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Serrenti: Uno dei comuni pionieri nel mondo dell’energia

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La tecnologia ha un progresso ormai inarrestabile e di conseguenza il mondo è in continuo rinnovamento. In questi ultimi tempi, uno dei campi che più si sta trasformando è quello dell’energia elettrica. La maggior parte delle infrastrutture che ci permettono di avere questo tipo di bene, sebbene funzionanti, iniziano ad avere non pochi problemi da quando tutti gli utenti possono essere sia consumatori che produttori. Consumatori, quando si preleva energia dalla rete, produttori, quando la si immette. La causa però, per via della specificità tecnica dell’argomento è sconosciuta alla maggior parte delle persone. In primis, sono produttori tutti quegli utenti che, installandosi micro-centrali rinnovabili (solitamente fotovoltaico) in casa, iniziano a produrre energia elettrica che, dopo la stipula di un contratto, viene venduta all’ente fornitore quando non completamente consumata.

Un altro problema derivante dall’utilizzo delle energie rinnovabili è l’affidabilità. In parole povere tutta l’energia prodotta è istantaneamente utilizzata, esiste insomma un equilibrio tra produzione e consumo. Quando questo non avviene vi sono degli squilibri nella rete che possono creare anche dei blackout come già successo in passato. Proprio qui troviamo la natura delle difficoltà nell’uso dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, perché queste non sono prevedibili.

Per verificare che questo equilibrio sia rispettato, la rete elettrica nazionale è sotto il costante controllo di un’unità statale detta dispacciamento. In particolare, esso studia i consumi giornalieri e annuali in modo da prevedere l’andamento futuro e adattare, di conseguenza, le produzioni. Ma vista la problematica citata precedentemente delle energie a basso inquinamento, il dispacciamento ha grosse difficoltà per quanto concerne l’applicazione delle previsioni.

Una soluzione a tutte queste problematiche potrebbero essere i sistemi di accumulo, meglio noti come sistemi “storage” o “batterie”, più precisamente enormi “batterie”. Qui in Sardegna esiste il più avanzato laboratorio d’Europa, gestito dalla società Terna, che si occupa proprio di studiare questi sistemi che senza ombra di dubbio saranno parte essenziale delle reti elettriche in un futuro che ormai risulta essere quasi attuale.

Il sistema di accumulo è stato proprio il mezzo che il comune di Serrenti che ha utilizzato per innovarsi. Affiancato ai vari impianti fotovoltaici presenti sui tetti delle strutture pubbliche, sta permettendo, da quando è stata ultimata la “casa dell’energia”, di avere ingenti risparmi sulla bolletta, in quanto, attraverso questo sistema sono stati ridotti in numero i punti di consegna, ed ovviamente si è reso più efficiente l’utilizzo del fotovoltaico, in quanto ora tutta l’energia non utilizzata viene immagazzinata e non più ceduta in rete.

Il comune di Serrenti risulta essere pioniere anche perché gli altri comuni, che pure hanno inserito i sistemi di accumulo, non utilizzano un sistema informatizzato che controlli i flussi di energia e li diriga in modo intelligente agli utilizzatori.

Emanuele Corongiu

La Casa dell’energia, gioiello del paese, dall’idea alla costruzione

Intervista a Maurizio Musio

La Casa dell’energia è in funzione da settembre. Apparentemente potrebbe sembrare ancora presto per iniziare a fare i conti sui risparmi ma in realtà ci sono già. Il progetto, finanziato nel 2017 con i fondi regionali, ha già iniziato a conquistarsi i primi riconoscimenti. In occasione della trentacinquesima assemblea Anci, tenutasi a Rimini, al Comune di Serrenti è stato assegnato il premio “Cresco award città sostenibili”.

Serrenti è avanzata a livello tecnologico, la Casa dell’energia ne è la prova. Ma da cosa è nato tutto ciò? E quali saranno le prossime mosse degli uffici addetti? Per rispondere a queste curiosità ci verrà in aiuto il tecnico manutentore degli impianti Maurizio Musio.

Da cosa è nato questo progetto?

«Possiamo considerare la casa dell’energia come l’evoluzione di iniziative che già da anni erano state portate nel comune. Queste due iniziative, ”Illuminamente” e “S.E.I.”, introdotte in successione a partire dal 2010 hanno portato grandi miglioramenti per quanto riguarda l’efficienza energetica delle strutture pubbliche. Il primo riguardava gli impianti elettrici di illuminazione pubblica e ha portato un risparmio del 43% sui consumi senza passare alla tecnologia led, mentre il secondo progetto ha coinvolto gli edifici mirando, anche lì, a ridurre i consumi. Questo è avvenuto attraverso un report dei consumi e degli impianti fotovoltaici che già al tempo erano installati nella struttura del comune. Il secondo step è stato poi quello di unire i due progetti e ciò ha portato all’ideazione degli “edifici interconnessi”, ovvero ciò che oggi chiamiamo micro-grid. Quest’idea consisteva nel collegare gli impianti elettrici di più edifici eliminando di conseguenza i contatori superflui: prendendo come esempio gli edifici del comune, casa corda ed ex caserma, l’applicazione di queste iniziative ha portato ad un risparmio complessivo di circa 7000 euro annui. L’unione degli impianti è stato il fattore che poi ci ha permesso di portare a termine la prima casa dell’energia in modo rapido, perché semplicemente la maggior parte dei lavori che normalmente dovrebbero essere svolti, nel nostro caso sono stati minimi in quanto già da anni puntavamo alla creazione di una smart grid, l’unica differenza è che noi, in quegli anni, la chiamavamo in modo differente».

Cos’è esattamente la “Casa dell’energia”?

«La casa dell’energia è stata fata per far “vedere” il nodo intelligente ed accogliere tutti gli apparati elettronici ed informatici utili all’impianto. Al suo interno è presente il servizio di storage con una capacità di 43 kWh che ci garantisce quasi totalmente l’autonomia dalla rete nelle ore notturne. Ma il cuore della casa è senza dubbio il sistema informatico che permette di dirigere l’energia in modo intelligente sulla base delle necessità dei singoli edifici connessi».

Siete stato l’unico comune a prendere questo finanziamento?

«No, altri 96 comuni hanno ricevuto il finanziamento, ma Serrenti è stato pioniere perché ha abbinato accumulo e fotovoltaico con un sistema informatico in modo tale da massimizzarne l’efficienza. Bisogna comunque dire che progetti simili in realtà sono stati attuati anche in alcune città della Sardegna come Nuoro o Santa Teresa di Gallura».

Quali sono adesso le prossime mosse che l’ufficio tecnico intende compiere?

«L’idea è creare tante case quanti sono gli impianti fotovoltaici, in quanto questi per varie problematiche non possono essere collegati tra loro. In futuro, con un cambiamento della normativa, vorremmo collegare tutte le case e di conseguenza tutti gli edifici comunali in modo da creare una vera e propria Smart City. Nel mentre, un’altra idea più immediata è quella di inserire pian piano tutti quei servizi comuni a chi si accinge ad utilizzare sistemi smart, ovvero punti wi-fi, colonnine per le macchine elettriche e punti di ricarica  per le bici».

Emanuele Corongiu

RIPRODUZIONE RISERVATA
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