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DICO LA MIA

Se avessi avuto il green pass…

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di Sandro Renato Garau

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 La discussione che si è accesa tra chi crede necessario il Green pass e chi invece lo considera una minaccia alla libertà individuale pare dimostrare due modi di pensare contraddittori che possono essere il dritto e il rovescio di come si percepisce la diffusione del covid 19 in Italia e nel mondo.

Agli attivisti che in alcune città italiane straniere manifestano contro il Green pass si contrappongono le manifestazioni dei parenti dei morti da coronavirus che chiedono maggiore sicurezza e cura.

Il dritto: di Covid si muore, ci si ammala, si finisce in ospedale, non tutti, certo, dipende dal fisico, difficilmente però ciascuno di noi può essere medico di sé stesso.

Il rovescio: il rifiuto del vaccino è legato alla paura delle possibili conseguenze sul sistema immunitario, trascuratezza o attesa che siano gli altri a vaccinarsi, strumentalizzazione politica? Un amico maliziosamente sosteneva che alcuni, hanno paura dell’ago che punge, come da bambini. Un gioco il suo, ma è facile richiamare alla memoria i vaccini che sono stati somministrati a chi ha più di 40 anni, e che hanno evitato morti e menomazioni fisiche.

Dall’inizio della pandemia, la fine del 2019, a oggi sono 200.174.883 di casi confermati nel mondo, i morti 4.255.892, la pandemia continua a correre e nessuna nazione è immune. Basta qualche libro di Storia e un po’ di riflessione. Durante l’epidemia di Ebola, dal 2013 al 2016, soprattutto in Africa, sono morte 11.325 persone. L’Influenza Asiatica, in 3 anni, negli anni 1957-60, si calcola abbia fatto tra 1 e 4 milioni di vittime.

La Spagnola, triste esperienza anche per l’isola di Sardegna, tra il 1918 e il 1920 ha causato tra i 50 e i 100 milioni di morti. Durante la peste in Indocina, tra il 1855 e il 1918, si stima siano deceduti circa 12,5 milioni di indiani. In Inghilterra tra il 1665 e il 1666, un’epidemia portò alla morte un numero di persone compreso tra 75.000 e 100.000, più di un quinto dell’intera popolazione di Londra. La peste Bubbonica, quella descritta da Manzoni nei Promessi Sposi, diffusasi tra il 1629 e il 1633 nel nord Italia ha provocato non meno di 1 milione di morti. Continuando a ritroso nella linea del tempo: la peste Nera, iniziata nel 1346 e finita dopo 6 anni, le cronache raccontano abbia fatto circa 20 milioni di vittime. La peste di Giustiniano che colpì l’Impero bizantino, tra il 541 e il 542 d.C., raccontano gli storiografi, si stima abbia fatto circa 50−100 milioni di morti. La peste di Cipriano fu una pandemia che colpì l’impero romano dal 249 al 262 d.C., infuriò in gran parte del mondo conosciuto devastando anche l’Africa. Le cronache riportano un dato impressionante: è arrivata a uccidere anche 5 mila persone al giorno nella sola Roma. Dal 165-190 d. C. la peste Antonina, nota anche come peste di Galeno, una pandemia di vaiolo, o morbillo, porta in dote all’umanità tra i 5 e i 30 milioni di morti. Tuciride nelle sue Storie, raccontando la guerra del Peloponneso, iniziata nel 431 a.C. tra Sparta e Atene, tra le tante disgrazie racconta la peste: “un tale contagio e una tale strage non erano avvenuti in nessun luogo a memoria d’uomo. Che non bastavano a fronteggiarla, neppure i medici, i quali non conoscendo la natura del male, lo trattavano per la prima volta; anzi loro stessi morivano più degli altri, in quanto più degli altri si accostavano al malato, e nessun’altra arte umana bastava contro la pestilenza. Tutte le suppliche fatte nei luoghi sacri e ogni rivolgersi ai vaticìni e a cose del genere risultò inutile, e alla fine gli uomini abbandonarono questi espedienti, sopraffatti dal male”. Non abbiamo motivo di pensare che i nobili e quelli che avevano maggiori risorse economiche si facessero curare per primi, non certo i molti schiavi.

Probabilmente molte altre pandemie che si sono succedute nei secoli non sono state raccontate. La domanda potrebbe essere: se avessero avuto i vaccini si sarebbero vaccinati? Sicuramente Galeno avrebbe fatto carte false per averli. Non è escluso che li avrebbe imposti in nome di una libertà superiore, quella che i greci amavano più di ogni altra cosa.

