Dallo scorso maggio presso l’edificio del signor Ugo Pani, sito nell’agro di Lunamatrona ai confini con il comune di Villamar, sono ospiti tredici cittadini di origine africana. A gestire la struttura vi è la cooperativa “Angeli Bianchi” che si occupa, oltre che del vitto e dell’alloggio per i ragazzi, di portare avanti le mansioni sociali (fra queste insegnamento della lingua italiana) e tutte le pratiche burocratiche di natura sanitaria e legislativa. Al fine di studiare possibili strategie per l’integrazione nel territorio di questi ragazzi, l’amministrazione comunale di Lunamatrona, circa un mese fa, ha pubblicato un bando per sviluppare nuove idee. La cooperativa “Angeli Bianchi” ha colto l’opportunità è ha presentato un progetto, denominato “Lunamatrona accoglie”, che è stato finanziato con 5.000 euro; tale somma è stata assegnata da una OICS, un organismo internazionale che ha fra le sue missioni anche quella di incentivare attività che stimolino la cooperazione e l’integrazione fra i diversi popoli. Lo scorso 30 gennaio, intanto, l’amministrazione comunale, presso la sala consiliare e dinanzi a una buona cornice di pubblico, ha presentato il progetto alla popolazione.
Il sindaco Alessandro Merici, durante l’assemblea, ha sottolineato diversi aspetti, così riassunti: «Viviamo in un’epoca dove qualcosa sta cambiando, non possiamo far finta di non vedere: dopo secoli che a emigrare sono stati gli italiani, assistiamo ora a un fenomeno inverso mai abbiamo conosciuto prima d’ora». Ancora: «Lunamatrona, storicamente, si è sempre fatta apprezzare per l’aiuto verso il prossimo: alcuni nostri concittadini, dopo la loro morte, si sono distinti per aver lasciato i propri beni in eredità alla comunità». E infine: «Siamo da sempre una comunità accogliente e nel paese vi sono casi di persone non comunitarie che da anni vi abitano e che si sono perfettamente integrate».
A illustrare il progetto è stato Carlo Porcu, responsabile della cooperativa “Angeli Bianchi”: «Ringrazio l’amministrazione comunale per la sensibilità mostrata verso la questione dell’accoglienza che, come ben sappiamo, è un tema che crea spaccature fra la popolazione. Il progetto, in linea di massima, prevede che i ragazzi si prendano cura di un’area verde del paese che sorge in località Sa Turritta per i prossimi due mesi. L’augurio è che, grazie a questa attività, i ragazzi abbiano maggiore occasione per socializzare con le persone del paese».
Il pubblico ha partecipato attivamente all’assemblea con diverse domande e considerazioni, fra queste: conoscere il nome e la provenienza dei ragazzi, capire quale fosse la loro giornata tipo nella struttura e quali le problematiche riscontrate da quando sono in Sardegna e, infine, apportare suggerimenti possibili per future strategie d’integrazione. Fra gli interventi non sono passate inosservate alcune critiche mosse ai dirigenti della cooperativa che, nel loro modo di presentare il progetto, avrebbero fatto passare il messaggio di considerarsi dei “benefattori” anziché “normali lavoratori”. Sulla questione lo stesso Carlo Porcu ha tenuto a precisare: «Non ci riteniamo dei benefattori, lavoriamo per la sfera sociale è vero, ma siamo principalmente una realtà economica nella quale vi lavorano degli operatori professionisti del settore e, al contempo, che svolge un’attività utile per la società; né più e né meno di un’impresa edile che costruisce un ponte di cui potranno usufruirne le persone. Facciamo con cuore, passione e non senza difficoltà. La nostra cooperativa, non come altre poco trasparenti (quelle di Mafia Capitale ndr) e fortunatamente come tante esistenti, ha sempre lavorato e continua a farlo in maniera cristallina. Al di là del progetto che abbiamo presentato, si sappia che nella struttura che gestiamo per ogni immigrato riceviamo dallo Stato una quota giornaliera di 35 euro al giorno, somma dalla quale va sottratta l’Iva e la quota parte di circa 2/3 euro che viene data quotidianamente ai ragazzi. Tolti questi costi fissi, abbiamo una rimanenza totale di circa 16 euro al giorno per ragazzo per un totale di 7 mila euro mensili: con questa somma dobbiamo essere bravi ogni mese a pagare i tre dipendenti della struttura e gestirne il vitto e l’alloggio».
Il sindaco, infine, ha spiegato che, qualora verranno a crearsi le condizioni, il Comune potrebbe essere inserito nell’elenco degli “SPRAR”: tale “accreditamento” permetterebbe all’amministrazione comunale di avere maggiori margini di operatività su iniziative simili a questa e non dipendere, com’è avvenuto per il progetto “Lunamatrona accoglie”, dalla prefettura territoriale. Se così sarà si avrebbe l’opportunità di lavorare su pochi ragazzi, uno o al massimo due, e quindi agevolare le condizioni per favorire l’integrazione nella comunità.
Simone Muscas
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