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Sanità

Sardara, storia dell’ortopedia nel Medio Campidano

Uoc di Ortopedia di San Gavino
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di Gianfranco Puddu
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Il 2 marzo si è svolto nelle Antiche Terme di Sardara il primo incontro di Ortopedia nel Medio Campidano, organizzato dalla UOC di San Gavino Monreale, al quale hanno partecipato i più importanti professionisti della Sardegna. La dottoressa Valeria Setzu ha raccontato, con emozione, la storia del dott. Mario Mossa che con le sue imprese riuscì a salvare e curare centinaia di persone.

 

 

Maria Laura Mossa con Valeria Setzu e Gianfranco Puddu

«I primi di dicembre», afferma Valeria Setzu, «abbiamo incontrato una donna affascinante che ci ha rapito con le sue parole: la dottoressa Maria Laura Mossa. Lei ci ha condotto in una storia di vita, simile a un romanzo d’avventura, con l’aiuto di un libro gradevole e interessante: Il diario di Mena Ibba di F. Caboni. Il libro racconta la storia di Mena, affetta da una grave problematica ortopedica, che viene curata e guarita da lui. Il dott. Mario Mossa nasce a Nuraminis nel 1902, distintosi negli studi superiori, si iscrive all’Università di Cagliari e si laurea in Medicina».

Dottor Mario Mossa da giovane

Dopo la laurea, il giovane Mossa si sposa con Maria Ferrero e si dedica allo studio dell’Ortopedia considerandola una branca della chirurgia poco diffusa in Sardegna e rilevando la grande necessità di cura dei suoi conterranei.

«Nel 1930 si trasferisce, con la famiglia, a Bologna per frequentare la scuola di specializzazione in Ortopedia nell’Istituto Ortopedico Rizzoli», aggiunge Valeria Setzu, «Il viaggio costa grandi sacrifici. A Bologna diventa allievo di uno dei padri dell’Ortopedia: Vittorio Putti, un luminare conosciuto in tutto il mondo. Il professore nutre grande stima per il Mossa e lo coinvolge in attività chirurgiche e di ricerca all’avanguardia, condividendo con lui gli enormi progressi dell’Ortopedia e consentendogli di stringere importanti amicizie come quella con Oscar Scaglietti».

«Nel 1935 consegue la specializzazione», prosegue Valeria Setzu, «Negli stessi anni il dottor Mossa presta servizio presso l’istituto termale di Sardara e costruisce, materialmente lavorando sull’opera, una Casa di Cura a Cagliari intitolata a San Salvatore. Sempre nella seconda parte degli anni trenta collabora con i colleghi dell’Ospedale Marino. In quegli anni la sua fama di Ortopedico si accresce. La casa di cura richiama tantissimi pazienti che giungono per essere curati e operati. Purtroppo però gli accadimenti storici degli anni successivi con lo scoppio della guerra nel 1939, violano tale serenità e costringono gli abitanti delle città a mettersi al riparo sfollando nei paesi vicini. Nel 1943 Cagliari viene bombardata e il dottor Mossa si mette al servizio dei suoi pazienti rischiando la vita. Riesce a ottenere e sistemare in tutta fretta due vecchi magazzini a Sardara, in precedenza utilizzati per l’imbottigliamento dell’acqua ma da anni abbandonati, e con la sua automobile trasporta, in queste corsie ospedaliere improvvisate, tutti i malati che erano ricoverati nella Casa di Cura San Salvatore».

«Nella nuova Casa di Cura termale a Sardara», evidenzia Valeria Setzu, «i malati giungono numerosi e si arriva ad avere oltre 200 ricoverati divisi in tre corsie; uomini, donne e bambini (attualmente in Sardegna nessun ospedale ha tanti posti letto Ortopedici). Viene creata una moderna sala operatoria e praticati interventi ortopedici all’avanguardia. Le patologie affrontate comprendono la traumatologia nei pazienti vittime di bombardamenti, di incidenti stradali e lavorativi e i traumi della vita quotidiana dell’epoca, ma anche le infezioni ossee allora molto frequenti e le patologie malformative che cura con grande abilità mettendo in pratica quanto appreso a Bologna e continuando un proficuo scambio scientifico con i colleghi della penisola. Con spirito imprenditoriale moderno organizza lo stabilimento come un’entità autonoma in grado di provvedere al sostentamento di tutti i suoi residenti grazie alla collaborazione di contadini e allevatori che lavorano nei campi circostanti. Nel 1945 con la fine della guerra riesce ad acquisire la proprietà dell’intero stabilimento delle Terme, progettato da Cima, di grande valore architettonico, trasformando la Casa di Cura in una struttura modernissima e funzionale. La sala operatoria, realizzata con materiali di gran pregio, è costruita sull’esempio di quelle delle migliori strutture ortopediche italiane, risulta ancora ben visibile nei locali destinati attualmente alle cure inalatorie».

«L’inaugurazione della Casa di Cura Santa Maria avviene nel 1950», conclude Valeria Setzu, «e ancora per diversi anni il dottor Mossa continua a operare avvalendosi di una équipe di altissimo livello. In età avanzata passa la direzione della struttura alla dottoressa Maria Laura e la Casa di Cura viene trasformata in un Istituto per le cure termali che si distingue sul territorio nazionale per la qualità dei servizi. Mario Mossa si spegne serenamente nel 1984 lasciando un meraviglioso ricordo pieno di orgoglio e gratitudine in chi ha avuto la fortuna di incontrarlo e per noi, ortopedici innamorati della nostra materia e delle storie che l’hanno fatta grande, un grande esempio di uomo e medico».

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