Due pozzetti con all’interno ceramiche, carboni e ossa animali. È l’importante risultato della campagna di scavo del 2015 nella capanna 197 del villaggio nuragico Su Nuraxi. Soddisfatti Riccardo Cicilloni, direttore degli scavi, e Giacomo Paglietti, del dipartimento di storia, beni culturali e territorio dell’Università degli studi di Cagliari. «Col Cr 14 possiamo avere date più precise per arricchire la conoscenza del nuraghe, cui seguirà una pubblicazione degli studi scientifici», racconta Cicilloni. Pare che le ossa appartengano a un maialetto, utilizzato per riti sacrificali, o, come si può ipotizzare, arrosto prelibato anche per i nuragici. E Paglietti svela un altro intrigante mistero: «Possiamo ipotizzare che ci sia un antemurale non ancora identificato, più antico ed esterno all’attuale villaggio». Sono trascorsi 20 anni dal riconoscimento di quest’area archeologica come Patrimonio mondiale tutelato dall’Unesco, unico sito dell’Isola. Il maestoso nuraghe del 1300 a. C. fu scoperto nel 1951 con una campagna di scavi durata ben sei anni, grazie alla straordinaria intuizione dell’illustre archeologo baruminese Giovanni Lilliu.
Due anni fa, ad opera dell’Università degli studi di Cagliari sotto la direzione scientifica di Riccardo Cicilloni, nel monumento simbolo della protostoria sarda si è svolta un’importante campagna di scavi archeologici in collaborazione col Comune di Barumini, la Fondazione Barumini Sistema Cultura e la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio. Per festeggiare la ricorrenza, nel giorno del 103esimo anniversario della nascita di Giovanni Lilliu, cui è dedicata anche la seconda edizione di un omonimo premio, nei locali del Polo museale di Casa Zapata si sono illustrati i risultati conseguiti con la partecipazione di assegnisti di ricerca, borsisti e studenti dei corsi di beni culturali, e dottorandi di ricerca dell’Università di Granada, con cui da vari anni sono in corso collaborazioni di ambito scientifico. Chiara Pilo della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Cagliari, e per le province di Oristano, Medio Campidano, Carbonia-Iglesias, Ogliastra, sostiene che: «È molto importante dopo tanti anni estendere la ricerca sul sito caposaldo dell’archeologica nuragica. Non escludiamo che in futuro possiamo riprendere altre ricerche in collaborazione con l’Università».
Tra gli altri, ospite d’onore l’archeologa Caterina Lilliu, la quale si sofferma sulla seconda edizione del premio intitolato al padre Giovanni: «Si farà un bando entro l’anno sulle migliori tesi di laurea a livello regionale, che sono oggetto universitario, riguardante aspetti identitari sardi come archeologia, storia, cultura, tradizioni, paesaggio, campo di studio privilegiato e interesse continuo di mio padre. Una commissione di esperti composta di Attilio Mastino, Alberto Moravetti, Cecilia Lilliu, Paolo Picareddu, e altri, valuteranno le stesse». E il sindaco di Barumini Emanuele Lilliu annuncia che: «L’amministrazione comunale è fortemente intenzionata a riaprire la scuola di restauro e scavo archeologico per ospitare studenti italiani e stranieri per fare alta formazione in un centro di eccellenza nel settore didattico e scientifico». I presupposti ci sono tutti. Intanto, in attesa di un’altra campagna di scavi, la Fondazione Barumini Sistema Cultura (la maggiore azienda culturale in Sardegna con oltre 60 dipendenti), che gestisce i siti archeologici, storici, culturali e monumentali del paese della Marmilla, tra i quali la Reggia nuragica Su Nuraxi, il Polo museale di Casa Zapata con su Nuraxi ‘e Cresia, e il Centro culturale Giovanni Lilliu, si prepara a ospitare le decine migliaia di turisti italiani e stranieri che ogni anno si recano a Barumini. E quest’anno è previsto un ulteriore aumento dei turisti che sbarcano a Cagliari con le navi da crociera. A trarne beneficio sono anche gli imprenditori locali che gestiscono hotel, ristoranti e bed & breakfast.
Carlo Fadda
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