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Economia & Lavoro

Suelli: William Piseddu, dalla tradizione della vita agricola alla passione per lo stile e il design

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di Giovanni Contu
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William Piseddu da bambino

William Piseddu è un quarantenne che oggi vive in Lombardia, dove lavora e ha messo su famiglia, ma è cresciuto a Suelli, luogo in cui ha trascorso la giovinezza fino ai vent’anni e come tanti della sua generazione – e non solo della sua – ha dovuto trasferirsi dal proprio paese e dall’Isola. Questo non gli ha impedito di ricordare le proprie origini. Anzi, deliberatamente vorrebbe tramandarle per i propri figli.

Dopo la laurea in Ingegneria, ha riscoperto una propria vena artistica e oggi si dedica a un progetto tutto suo – e di forte identità sarda – nel settore delle calzature.

Raccontiamo la sua storia cominciando da dove tutto ha avuto inizio.

Com’era l’infanzia trent’anni fa a Suelli? 

«Splendida. Ho respirato la tradizione religiosa, sportiva e popolare del mio paese. Conservo ancora un ricordo perfettamente chiaro di atmosfere, immagini, emozioni che vorrei trasmettere ai miei figli. Ho vissuto le amicizie suellesi condivise nelle scuole superiori. Quella del 1978 è stata una classe formata da persone che dalla giovane, e anche adesso, sono rimaste molto unite. Non ci siamo mai persi di vista, fra coetanei e compagni di classe. Sono stati momenti indimenticabili. Le feste di San Giorgio, le amicizie sportive e le passioni comuni. I nostri giochi e le forme di intrattenimento sono state estremamente semplici: vendemmia, raccolta delle olive, delle mandorle. Giocavamo per strada. Ricordo una cosa bizzarra. Nei campi giocavamo a golf. Le nostre abitudini coincidevano perfettamente con quanto il territorio ci offriva, la campagna, la caccia, le piazzette, le strade sterrate».

Cosa è stata la famiglia in quell’epoca?

«Un punto di riferimento assoluto. Mio nonno materno Giorgio Floris e mia nonna, conosciutissimi in paese, sono stati i miei secondi genitori. Mia nonna paterna, altra figura importantissima. Ha vissuto oltre 100 anni, con una lucidità e una determinazione invidiabile.  Non ha mai ceduto alle fatiche dell’età, conducendo uno stile di vita incredibilmente lucido. Nei suoi ultimi anni ad esempio, non voleva che i figli decidessero sull’attività nei campi perché, in maniera consapevole, riteneva di essere perfettamente in grado di dare istruzioni alle persone che effettivamente coltivavano i terreni per la gestione dei cicli di rotazione della semina; una persona splendida».

Cosa ha significato per te la formazione universitaria e la conclusione del corso di studi e come mai questo cambiamento radicale nel settore lavorativo?

«La laurea è stata una tappa importante nella mia vita perché mi ha permesso di conoscere un modo diverso e vivere la dimensione cittadina, consentendomi di instaurare una rete di relazioni molto più vasta e incontrare elementi di grande diversità. Quella universitaria è stata un’esperienza molto positiva. Dopo 20 giorni dalla mia laurea ho avuto occasione di dare inizio alla mia carriera professionale nel settore delle costruzioni, con la responsabilità di un impiego all’interno di un cantiere importante. Per tre anni, con molti colleghi con cui aver a che fare continuativamente ogni giorno, dove ciascuno svolgeva il proprio ruolo, ho avuto modo di prendere consapevolezza del mio bagaglio di conoscenze, nella continuità fra studio e lavoro. Diciamo che mi sono trovato nel posto giusto e soprattutto al momento giusto. Dopo una successiva mansione nell’ambito della sicurezza, sempre nel lavoro all’interno dei cantieri, ho progressivamente realizzato che una vita di quel genere non avrebbe potuto essere l’esperienza lavorativa adatta per me. Con altre due persone ho aperto quindi una società di servizi, che poi ho lasciato prima di arrivare in Lombardia e dare inizio alla mia attività attuale».

Che consiste nella produzione di calzature su misura.

«Esatto. Tutto è nato da un desiderio, quello appunto di indossare, per il mio compleanno, un paio di scarpe costruite su misura, di qualità e che riportassero il logo della mia terra, l’immagine dei quattro mori. Nel 2017 ho voluto registrato il mio marchio, “Is Crapitas” con il quale vengono proposte sul mercato. Attualmente sono impegnato in un percorso di formazione e specializzazione presso la bottega di un maestro artigiano, Marco Zeppellini, molto conosciuto nell’ambiente. Cerco di mantenermi su uno stile casual, utilizzare la pelle di vitello e naturalmente le rifiniture a mano».

Prossimi obiettivi?

«Sicuramente quello di vedere nella mia terra, la Sardegna, l’apertura di un mio laboratorio artigiano con il marchio “Is Crapitas” dove poter coniugare concretamente tradizione e artigianato per la valorizzazione locale del Made in Italy».

RIPRODUZIONE RISERVATA
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