di Manuela Corona
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«Non mi sarei voluto trovare in questa situazione, nessuno l’avrebbe voluto, però la speranza è che tutto questo duri poco». Con queste parole il sindaco di Sardara, Roberto Montisci, chiude il video con cui si è rivolto ai suoi concittadini dalla pagina Facebook del Comune. È la seconda volta nell’arco di dieci giorni che Montisci utilizza questo come mezzo di comunicazione; la prima volta è stata il 9 marzo scorso, quando ha rassicurato tutti in merito al caso di Covid-19 riscontrato nel paese, e anche adesso tranquillizza dicendo che «Nel nostro paese non ci sono stati altri contagi, le persone in quarantena sono sotto monitoraggio e risultate negative anche al secondo tampone effettuato».
Il vero motivo del video è però per annunciare misure ancora più restrittive a tutela della comunità sardarese: «Per me l’unico modo per aiutare a combattere l’epidemia è stato quello di emettere delle ordinanze che prevedono la chiusura fino al 25 marzo dei due distributori automatici di cibi e bevande e fino al 3 aprile la chiusura del mercatino settimanale e di ogni attività di volantinaggio, oltre alla chiusura fino a data da destinarsi del cimitero, del parco pubblico e dell’ecocentro comunale».
La tensione è palese in ogni parola e non potrebbe essere diversamente, vista la situazione di emergenza in cui ci troviamo ed ulteriori limitazioni vanno certamente a toccare in maniera più massiccia le libertà individuali di ciascuno, però: «Sappiamo che tutto dipenderà dai nostri comportamenti», continua Montisci.
Non manca poi di ringraziare non solo i cittadini che si stanno impegnando nel seguire tutte le precauzioni, ma anche i carabinieri, i vigili urbani, i barracelli le associazioni di volontariato, la protezione civile, le attività commerciali che si sono attivate per la consegna a domicilio e, naturalmente, medici ed infermieri.
La sua espressione si fa più dura in un momento particolare del discorso, quando parla dei motivi per cui è permesso uscire e tra questi: «Non c’è quello di andare in campagna, se non per sfamare gli animali o per innaffiare le coltivazioni per non perderle».
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