di Sandro Renato Garau
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Ieri è stata una giornata speciale per alcuni motivi. Si potrebbe dire sorprendente vista l’eco mondiale che alcune notizie hanno avuto e la violenza con la quale sono entrate nelle nostre case.
Non è stata certo educativa verso le nuove generazioni e neanche nei confronti di quanti, uomini e donne fanno quotidianamente il proprio dovere in silenzio e credono in un mondo e in comunità nelle quali ci si possa guardare in faccia ed essere considerati uomini e donne della stessa razza. Quella umana. La testimonianza data da almeno due episodi, non è stata all’altezza di un genere umano che vuole vivere in pace. E tanto meno di chi ha sempre creduto nel rispetto in osservanza di quei principi che decine e decine di persone hanno portato avanti e per i quali hanno dato la vita e la danno ancora. La morte del buonsenso e del rispetto è stata annunciata. L’arma è stata quella dell’umiliazione della persona che si aveva di fronte, avversario politico, uomo o donna di altro colore, profugo, disabile o anziano? Va bene tutto!
Pare non esista più il tentativo di capire, il ragionamento, la ricerca di una soluzione comune ai problemi che la società ci sottopone. Non esiste più la mediazione. Vedere un uomo forte accanirsi contro uno più debole è sempre una scena avvilente. Difficile capire il cinismo e la tracotanza, unita all’arroganza di alcuni che dicono di essere i padroni del mondo. Ma di quale mondo? E sino a quando? Non è il caso di scomodare la Bibbia per capire. Che sia una rappresentazione teatrale? Del macabro non abbiamo bisogno. A volte, ripensando ai trascorsi universitari, pare ancora molto valida la distinzione che uno studioso faceva quando parlava di struttura e sovrastruttura. La struttura la riconosceva nell’economia, nelle forze produttive (uomini, mezzi e modi), con quelli giuridici di proprietà. Necessari, indispensabili quando usati per il bene delle comunità. La sovrastruttura, invece, la riconosceva nell’ideologia che guida una società, il diritto, la filosofia, la politica, l’etica, l’arte, la religione, ecc. L’equilibrio è la mediazione tra queste due forze che usate con equilibrio diventano impegno per una pacifica convivenza.
L’altro episodio che può aiutare a riflettere è vedere uno della specie umana ricco mortificarcene uno povero. Degradante. Se accenniamo alla ricchezza materiale, chi non vorrebbe essere ricco? I più vorrebbero esserlo; è falso che chi è povero non aspira a migliorare la sua condizione. Purtroppo la vita, il luogo di nascita, il gruppo sociale dal quale si proviene, a volte, non lo hanno permesso. In qualche caso quella della povertà è anche una scelta coraggiosa, consapevole e serena che sfocia nella condivisione di ciò che si ha. Solo chi non vuole consapevolmente vedere non vede.
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