Emergenza in Sardegna. Non preannuncio l’ennesima allerta meteo, mi riferisco al crollo verticale delle nascite. Esattamente 3.396 in meno nel periodo 2010/2017 (13.538-10142). Un dato certamente preoccupante che tra l’altro pone la Sardegna in testa alla classifica delle regioni italiane per denatalità che su base nazionale, riferito sempre allo stesso periodo 2010/2017 decresce di 103.812 unità (561.944-458.132) secondo i dati ISTAT. Relativamente all’anno appena trascorso, dati non ufficiali prevedono un ulteriore sensibile decremento. Questo fenomeno va a impattare pesantemente su molteplici settori, dal lavoro all’economia, dall’istruzione alla sanità.
Un altro dato negativo comunicato casualmente quasi in simultanea, evidenziato dall’Eurispes (Istituto di studi economici, politici e sociali, diretto da Gian Mario Fara ndr) nel “Rapporto Italia 2019”, dimostra come ci sia stato un vero boom per le spese delle badanti che crescono del 17,3% rispetto all’anno precedente. Questo dato è in perfetta sintonia con l’indice di vecchiaia del paese Italia del 2018 pari a 168,9 [significa che ci sono 168,9 anziani (dai 65 anni in su) ogni 1.000 giovani (da 0 a 14 anni)] mentre nel 2002 era pari a 131,4.
Lo stesso indice di vecchiaia in Sardegna indica 202,7 per il 2018 e 116 per 2002. Sempre i dati Istat sul l’indice di mortalità in Italia ci dice che nel 2002 ci sono stati 9,8 decessi ogni 1.000 abitanti mentre nel 2017 sono stati 10,7. Il dato Sardegna, sull’analogo indice vede 8,4 nel 2002 e 10,2 per il 2017.
Dall’analisi dei dati demografici di queste macro aree della struttura relativa alla popolazione italiana e nello specifico della Sardegna, emerge un dato incontrovertibile, c’è una popolazione sempre più anziana e che ha bisogno di maggiore assistenza, aumentano i decessi e per contro calano le nascite.
Acclarati questi concetti, servono interventi urgenti per invertire la marcia prima che sia troppo tardi. A mio avviso occorre concentrare le risorse in un piano Marshall a medio lungo termine mirato da un lato rendere la vita più serena agli anziani con la costruzione di idonee strutture pubbliche dove possano essere accolti e curati e dall’altro sviluppare una forte politica di incentivi per incoraggiare i giovani a procreare. L’intervento cardine dovrebbe essere fatto sul l’edilizia abitativa a favore delle giovani copie e la costruzione di strutture per l’infanzia con abbattimento delle rette. Sono fermamente convinto che sia arrivato il momento che la nostra classe dirigente di dimostri di essere all’altezza della situazione. A cosa serve costruire le grandi opere se mancano le persone che le possono utilizzare? Chi ha più buon senso lo usi, a patto che lo abbia.
Maurizio Onidi
Sardegna: crollo verticale delle nascite

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