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Attualità

Tra cielo&mare

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di Antonio Obinu
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Costantino Giorgio

Le cose più belle non stanno né in cielo né in terra! Una affermazione abusata in diverse occasioni, ma che invece potrebbe riassumere le scelte di vita fatte da Costantino Giorgio, romano di nascita e sardo di adozione, innamorato di questa terra e soprattutto del suo mare. Con lui ho parlato in relazione alle tematiche della nautica in Sardegna, un settore che non sempre sfrutta per intero le proprie potenzialità.

Quali motivazioni ti hanno spinto a “lasciare” Roma per trasferirti in Sardegna?

«Arrivo in Sardegna circa trent’anni fa per motivi di lavoro, impiegato come assistente di volo per una compagnia aerea. Inizialmente prendo casa a Olbia, dopo qualche anno ottengo un avanzamento di carriera e mi trasferisco a Cagliari. Il trasloco include anche la mia barca vela: il mare per me è sempre stato il luogo ideale dove rifugiarmi nel tempo libero. Il nuovo incarico di responsabile di cabina mi gratificava sia dal punto di vista lavorativo che economico, però non si conciliava con la mia idea di vivere la vita: una sensazione di libertà che solo il mare riesce ad appagare».

Lavori ancora per quella compagnia?

«No. All’età di quarantasei anni ho deciso di rimettermi in gioco; avrei avuto diverse possibilità all’estero, ma non era quello che volevo fare. Mi sono preso un periodo di riposo, coltivando il sogno di vivere il mare. Ho venduto la vecchia barca per poi acquistare quella che possiedo attualmente: un cabinato a vela di 13 metri, lo Starlight III. Inizio così una nuova avventura, assaporare quelle sensazioni che ti da vivere a contatto con la natura».

Attualmente di cosa ti occupi?

«Ho fondato l’associazione Il Colore del Mare, il cui scopo è quello di promuovere un turismo eco-sostenibile a basso impatto ambientale: navigare spinti dalla sola forza del vento, conoscere il mare in maniera diversa e “meno frenetica di una semplice gita in barca”. Allo scopo ho conseguito il titolo di istruttore di vela d’altura che mi permette di gestire al meglio il progetto, organizzando le uscite anche al di fuori del periodo estivo».

Qual è stata la navigazione più lunga che hai affrontato?

«Appena lasciato il lavoro, in compagnia di un amico abbiamo circumnavigato le isole Egadi per poi dirigerci verso Pantelleria (“un’isola bellissima con i sapori dell’Africa”) e Lampedusa che conoscevo già per averci alloggiato quando lavoravo con la compagnia aerea. Dormivamo in un albergo che stava di fronte a una baia dove spesso era ormeggiata una barca a vela; pensavo: “un giorno verrò anch’io qui con la mia barca”. Così è stato, spesso i sogni si avverano. Il viaggio proseguì per Linosa, “terra di gente straordinaria”, e dopo circa quattro mesi tornammo a Cagliari».

Navigare per diversi giorni comporta delle difficoltà, puoi descriverne alcune?

Rispettate tutte le dotazioni di bordo, dobbiamo sempre prestare attenzione alle condizioni meteo e in questo l’esperienza aiuta a cogliere alcune sfumature del vento o del mare che fanno intuire in anticipo certe situazioni».

Un aneddoto particolare da raccontare?

«Sicuramente l’incontro con le balene e con i delfini; ogni volta è sempre una emozione incredibile»

Come vedi il settore nautico in Sardegna?

«È sicuramente un settore con grosse potenzialità che non sempre vengono sfruttate. La barca, vela o motore, viene spesso vista come “esclusiva pertinenza di chi ha soldi” ma questo è vero solo in parte perché ci sono tantissime persone che hanno scelto di vivere in barca, facendone di fatto la propria casa. Altro aspetto su cui lavorare sono i punti d’approdo. Siamo in un’isola e quindi dovrebbe essere garantito un maggior numero di porti: associato ad un porto c’è sempre una zona di rimessaggio per la manutenzione e/o la sosta invernale, quindi la possibilità di garantire nuovi posti di lavoro. La Coppa America è una grossa possibilità in tal senso per Cagliari; i principali team si stanno trasferendo in città, con un ritorno non solo dal punto di vista sportivo. Un evento di importanza mondiale che richiama centinaia di addetti al lavoro, giornalisti e tifosi ai quali occorre garantire una accoglienza all’altezza della situazione. Diversi skipper di mia conoscenza stanno già ricevendo le prenotazioni per i giorni delle regate. La manifestazione potrebbe fungere da trampolino di lancio per tutta una serie di attività legate al mare, fare quasi da traino ad una economia che non sempre sfrutta appieno le proprie peculiarità».

RIPRODUZIONE RISERVATA
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