Senorbì, il Comune più popoloso nella Trexenta, zona nel suo complesso considerata svantaggiata per evidenti ragioni geografiche e morfologiche, vive clamorosamente da tempo una contraddizione rispetto ai tanti paesi vicini, le cui zone agricole spesso si confondono.
Questa incongruenza è causata da un singolare deficit di tutela che quantomeno rende disomogenea un’area dove la vita economica e sociale si basa sull’erogazione di servizi e sull’attività agropastorale.
Stessa sorte vive oggi il Comune di Ortacesus, paese più piccolo a quattro minuti di strada da Senorbi.
Per capirci, carte topografiche alla mano, il centro di un territorio più vasto – svantaggiato – non è considerato tale. Ma ciò che stupisce ancor di più, le due frazioni di Senorbi, Arixi e Sisini, inglobate fisicamente nel territorio, non possono riconoscersi nelle stesse condizioni e nello stesso contesto a cui appartengono pur facendone parte sotto tutti i punti di vista.

«Il raggiungimento di un status omogeneo sarebbe una riscossa per il nostro territorio; siamo assolutamente determinati per ripristinare pari opportunità», afferma il sindaco di Senorbì Alessandro Pireddu.
Complicato? Non proprio; è di fatto la situazione sotto gli occhi di tutti che emerge in questa lacuna. Sarebbe assurdo pensare che gli allevamenti e le coltivazioni cerealicole in agro senorbiese – in terreni sebbene irrigui, prevalentemente collinari, talvolta rocciosi se non impervi come lo sono tutti quelli dell’intera zona – abbiano ragionevolmente un valore aggiunto superiore rispetto a parametri che potrebbero rivelarsi astratti e avulsi dalla realtà attuale.
In che cosa consisterebbe la condizione di zona svantaggiata?
Parametri specifici nel punteggio e dunque maggiori possibilità che, per le aziende agricole sane, consentirebbero la possibilità di competere alla pari con altre imprese nelle graduatorie stabilite per l’erogazione di agevolazioni destinate, per esempio, al settore giovanile o in previsione indennità compensative ovvero acquisto di beni strumentali. Insomma, la struttura portante di un territorio tutelato nel cui centro, questa tutela non è riconosciuta; una questione per la quale sembrerebbe che non sia ancora detta l’ultima parola. (red.)
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