Rubrica della serie “Peste e Corna”
a cura di ‘Edmunduburdu’
Da lontano, formiche che invadono piazze e voglia di spruzzare l’insetticida. Poi guardi meglio e vedi
persone che partecipano a comizi di politici e sindacalisti che, a conclusione, talora parlano di uno, due o anche tre milioni di presenti. Noi sappiamo che di piazze che in Italia arrivino a centomila mq ce ne sono pochine ma che ce ne sono da venti, trenta, quaranta, e una dozzina tra i cinquanta e i centomila mq. E se in un metro quadro ci stanno quattro persone, le piazze da centomila mq (lunghe per esempio 1000 metri e larghe 100 o lunghe 500 e larghe 200, ma ditemi dove esiste una piazza così che corro a vederla) sono in grado di contenerne un massimo di quattrocentomila o, se bagnate con l’olio extravergine e inscatolate come le sardine, anche il doppio. Molti parlatori non sanno contare ma sanno additare terrificanti panorami presenti e paradisiache visioni future. Incapaci quelli che ti governano, capaci loro che ti parlano. O il contrario. I governi, dicono gli oppositori, ti gravano di tasse, ti tolgono il pane e la libertà, ti danno lavori mal retribuiti, ti privano dei diritti e, per giunta, non ti asfaltano neppure le strade. Perciò invocano programmi atti a risolvere problemi grandi e piccoli e, poiché chi governa è sordo, è il popolo della piazza che deve chiedere il rispetto dei suoi diritti, cioè lavoro per tutti, retribuzioni adeguate, meno tasse… eh, le tasse, il sangue che ti succhiano, e se non hai un lavoro devi assolutamente aver diritto al reddito di cittadinanza.
Chi scende in piazza a chiedere raramente usa il cervello per suggerire rimedi praticabili, e poiché lo scontro, in termini di seguito, paga più dell’incontro, troppo spesso i velleitarismi e i particolarismi ostacolano o rendono impossibili accordi e soluzioni e fanno salire le proteste. I diritti, il lavoro che manca… però c’è stato Alfano che alcune settimane fa ha suggerito di utilizzare gratis gli immigrati, che forse sarebbero felici di farlo anziché restare chiusi nei centri di presunta accoglienza e identificazione. Avrebbe anche potuto suggerire di destinare a loro, a quanti hanno voglia di impegnarsi, parte dei soldi che si spendono per tenerli chiusi in quei centri, ma non siamo in grado di capire se è perché non ci ha pensato o perché qui da noi è quasi impossibile cambiare qualcosa e nessuno gli avrebbe dato ascolto.
Tempo di elezioni e di polemiche in sette regioni, il calcio, ma solo delle serie inferiori, travolto dagli scandali, il Milan che non sa più vincere e messo in vendita e il suo padrone che pensa di cambiare nome a Forza Italia e, scoraggiato dalle contestazioni interne ed esterne, di ritirarsi a vita privata. Se però lui esce di scena, a illuminarci di luce e di idee restano Grillo e Salvini, ormai quasi onnipresenti qualche volta anche in compagnia di pomodori e uova, e pure un po’ di certa destra e di certa sinistra di sinistra che cerca la perfezione ideale esprimendosi con delicate frasi panoramiche.
Intanto, e pazienza se il lavoro non c’è, le pensioni abbondano, e il responso della Consulta, subito accompagnato dai colpi d’aria alle corde vocali di arzilli difensori di presunti diritti acquisiti, ha trovato una risposta immediata e più ragionevole da parte del governo. Sia lode a chi ha capito che chi riceve troppo, spesso senza merito, debba uscire dal suo paradiso. Speriamo ora che il governo si dia una mossa per eliminare le immeritate elargizioni ai troppi ex dipendenti pubblici e privati e ai 950 onorevoli in carica e a quelli passati: non sarà facile come resuscitare 950 Lazzaro o arrivare su Marte in bici ma deve provarci per ridurre seriamente gli attuali costi pensionistici e per cancellare l’ipocrisia che incita a far figli per salvare un sistema pensionistico ed economico al tracollo. Altro che aumentare l’Iva per rimediare a qualcosa.
E la riforma della scuola? Insegnanti in grado di affascinare e coinvolgere gli studenti e altri che annoiano e non creano stimoli. Una volta l’insegnante era rispettato quanto e forse più del medico e del prete e leggeva il quotidiano, ora bisogna dargli i soldi per comprarsi qualche libro o per aggiornarsi, e guai a giudicare il suo operato. Anche gli insegnanti vorrebbero più soldi, ma che distanza c’è tra i loro stipendi e quelli di un metalmeccanico o di un semplice impiegato? Ognuno nella vita ha un compito, cioè una missione che si è scelto o che gli è stata affidata, e deve o dovrebbe svolgerlo con modestia e impegno, senza vantare meriti speciali, sia che serva un caffé, spazzi una strada, amministri un’azienda o inculchi conoscenza, rispetto e senso civico.
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