di Emanuele Corongiu
______________________________
Domenica 14 luglio 2019 ci sarà la tradizionale questua di Santa Vida de Serrenti (nelle foto di Renato Sechi). Di per sé nulla di strano, è come la tradizione vuole, ma quest’anno ha tutto un altro gusto.
Santa Vida ed i serrentesi sono due cose legate, chi ha visitato il paese durante la festa ha potuto sperimentare quest’aspetto.
La Pro Loco Serrenti, organizzatrice della festa, però in questi ultimi mesi non ha certamente navigato in acque tranquille, e giusto pochi giorni fa è stata scongiurata dal commissariamento.
Il presidente Italo Corongiu, dimissionario, viene rieletto presidente, nessun’altro si sente pronto a prendere le redini dell’organizzazione.
La sua scelta di non mollare però è frutto di una mobilitazione del paese, che per la prima volta si è visto davanti il pericolo di veder svanita la festa maggiore del paese, e forse anche del territorio circostante.
Una buona riuscita di questa “corsa alla salvezza” è stata data dal neoeletto sindaco Leo Talloru, che pochi giorni dopo la sua elezione ha mandato un comunicato “Salviamo la Pro Loco”, chiedendo l’aiuto di tutti i concittadini per trovare una soluzione concreta.
L’aiuto è stato accolto calorosamente e si è superata la cifra di 100 soci per il 2020, l’ex presidente ha accetto di continuare il suo lavoro a condizione di ricevere un adeguato aiuto e nuovi collaboratori sono entrati nel Consiglio di amministrazione.
Adesso che il primo tassello è stato sistemato, inizia la vera organizzazione della festa e il primo momento tradizionale arriverà questa domenica, puntuale come lo è il suono della sveglia, alle 6 lo sparo della granata. Alle 6,30 è previsto il raduno dei partecipanti alla questua. Successivamente si procederà con l’addobbo dei carri che come da tradizione andranno per le vie del paese insieme ai gruppi questuanti, dopo la benedizione del parroco Don Alberto Peddis, a partire dalle 8. Alle 13 ci sarà il pranzo nel piazzale. Per la partecipazione dei volontari basta presentarsi al raduno.
Il fine dei carri ha tutta una sua storia, fino a venticinque/trenta anni fa, quando l’economia era ancora prevalentemente agricola, molte persone davano del grano, anche perché la questua veniva fatta subito dopo la mietitura, molti quindi, i proprietari terrieri in particolare, davano interi sacchi e i carri servivano per raccoglierlo. Veniva poi portato, quanto ancora era presente, al monte granatico, in cui veniva venduto.
La questua rappresenta, per questo “nuovo inizio”, il primo esame dell’associazione, nonché il continuo di una tradizione che non ha assenze a memoria d’uomo, come la festa stessa che essa precede, e quest’anno ha seriamente rischiato di saltare, o comunque, di essere organizzata da un commissario, andando, probabilmente, a sfumare la sua naturale identità serrentese.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Aggiungi Commento