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IL COMMENTO

Sanità, demagogia e carrierismo

San Gavino, ospedale
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di Rinaldo Ruggeri
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Rinaldo Ruggeri

È diventata una consuetudine criticare il nostro Sistema Sanitario Nazionale sia per l’inefficienza, in modo particolare, nei Pronto Soccorso, sia per il perdurare di un approccio poco professionale verso il paziente. Si facciano, pure, i dovuti rilievi negativi verso la nostra Sanità, però, si sappia che essa, per la sua universalità, è uno delle migliori al mondo. Gli stessi Stati Uniti, potenza economica e leader in tanti settori, ha una Sanità privata, dai costi elevati, inaccessibile a tanti cittadini. In America chi soffre di malattie gravi o chi è costretto a lunghe degenze in ospedale rischia la perdita dei propri beni, perché, spesso, le assicurazioni si rifiutano di coprire tutte le spese. Tali considerazioni, non possono giustificare le nostre carenze, anzi, possono essere uno stimolo ad avanzare proposte che tendano a migliorare il servizio sanitario. Evitiamo di fare demagogia, sapendo che non possiamo avere sotto l’uscio di casa il pronto soccorso, e che le risorse finanziarie non sono infinite. Ricordiamoci, anche, che la spesa del comparto sanitario italiano deriva dalle tasse che i cittadini pagano. Si possono certamente aumentare le risorse verso la sanità, bisogna, però, individuare degli obiettivi precisi e realistici. Un obiettivo può essere certamente quello di far fronte alla carenza di personale medico e infermieristico, (pare che manchino circa 45.000 figure professionali), e, anche, adeguare le retribuzioni agli standard europei, onde evitare la cosiddetta fuga di cervelli. La scarsità di personale sanitario, che viene rilevata, in parte può essere addebitata alla inadeguatezza delle retribuzioni, ma, nella sostanza deriva dalla difficoltà di accesso alle professioni col cosiddetto “numero chiuso”. Si è detto, altre volte, il “numero chiuso” di accesso alle professioni è un retaggio del passato di una società di stampo corporativo e medioevale, a tutela delle baronie professionali. In nome di uno Stato moderno e liberale il “numero chiuso” va abolito urgentemente. Altra anomalia della sanità italiana, quella privata, che dovrebbe fare profitto come quella americana, è sovvenzionata, come quella pubblica dallo Stato. Altra incongruenza della nostra sanità pubblica è che alcuni medici vestono alternativamente il camice del sanitario privato e del pubblico. Per fortuna, si fa per dire, abbiamo in Sardegna il nuovo Presidente, quello che con la sua squadra, aveva promesso di razionalizzare tutto: non più file nei pronto soccorso, non più liste d’attesa per cure specialistiche, ecc. ecc.. Invece tutto come prima, anzi peggio di prima con il mercato del poltronificio: 8 Usl più una Ao per soddisfare il carrierismo di tanti aspiranti presidenti e del numeroso sottobosco di consiglieri. Ecco come si sprecano e si dirottano le risorse finanziarie del nostro Sistema Sanitario. Mentre il povero paziente continua a sprecare tempo in interminabili file agli sportelli Usl e al pronto soccorso.

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