Le “Tzie” dell’artista della ceramica Ugo Serpi, di Pabillonis, sono attualmente in mostra ad Oristano nello spazio Marte in Via Cagliari ad Oristano presso Meloni Arredamenti Srl. Il suo impegno nella ceramica dura da una vita. Dopo aver terminato gli studi oristanesi nell’Istituto Statale d’Arte “Contini”, fonda, assieme ad altri ceramisti, la Cooperativa Maestri d’Arte a cui viene in seguito affidata la gestione del centro pilota dell’Isola di Oristano, diventando nel tempo un preciso punto di riferimento della ceramica artistica dell’intera isola. Nella Cooperativa Maestri d’Arte, svolge un lavoro che dura oltre vent’anni ricoprendo negli ultimi tempi il ruolo di presidente.
Il suo impegno è sempre rivolto alla ricerca di nuove forme, di diversi volumi, di interpretazioni attuali della millenaria cultura sarda. La sua passione è la ceramica. Dedica molto tempo allo studio del colore da applicare alle ceramiche e rivolge una sublime attenzione ai più piccoli dettagli. Le “Tzie” sono delle creazioni artistiche che rappresentano la donna sarda arcaica nel vestire, fiera nel portamento ma moderna nel linguaggio e nel proporsi. Le vesti che ricoprono le “Tzie” sono lavorate minuziosamente, direi cesellate, curate in ogni minimo dettaglio. Gli scialli appaiono lisci, altri invece sono realizzati con l’aiuto di tessuti quali cotone, spugna o juta, conferendo una particolare forma alla ceramica. Gli smalti, sia lucidi che opachi, sono dispiegati con eccellente maestria. A volte le “Tzie” sono bicromatiche, altre con svariati colori ed altre ancora invece sono monocromatiche. Rappresentate con i più svariati colori, dal nero al verde scuro, dal rosso al color mattone, dal bordeaux all’arancione, dal grigio al celeste. Stesi in modo uniforme o con sfumature o con giochi di colore. Anche la dimensione di una “Tzia” è importante visto che alcune sono esili, altre basse, altre sono giunoniche, oppure sono alte ma tutte risultano eleganti e dal portamento austero, tipico della fierezza della donna sarda. I loro volti inespressi, che ricordano quelli del Modigliani, incastonati nei fazzoletti, o negli scialli, ti catturano e ti trasportano in una Sardegna arcaica, ma ancora presente. Pur non essendo visi effigiati con bocca, occhi, naso e zigomi, risultano invece non solo espressivi ma pure narranti. Le sue “Tzie” ti lasciano senza fiato. Ti catturano immediatamente l’attenzione. Sei attratto dalla linearità della figura, dalla bellezza del costume sardo effigiato, dalla semplicità del fazzoletto, del velo, della benda, del manto che ricopre i capelli per poi scivolare lungo i fianchi, dall’austerità con cui si pone coi vestiti gonfi dalla vita in giù. Sembra che esse ti parlino. Per realizzarle occorrono due passaggi nei forni ed una attenzione del particolare degna di nota e soprattutto uno studio a monte dell’antico vestito sardo. Ogni Tzia è un’opera d’arte a se stante, mai identica una all’altra e tutte hanno un nome, come se fossero delle vere persone. Il maestro ceramista Ugo Serpi, con le sue “Tzie” ci ha mostrato il suo modo di rappresentare le figure femminili traendo sicuramente dai ricordi dell’infanzia, rivisitandoli in chiave attuale, per presentarci la collezione le “Tzie” da cui non si può che restare magneticamente attratti, in quanto non sono solo delle vere sculture in ceramica ma sono proprio un’opera d’arte.
Lorenzo Di Biase
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