di Marcello Atzeni
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Ieri al teatro “ Akinu Congia” di Sanluri, per la rassegna Cedac 2023-2024, è andato in scena lo spettacolo, “ Era l’allodola?” di e con Daniele Monachella e Ignazio Chessa.
Un testo sobrio, elegante, confezionato dal bravo attore sassarese.
Convinto di essere William Shakespeare, alias Guglielmo Scuotelapera, si fa visitare dallo psicologo, dottor Benedetto Trincùlo, interpretato da Ignazio Chessa, nuorese-maremmano, con studi a Roma e con bottega dell’arte ad Alghero.
Era l’allodola? È una pièce di rimandi shake spiriani , ma allo stesso tempo con enormi e deliziose incursioni sul sociale, meglio sui social.
L’indiscreto fascino della diretta feisbukiana che il dottor Trincùlo, non propone ma impone a Guglielmo, ne è un esempio.
Una sequenza di citazioni, tic nervosi, scatti d’ira, giocati a due teste e due voci.
Non c’è scenografia, non è necessaria: tre sedie. Nella prima si siede, poco, lo psicologo.
Nella seconda si siede il paziente e nella terza, lo stesso, fa accomodare il suo ego smisurato.
Oltre la bravura dei due attori, il testo permette di viaggiare dentro noi stessi. Ci permette, dalla platea, di guardarci attorno, ma soprattutto dentro.
Quanti di noi, ieri a teatro, hanno un ego smisurato? Quanti di noi sono immersi molto nei social, ma poco nel sociale? Abbiamo più bisogno di essenza o di apparenza? I dubbi, che siano amletici o meno, non fa differenza, ci costringono a controllarci continuamente. Quanti steccati, soliti luoghi dobbiamo abbattere per battere la monotonia e correre verso un mare di tranquillità?
Altra riflessione: è colpa del covid se abbiamo perso, parecchio, la voglia di uscire o la dinamica era già in atto?
Le nevrosi, gli inciampi, i rimandi erano solo tra gli attori sul palco, oppure anche noi, più o meno guitti, recitiamo parti fastidiose?
L’unica certezza è che “Era l’allodola?” ci ha buttato giù dal divano per consentirci di vedere uno spettacolo godibile, senza strepiti, senza cadute di stile. Monachella, autore del testo, capace di giocare coi vari registri, ha scelto la signorilità. E far ridere senza essere volgari, con quasi nessun doppio senso, non è facile.
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