di Sandro Renato Garau
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Il frastuono provocato dalla della Via Crucis, svoltasi al Colosseo venerdì Santo, potrebbe essere considerata una questione che riguarda solo i cattolici. Non è così nella sostanza. La forma può essere manipolata usata a seconda di chi ne parla o scrive. Il sentimento e la condivisione no! Chi ha sentito parlare di vangeli e di storia della Chiesa, sa che spesso il messaggio di Gesù è stato distorto, utilizzato e strumentalizzato in ogni epoca. Venerdì Irina e Albina, due giovani, una Ucraina e l’altra Russa, sono state invitate a portare la croce durante la Via Crucis a Colosseo. Dovevano testimoniare che la pace tra due popoli in guerra è possibile. Abbracciate alla croce, esibendo uno sguardo dolce, di comprensione, di paura, e soprattutto di speranza hanno percorso la strada sino alla 14^ stazione, in silenzio, implorando con il loro atteggiamento la pace. Il silenzio, scelto in sostituzione del discorso scritto, ha messo a tacere tutte le voci contrarie al fatto che due abbracciassero insieme la croce.
Soprattutto quelle voci che ritenevano di essere autorevoli e legittime, come quella di qualche dirigente e qualche alto prelato ucraino in dissenso con la scelta del Vaticano che pretendevano che la croce non fosse portata assieme da una donna russa e una ucraina. Ironia della sorte la croce è strumento di morte per eccellenza. Per i cristiani l’albero della salvezza.
Fra Giuseppe Giunti in un suo commento: “…Nel rispetto del dolore di chi in questa guerra sta perdendo affetti e luoghi di vita, non posso che piangere su queste scelte anti evangeliche, ispirate – e lo capisco senza scusarlo – dal nazionalismo. Quando la propria appartenenza etnica è più importante della fede; quando la “religione” si sposa con la Patria; … D’altra parte Gesù per aver insegnato un Evangelo libero dal potere politico e religioso è finito in croce. Ma da lì è risorto. La Pasqua è più viva e più forte di ogni limite umano”.
Mentre il vecchio Papa ha invocato il Signore, “porta gli avversari a stringersi la mano, disarma la mano del fratello alzata contro il fratello” e fa’ che “gustino la concordia”.
L’istantanea che Irina e Albina hanno lasciato Venerdì Santo è stata quella di un mondo che può parlare d’amore. Lo sguardo pulito, cristallino dell’incontro, della concordia. Se non sarà così… siamo condannati a fare i “figli di Caino”.
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