di Sandro Renato Garau
__________________________________
Alcuni argomenti difficili da definire tornano con prepotenza alla ribalta in questa estate torrida non priva di attori che si ergono a giudici e giustificatori di fenomeni diversi. Il primo è lo stupro di gruppo di Palermo, e non erano extra comunitari. Qualcuno ha proposto la castrazione per chi ha commesso i fatti. Chi lo ha fatto ha certamente cercato visibilità e approfittato di una situazione estrema. Bisogna punire e questo è quello che in molti invocano. Se proviamo, invece, ad analizzare i fatti in una prospettiva diversa, questo episodio ci invita a riflettere sulla nostra società dove il giustizialismo e la punizione sostituisce, perché più facile, l’educazione. Qualche lustro fa nelle scuole si proponevano percorsi di educazione sessuale. Venivano chiamati ginecologhe o ginecologi per spiegare ai ragazzi e ai giovani come avveniva un atto sessuale e quali potevano essere le conseguenze. Si spiegava che si era diversi e nessuno era più forte dell’altro, nè poteva fare il prepotente. Si spiegava il rispetto che si doveva avere nei confronti delle donne in generale e tra i sessi in particolare. Le famiglie ne erano informate e spesso sostenevano questo tipo di educazione perché, assieme alla scuola, credevano in una missione che era quella di educare al rispetto per vivere in una società migliore. La castrazione, se si fa una piccola ricerca, è acclarato che è “l’inibizione farmacologica dell’apparato riproduttivo maschile o femminile, che si caratterizza per un calo della libido e del desiderio sessuale”. E poi? Quanto dura? “Secondo alcuni esperti la terapia farmacologica per la castrazione chimica non ha effetti di lunga durata e si esaurisce dopo due o tre mesi dalla sua sospensione”. Quanto può durare la vita di un giovane? L’altra domanda è: quanto dura l’educazione di un bambino/a, di un ragazzo/a, di un/a giovane, di un uomo o di una donna? Una vita! Quanto ci si educa all’incontro e alla riflessione? Molte cose si danno per scontate e non lo sono. L’alcool non è scontato, le sostanze stupefacenti non lo sono. Su questi fenomeni, prima deve vegliare la famiglia, facendo quello che può, certo; la scuola che non si può sostituire a questa, le istituzioni con le leggi. La repressione come strumento di educazione non ha mai dato risultati apprezzabili. Ha alimentato paure. Rafforzare e metter in condizioni di operare le strutture dove si fa aggregazione ed educazione è molto meglio che aumentare le frustrazioni e i posti letto nelle carceri.
Il secondo argomento è quello relativo a quanto scritto da un servitore dello stato sugli omosessuali: «Non siete normali, fatevene una ragione». Chi può giudicare chi è normale e chi no. Lo stesso Papa che tutti tirano per la giacchetta ricorda che “Essere omosessuali non è un crimine”. E che le leggi “che criminalizzano l’omosessualità sono ingiuste”. Poi nella logica dell’accoglienza e della fratellanza, sottolinea “che Dio ama tutti i suoi figli così come sono” e invita le comunità ecclesiali a sostenere e “ad accogliere le persone Lgbtq nella Chiesa”. Ma il Papa, si sa, ognuno lo tira per la tonaca a seconda dei propri interessi. Sempre nel libro il servitore dello stato, sostiene che chi non ha la pelle bianca “non rappresentano l’italianità”? riferito a Paola Egonu una delle più forti pallavoliste della nazionale italiana. Affermazioni che è molto triste leggere, perché spesso ci troviamo di fronte a persone che parlano un italiano perfetto, che sono nate in Italia e qui hanno studiato, si sono laureate e insegnano ad altri la loro scienza. Affermazioni ancor meno condivisibili in un mondo dove i nostri giovani percorrono il pianeta in lungo e in largo e condividono con neri, gialli, sudamericani, asiatici e altre etnie, le lingue che parlano molto bene e i sogni in un futuro migliore da cittadini del mondo. Quanto sarebbe bello un mondo senza passaporti.
Maliziosamente si potrebbe ripensare alle affermazioni sulla natalità relativamente alla sostenibilità del sistema previdenziale che nel prossimo futuro sarà messo a dura prova Il ministro dell’economia ha sottolineato: “Il tema della denatalità, che intendo riproporre, è fondamentale, non c’è nessuna riforma e misura previdenziale che tenga nel medio e nel lungo periodo con i numeri della denatalità che abbiamo oggi”. Si può pensare che si viva su Marte? Certo che la denatalità è un fenomeno grave e che è difficile cambiare rotta, ma quanti sono nati in Italia da emigrati e non hanno ancora la cittadinanza? Chi ci governa può solo pensare che possano essere considerati italiani ed entrino, perché titolati, nel ciclo produttivo del nostro paese rispettando la nostra Costituzione?
Un’ultima osservazione che forse ha umiliato non solo le donne, ma anche gli uomini che le hanno sempre rispettate, è quanto successo in Costa Smeralda a un buffet a fine giornata al mare. Uno degli ospiti riferendo del “buffet dei dolci a bordo piscina, ha osservato, sulla tavola imbandita una ragazza “in costume da bagno”, stesa in mezzo ai pasticcini ricoperta di cioccolato. L’ospite precisa: “. … il corpo femminile come oggetto. …Ieri sera, dopo una bella giornata in cui tante persone hanno lavorato duramente per fare passare un giorno spensierato ai tanti ospiti, rimango senza parole guardando questa scena… ma cosa significa? Cosa pensa chi lo ha ideato… di questa rappresentazione del corpo femminile?… alle mie osservazioni e disappunto mi hanno detto che era la “statua di cioccolato”. A cosa è lecito pensare? Ad una umanità umiliata e messa alla berlina da una parte di potere economico che crede di poter comprare anche la dignità della donna non di una in particolare. Che sia eccessivo… forse. Umiliante anche. L’umiliazione è una delle punizioni peggiori per chiunque. Posto che la donna sia stata consenziente, che le abbiano dato anche molti soldi… e poi? Proviamo a pensare se si fosse trattato di un uomo. I temi sono gli stessi di sempre, però in questo scorcio di fine estete non possono che farci riflettere.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Aggiungi Commento