di Sandro Renato Garau
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Il 4 novembre terminava la Prima Guerra Mondiale. … Ungaretti mentre sta combattendo in trincea nel luglio del 1918, compone la breve poesia stigmatizzando una situazione che in 104 anni non è cambiata, anzi…
“Soldati”,
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.
Brutta situazione, stare come le foglie d’autunno. Penosissimo pensare ai Palestinesi e agli Ebrei, agli Ucraini e ai Russi. Ogniuno sul proprio albero in attesa che qualcuno lo scuota o il vento o altra raffica lo faccia cadere…
Salvatore Quasimodo nel 1947 si stupisce di quanto succede quando scrive
“Uomo del mio tempo”
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
Oggi i soldati e anche di civili sono impauriti nelle case, negli ospedali, nelle scuole. Uomini, donne e bambini colpevoli solo di essere nati! Il dolore dei poeti è lo stessa che prova l’uomo di oggi. È possibile una domanda? Avere un desiderio? Un sogno? Eccolo! Chi scriverà l’ultima poesia per informare l’uomo che le guerre sono finite e si è deciso di vivere in pace? Anche se fosse nel 2023 l’uomo starebbe meglio… e il sogno diventerebbe realtà!
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