di Mauro Marino
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La sviluppo del porto di Trieste parte nell’anno 1719 quando Carlo VI emana l’editto che dichiara Trieste zona franca. La casa d’Asburgo che all’epoca governava questo lembo dell’Adriatico aveva compreso che la propria espansione economica necessitava di relazioni commerciali più intense che potevano avvenire in modo più agevole ed efficace per via marittima. Ottiene questo straordinario risultato per via fiscale, attraendo persone e capitali, costruendo moli, banchine, magazzini e ingolosendo nuove imprese dedite alla navigazione, costruzione e riparazione delle navi, all’intermediazione commerciale, ai servizi assicurativi e bancari a supporto delle attività commerciali e del trasporto marittimo.
La particolarità di Trieste all’epoca è che non soltanto diventa porto franco ma anche zona franca. In pratica non solo le merci godono di esenzioni fiscali ma anche, per esempio, società che investono nell’edilizia, nei trasporti, nelle assicurazioni. Nascono in quel tempo aziende come il Lloyd Austriaco, le Assicurazioni Generali, l’Arsenale Lloyd, la Riunione Adriatica di Sicurtà che diventeranno ben presto dei colossi a livello internazionale. Questo sviluppo quasi forsennato del porto si concluse, in pratica, con la fine della Prima Guerra Mondiale che rappresentò quasi uno spartiacque tra un periodo molto florido ed uno molto difficile. Nel 1925 e nel 1928 vennero confermate alcune autonomie di cui il porto aveva già goduto nel periodo austriaco ma solamente all’interno del porto e limitatamente alle merci e l’atteso riavvio dei commerci stentò a decollare. Un altro momento florido per il porto triestino fu rappresentato dal Governo Militare Alleato GMA che dopo la Seconda Guerra Mondiale si insediò fino al 1954. In quegli anni ci fu un abbondante iniezione di risorse finanziarie dovute al piano Marshal americano che iniettò moltissimi dollari che però non dette i risultati sperati. Il periodo di stasi coincise con gli anni Sessanta e risorse con la costruzione dell’Oleodotto Transalpino che in pratica è un’enorme conduttura che con un percorso quasi completamente interrato collega il porto di Trieste all’Europa Centrale. Con una media di 37 milioni di tonnellate di greggio scaricate ogni anno, rappresenta oltre il 70% dei traffici totali del porto facendolo diventare dal 2020 il principale porto italiano.
Primi cinque principali porti commerciali italiani per totali di merci espresso in migliaia di tonnellate annue nell’anno 2023.
- Trieste 997.445
- Genova 759.195
- Livorno 715.346
- Cagliari- Sarroch 701.792
- Gioia Tauro 122.760
Questo eccellente risultato è stato raggiunto come sopra evidenziato principalmente con il petrolio ma contemporaneamente si investì a partire da metà degli anni Settanta su un nuovo prodotto (container) che nel nord Europa era già conosciuto ma che lo scalo giuliano intraprese prima di altri porti italiani. Avendo la disponibilità del molo VII lungo oltre 700 metri e largo oltre 200 il traffico di TEU (unità di misura convenzionale per indicare i container di sei metri) si è notevolmente incrementato.
Traffico TEU in Italia nel 2023
- Gioia Tauro 600.000 TEU
- Genova 500.000 TEU
- La Spezia 300.000 TEU
- Trieste 000 TEU
- Livorno 000 TEU
Già quest’anno il porto di Trieste ha accolto la più grande nave mai arrivata nel capoluogo regionale, la Nicola Mastro della MSC che con i suoi 399 metri di lunghezza, 61 di larghezza, una capacità di 24.116 TEU e una stazza di 236.078 tonnellate è una delle più grandi portacontainer del mondo. Esiste, inoltre, un progetto già approvato ed assegnato ad una ditta Friulana per aumentare ulteriormente la lunghezza del molo VII di quasi 100 metri e 140 di larghezza che permetteranno al grande molo triestino di raggiungere una lunghezza di oltre 850 metri e una larghezza di 350 che permetterà di ormeggiare simultaneamente due grandi navi di cui una di una con una capacità di oltre 19.000 TEU. Infine, è già stato finanziato il progetto di costruzione del molo VIII i cui lavori dovrebbero partire nel 2025 per concludersi nel 2030 con l’obiettivo di costruire il terminal più moderno e sostenibile di tutto l’adriatico.
Insieme allo sviluppo della rete ferroviaria ottimi sono anche i dati del comparto Ro-Ro (traghetti commerciali) che con oltre 320.000 unità transitate rappresentano un record storico nonché un’eccellenza in chiave di sostenibilità ambientale in quanto ogni anno decine di migliaia di camion vengono tolti dalla strada grazie all’autostrada del mare che collega Trieste alla Turchia.
L’ultimo importantissimo aspetto da implementare è la valorizzazione del porto dal punto di vista turistico dove Trieste non compare nemmeno nelle prime quindici posizioni italiane. Ma anche in questo settore si stanno progressivamente aumentando le performance degli anni scorsi se solo si pensa che una ventina d’anni fa nessuna nave passeggeri ormeggiava lungo le rive triestine. Sfruttando anche i problemi di Venezia che non consentono l’abnorme passaggio di grandi navi in aree da preservare, ha offerto a tutti i principali armatori ottime opportunità che hanno coinciso col boom del turismo a Trieste che ha raggiunto nel 2023 il numero di quasi 500.000 passeggeri in transito.
Né la pandemia né la guerra in Ucraina ha fermato lo sviluppo del porto triestino perché esso si è diversificato e non dipende come in passato solo dal petrolio ma, soprattutto sotto la guida illuminata di Zeno D’Agostino presidente dell’autorità portuale per quasi un decennio, fornisce un sistema articolato di offerta che comprende la logistica con interporti e la ferrovia, una piattaforma industriale dotata di punti franchi, un hub energetico e connessioni digitali. Multi settorialità e complessità sono i veri punti di valore di un sistema flessibile che si può adattare ad eventuali shock economici e può percorrere vie di crescita inesplorate. Passeggiare per le rive di Trieste e vedere ormeggiate grandi navi bianche della MCS, della Costa Crociere, della Tui Cruises, della Silver Sea ed altre è un piacere per gli occhi e motivo di orgoglio pensando che il porto triestino è ritornato, finalmente, ai fasti che aveva due secoli fa.
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