di Sandro Renato Garau
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Questa la formula che il 47° neo Presidente degli stati Uniti ha usato per il giuramento d’insediamento alla casa bianca: «Io, …, giuro [o dichiaro] solennemente di sostenere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti contro tutti i nemici, esterni e interni; di serbarle fedeltà e vero affidamento, senza alcuna riserva mentale o intenzione elusiva; e di bene e fedelmente adempiere ai doveri della carica che sto per assumere».
La Bibbia sulla quale ha giurato è quella utilizzata per la prima volta dal primo presidente George Washington il 30 aprile 1789, ma non solo, ha anche giurato su un’altra di sua proprietà.

Il sito svizzero SWI.Swissinfo.ch (che scrive in 10 lingue) ricorda che durante la settimana santa del 2024 il futuro presidente “approfitta per vendere le bibbie “God Bless the Usa (Dio benedica gli USA) … le bibbie offerte contenevano anche la Costituzione americana, la Carta dei diritti, il Pledge of Alliance (il giuramento di fedeltà alla bandiera degli Stati Uniti) e la Dichiarazione di indipendenza. “Facciamo tornare l’America a pregare” invita il presidente. E ancora: “Tutti dovrebbero avere la bibbia in casa. È il mio libro preferito”. Che sia il suo libro preferito non v’è dubbio, lo dice lui. Bisogna vedere quale aspetto del libro, o dei libri, prende in considerazione se l’Antico o il Nuovo Testamento.

Quali messaggi dovrebbero veicolare e quali condividere. Quelli proposti dal Vecchio Testamento o quelli del Nuovo Testamento fatti propri dal Cristianesimo. La differenza non è irrilevante, i quanto nel Nuovo Testamento si supera il concetto “occhio per occhi, dente per dente”, condiviso dalla maggior parte degli israeliani, iniziando dal primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu e, fatto un poco strano, anche dal cristiano Putin. Per stare nelle nostre aree occidentali. «Beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5, 9). Nel Nuovo Testamento si esorta anche all’inclusione, all’ accoglienza senza se e senza ma: dell’affamato, dell’assetato dello straniero, del malato, del carcerato, altro che pena di morte. Senza ricordare di come il buon Gesù tratta i ricchi.
Certo, la complessità delle situazioni, il rispetto degli accordi internazionali, il tentativo di convivere tra razze e religioni diverse nel pianeta, come quello di condividere le risorse, che sono di tutti, ha creato e mantiene diseguaglianze confermando guerre e divisioni. Abbassando il tenore del discorso e se si tralasciano giuramenti su bibbie o vangeli assistiamo a divisioni, sopraffazioni e odii, al momento difficilmente superabili. Per tornare al presidente degli Stati Uniti, la firma quasi compulsiva dei decreti successivi al giuramento non paiono, salvo ripensamenti, dichiarazioni di pace che tendono a risolvere i problemi. In fondo lo aveva promesso durante tutta la campagna elettorale, ma è possibile non essere d’accordo con tale visione del mondo? Certo che sì!
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