della dott.ssa Alice Bandino*
_____________________________________

In questi primi sette anni di rubrica “EmotiVa_Mente”, ho spesso trattato l’argomento della condivisione sociale delle emozioni come strategia di regolazione delle emozioni. Chi si occupa di prevenzione, di educazione o di formazione, conosce questa preziosa risorsa; sa che nei progetti, nei convegni, negli incontri dove son presenti dei testimoni che condividono pubblicamente la loro esperienza, che raccontano le loro emozioni, che parlano dei limiti (o al contrario di nuove opportunità), che la problematica in oggetto ha comportato nella propria vita, le testimonianze sono un valore aggiunto; si tratta di testimoni diretti o indiretti, che condividono le paure (ma anche le gioie) in una sorta di catarsi, atta a scaricare le pressione accumulata per poter riequilibrare il proprio benessere (Kovecses, 1990), creando nella platea maggiore consapevolezza sulla problematica in oggetto, suscitando empatia tra le parti.
Questo effetto di sollievo va ad esaurirsi alla fine della condivisione sociale (fino alla condivisione successiva), ma questo meccanismo porta comunque un doppio beneficio: la condivisione sociale regola il riequilibrio delle emozioni in chi parla e in chi ascolta.
Pensiamoci: il fatto stesso di essere li per raccontarsi e per raccontare la propria esperienza, significa esserci, significa poter testimoniare e quindi essere di esempio, trasmettere speranza, sensibilizzare e dunque infondere motivazione in chi ascolta/apprende la condivisione.
Appurato scientificamente che eventi stressanti causano intensi vissuti negativi (con emozioni annesse), ecco che sorge nell’individuo la necessità di essere confortato e rassicurato (Bowlby_1969); improvvisamente e a volte inaspettatamente, un evento sconvolge i nostri piani, i nostri obiettivi di vita, scardinando certezze e aspettative, rimescolando le carte della nostra vita per poi dare un valore diverso ai bisogni, alle nostre priorità, all’essenzialità delle cose e delle relazioni. Il “mondo moderno” ci ha ormai confermato che bruscamente possono cambiare gli equilibri di tutto l’universo; abbiamo sperimentato il confinamento obbligatorio; la maggior parte di noi è sopravvissuta a questi forti stress senza particolari conseguenze, qualcuno ha avuto necessità di un sostegno psicologico professionale per farvi fronte, altri ancora hanno sviluppato delle psicopatologie per cui è necessario un supporto psicoterapico, come succederà col Bonus per la psicoterapia istituito dal Governo, che ha messo a disposizione un totale di 10 milioni di euro come rimborso ai richiedenti il Bonus (molto meno dei 52 milioni di euro senza isee del bonus terme) e che sarà valutato in base all’Isee, fino a un massimo di 600 euro a paziente; un piccolo, ma primo passo irrinunciabile per sostenere i veri vulnerabili, per far fronte alle tante situazioni disfunzionali, correlate allo stress pandemico.
