pandemia mondiale». Al suo fianco alcuni dei lavoratori della fonderia e Danilo Longu, responsabile della linea piombo dello stabilimento: «Con questo forno abbiamo un notevole risparmio energetico. La produzione delle oltre 200 tonnellate d’argento, prevista nel 2021, sarà ricavata dalla raffinazione di 55mila tonnellate di piombo ad una temperatura di circa 1050 gradi. Da un’ulteriore raffinazione sarà ricavata una tonnellata d’oro». Così la storica fonderia diventa ancora più all’avanguardia come rimarca Paolo Casu, direttore dello stabilimento: «Questo forno, che ha il brevetto della Glencore, utilizza la tecnologia più moderna per la raffinazione dell’argento».

Nella fonderia, che garantisce 120 buste paga, si respira aria di festa: la maggior parte dei lavoratori sono del Medio Campidano e hanno una forte attaccamento alla fonderia come nel caso dei componenti della rappresentanza sindacale unitaria. «Il nuovo forno – spiegano Carlo Ambus, Enrico Porceddu e Cristiano Lixi – porterà dei benefici sia a livello energetico che ambientale. L’azienda è sempre propensa e ben disposta a nuovi investimenti».

Il nuovo forno è stato progettato e messo in opera dalla società “Sesa” che può contare su 25 dipendenti e che è stata fondata da tre persone (i sardaresi Davide Sanna e Massimiliano Sedda e Antonio Orrù di Capoterra) mentre la ditta villacidrese “Unicosmo” di Marco e Antonio Machis si è occupata della sua realizzazione.

Così oggi gli impianti della fonderia di San Gavino Monreale lavorano il piombo che arriva non più dalle miniere di Montevecchio, ma dallo stabilimento di Portoscuso della Portovesme Srl. Dalla raffinazione delle tante tonnellate di piombo all’anno si ricavano i lingotti d’argento e d’oro che vengono venduti sui mercati nazionali e internazionali. Tutto questo rappresenta il vero business della fonderia.

Fino ai primi anni ’60 in fonderia arrivava il trenino dalle miniere di Montevecchio con i minerali. Nella seconda metà degli anni Settanta comincia la crisi della fonderia. Nel 1978 la fabbrica aveva 528 dipendenti, poi diverse gestioni fino all’acquisizione da parte della Portovesme Srl: oggi tra dipendenti diretti e indotto si arriva al numero di 120 lavoratori.

RIPRODUZIONE RISERVATA
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