RIFLESSIONI SANGAVINESI

Tra il dire e il fare c’è di mezzo facebook

San Gavino. Municipio (foto Fernanda Pinna)
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di Lorenzo Argiolas
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Lorenzo Argiolas

Si sa, i social network, per molti di noi sono diventati uno strumento quotidiano con cui facciamo i conti più volte al giorno. Un mezzo che ci consente innanzitutto di comunicare così come di condividere informazioni e informare.
Sono in pochi coloro che rimangono fuori da questa “gabbia”. Lo dico con una certa invidia, perché mi rendo conto che, oggi, non bazzicare sui social significhi in un certo qual modo “rimanere fuori” e non essere costantemente aggiornati, ma dà anche un certo senso di libertà, lontano da quella intossicazione ed esacerbazione degli animi che leggo spesso sulle bacheche virtuali.
A questo proposito ribadisco, a costo di passare per monotono, l’assenza di un canale social istituzionale del comune di San Gavino. Questo fa sì che gli utenti social sangavinesi debbano barcamenarsi tra le pubblicazioni di pagine private e i profili social degli amministratori, senza mai avere una risposta univoca e precisa alle questioni del paese.

Come ho sempre detto, soprattutto dalle pagine della “Gazzetta”, oggi i social rappresentano un mezzo di interazione immediato e talvolta il dialogo tra amministratori, esponenti politici e cittadini avviene proprio lì. Ma nonostante ciò continuo a preferire le pagine di un giornale autorevole per esternare le proprie opinioni, oppure un dialogo franco a tu per tu, scevro da fraintendimenti, quando possibile.
I social hanno distratto e investito di un’aura di onnipotenza, in tanti che, dal proprio profilo lanciano strali ed invettive dando lezioni a destra e a manca. Capita spesso di imbattersi in post sensazionalisti che vanno a denunciare “Voci di corridoio mi riferiscono che …” e terminano quasi sempre con “Chiedo a chi di dovere di attivarsi”. Denunce ridicole che, il più delle volte sarebbero risolvibili, attraverso delle segnalazioni agli uffici di competenza, ma forse si è persa quest’abitudine a causa della scarsa fiducia o della smania di apparire solerti e attenti. Poi c’è chi utilizza i social, che sono quasi come una pubblica piazza, per discutere di servizi sociali, di questioni delicate che andrebbero trattate in ben altri luoghi. Lontani dal sensazionalismo e con serietà. C’è chi pubblica le foto di piazze sporche e chi, di contrasto, le pubblica pulite, talvolta facendo passare per straordinari dei semplici lavori di manutenzione ordinaria. Ma a me pare quasi che in fondo non ci sia la volontà di risolvere, o vedere risolto, questo o quel problema. C’è, piuttosto, l’esigenza di esprimere i propri giudizi e/o ribadire cosa è giusto (spesso ovvietà) e cosa è sbagliato o, ancora, dimostrare la propria sensibilità e la propria capacità ad attivarsi. Tutto al fine di raccogliere consensi. Questa mi pare sia diventata la vita pubblica e politica in generale e in particolare a San Gavino, una competizione in cui arriva primo chi raccoglie più “mi piace”. E a questa competizione partecipano amministratori, esponenti politici e comuni cittadini, senza distinzione di schieramento (laddove ci sono ancora schieramenti). Nel mentre il paese si trova in uno stato di inerzia, ma tanto siamo tutti dietro lo schermo di un computer o incollati allo smartphone a discutere su facebook.

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