La Pandemia ha stravolto tutti, in particolare chi ha vissuto esperienze più intense e traumatiche; chi ha subito sconvolgimenti permanenti anche a medio-lungo termine e non solo nel quotidiano; chi ha messo in discussione le proprie aspettative, sé stesso, il proprio mondo e gli altri è lacerato alla base della propria sicurezza personale. Diffidenza, scarsa fiducia nel prossimo, nel buon senso e nelle scelte politiche; dopo due anni di zone colorate e limitazioni, chi è riuscito a restare mentalmente stabile aveva già vinto; stavamo entrando nelle fase di Ripresa e Resilienza, consapevoli che ci sarebbe stato da rimboccarsi le maniche e invece nel giro di due settimane abbiamo conosciuto gli effetti indiretti di una Guerra non troppo lontana da noi, gli aumenti del carburante, la paralisi degli autotrasportatori (che ha riguardato in un modo in un altro tutti), l’aumento dei prezzi; il destino del mondo in mano a un uomo solo non ci sta facendo dormire sonni tranquilli, stavamo ripristinando la significatività di questo nuovo mondo; avevamo capito la necessità di co-progettare per il bene di tutti e invece siamo stati travolti da egoismi, dissidi e alleanze strategiche, esattamente nel momento meno adatto, quando eravamo più deboli, quando ci stavamo rialzando. Niente in confronto a chi dall’oggi al domani ha dovuto abbandonare casa e vita per scappare dalla follia del nemico, chi ha perso tutto e non ha più niente; niente in confronto a chi dall’oggi al domani è passato dalla leggerezza dei Social all’imbracciare un fucile per difendere la propria Patria; tutto ciò ha disorientato dapprima i Governi che inspiegabilmente hanno provato a pretendere la pace con le restrizioni a un Paese intero, quasi che il nemico non fosse Putin ma tutta la sua Nazione, popolo che probabilmente (al netto della propaganda) vorrebbero vivere in pace come noi, semplicemente non hanno un buon Leader e non si rendono conto del perché il Mondo ce l’abbia con loro, motivo per cui è facile fomentare altro odio e incomprensione. Come finirà questa invasione bellica? Noi ne usciremo indenni? E quanto questa guerra paventata e temuta agisce sulle nostre paure? E sulle paure dei più fragili? Immagini di guerra affiancano quelle dei ricordi della prima ondata di Covid-19; i carri armati di Bergamo lenti e austeri sfilavano per trasportare le bare in eccesso in altri siti; le immagini che vediamo oggi ci parlano di carri armati e missili diretti contro edifici con ben in vista la parola дітей (=bambini).
La Guerra fa male, la guerra distrugge e questa è la testimonianza più forte che dobbiamo diffondere; non possiamo crearci nessuna nuova normalità se non capiamo o non condividiamo il dolore di un popolo “schiacciato”, umiliato, perseguitato in casa propria. Contro le fake news, contro ogni giustificazione filosofica, di geopolitica, strategica o culturale, di vero c’è il dolore del popolo, dei rifugiati, delle migliaia di persone traumatizzate; di vero ci son le morti, il tentativo di distruggere il nemico annientando generazioni di bambini e ragazzi bombardati, deportati, inviati al fronte, senza competenze, armati dalle altre Nazioni, orfani in balìa del destino, bambini che rischiano di essere rapiti e di diventare vittime prescelte per i trafficanti d’organi o per il mercato e lo sfruttamento sessuale minorile; è frequente l’arrivo degli sciacalli, pronti ad approfittarsi delle conseguenze della stupidità umana.
La condivisione sociale è un’arma potente e non letale per la popolazione civile, quella inerme che paga le decisioni dei propri rappresentanti; ascoltiamo le testimonianze, non precludiamoci la conoscenza; non lasciamoci manipolare dalla confusione, la confusione viene creata proprio per contrapporre le persone, per coprire la realtà. Insinuare complotti o giustificazioni, ci rassicura, perché ci illude che “non può esistere nel 2022 un tiranno così indisturbato, così libero di attaccare impunemente uno Stato a lui inviso”. Invece è possibile anche oggi nel 2022, probabilmente non si arriverà a una Guerra Mondiale sul modello delle prime due, ora abbiamo Internet, il servizio obbligatorio è stato abolito da decenni e la maggior parte dei giovani non sa cos’è un pantalone alla zuava, perché fino a ieri era sufficiente fermarsi al risvoltino. Ecco, nessuno ci sta chiamando alle armi, ma abbiamo il dovere sociale di conoscere, di aggiornarci e di non chiudere gli occhi; noi non siamo in guerra e viviamo nelle nostre comode case, pensavamo di non essere stati derubati della nostra libertà per qualche mese, siamo sopravvissuti invece: ascoltiamo invece le testimonianze di chi ha perso tutto, per prendere esempio da chi fugge per restare in vita.
*psicologa
Tel. 347 1814992
Aggiungi Commento