Al dritto e al rovescio il termine libertà è usato e abusato per indicare molti aspetti della realtà.

La Costituzione Italiana all’articolo 13 indica la strada: “La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge” … Certo quelli previsti dalla legge. Quindi se la legge prevede, per questioni legate alla sicurezza dei suoi cittadini, che bisogna vaccinarsi, ottemperare dovrebbe essere un dovere.

Nelle discussioni filosofiche in molti si sono addentrati tra i meandri dello stato di diritto. Il filosofo tedesco Hegel afferma che: «L’elemento spirituale è terreno del diritto, e suo punto di partenza è la volontà libera, così che la libertà costituisce la sua sostanza». Non tutti possono condividere il concetto di: “Elemento spirituale”, ma aggiunge un altro aspetto, per non essere meno materialista dei materialisti, né anarchico, né fatalista: «La libertà perviene al suo supremo diritto di fronte agli individui, [comprendendo anche] il supremo dovere di questi di essere membri dello stato». Se siamo membri dello stato la nostra libertà ha dei confini che come cittadini abbiamo scelto di condividere.

Che si utilizzi la parola libertà “ad usum delphini” per perimetrare il proprio campo politico, per dire il contrario dell’avversario, per raccogliere voti, per scaricare ipotetiche responsabilità su governanti o, come in qualche caso, sulla comunità scientifica rea di aver trovato i vaccini, potrebbe anche essere. Ma un’altra osservazione, tra le tante può essere fatta. Questa pandemia ha tolto agli uomini molte certezze, messo in crisi sistemi, da quelli autoritari a quelli democratici, dando un duro colpo al liberalismo economico basato sul profitto. Gli algoritmi legati alla produttività a tutti i costi stanno vacillando, i punti di riferimento non sono più quelli di qualche anno fa, e allora è necessario riprogettare. I più attenti e quelli che hanno potuto si sono reinventati un’attività. In altri casi si parla di ristori, ma il ristoro è sempre provvisorio, momentaneo. Che l’organizzazione sociale ed economica vada rivista pare più di un’ipotesi. Rimane la necessità di chi ha bisogno di lavorare, guadagnarsi da vivere, possibilmente conservando quella dignità che qualunque tipo di lavoro ha sempre dato senza farsi sfruttare o ricattare. Gli esempi negativi non mancano. Un altro aspetto che ha un dritto e un rovescio è quello, per salvaguardare la propria e l’altrui salute. Sarà banale, ma: non ci si salva da soli. Se analizziamo il dato fornito dal Ministero della Salute a oggi 8 agosto per la Sardegna scopriamo che i vaccinati over 80 sono il 91,4%, alcuni in strutture, certo, lontani dalle attività produttive; settantenni sono un po’ meno, l’86,15%, tra i sessantenni, quelli che ancora fanno da spina dorsale al nostro sistema produttivo, hanno completato il ciclo il 79,09%, un numero in rialzo rispetto ai giorni scorsi; quelli che vanno dai 50 ai 59 anni il 70,75%, quelli nati dieci anni dopo il 59,08%, dai 30 ai 39 anni il 48,11%, 20-29 anni il 44,79%, quelli dai 12 ai 19 anni il 21%. Dai dati ci si rende conto che molto c’è ancora da fare, soprattutto nelle fasce più giovani, più diminuisce l’età, più l’interesse ai vaccini scema, o forse semplicemente bisogna attendere che si rinnovino le scorte. Sempre più persone si stanno convincendo che se non ci si vaccina dovremo convivere con questa pandemia per molti anni ancora. Se poi si estende lo sguardo al resto del mondo, addio viaggi, incontri internazionali, relazioni tra popoli, scambio merci.

Qualche mese fa si diceva che la Gracia, Israele, la Germania, la Cina e tante altre nazioni si stavano liberando dal virus, oggi vedono i casi tornare a moltiplicarsi.

Dal 6 agosto 2021, con un decreto, il governo italiano ha dato delle indicazioni per arginare il diffondersi del Covid chiedendo ai cittadini di munirsi di Green pass, l’esterofilia ci travolge, il Certificato Verde, per accedere in certi ambienti al chiuso quali ristoranti, bar, pub, pasticcerie e gelaterie, musei, luoghi della cultura e mostre, piscine, palestre, centri benessere, all’interno di strutture ricettive, sagre e fiere, convegni e congressi, strutture sanitarie e RSA. Sono i luoghi dove maggiormente, dall’inizio della peste, si è notato che questa si è diffusa con più facilità.

Il provvedimento è accompagnano da sanzioni, non potrebbe essere che così.

RIPRODUZIONE RISERVATA
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