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Vaccini: i richiami del passato per vivere il presente

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di Francesco Diana
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Fra le attuali manifestazioni dei “no vax” e le contestazioni nei confronti del “Green pass”, di fatto reso obbligatorio in determinati settori della vita pubblica nella speranza di giungere quanto prima all’auspicata “immunità di gregge”, il cittadino comune è quotidianamente bombardato da notizie di segno opposto secondo la fonte, che in qualche caso generano profondo turbamento per l’incapacità di discernere su quali teorie scientifiche basare le proprie decisioni. Ovviamente ci riferiamo all’attuale pandemia generata dal Covid che, con le sue continue varianti, non accenna a significative attenuazioni della propria virulenza.  Tuttavia, dai dati pubblicati dal mondo scientifico attraverso i media, emerge l’efficacia della copertura vaccinale, specie nei soggetti fragili, che smentisce nei fatti le teorie “No vax”.

A sostegno del sistema vaccinale, sembra più che mai opportuno richiamare i risultati conseguiti grazie ai vaccini fin dalla fine del XIX sec., dopo che nel Medioevo le epidemie di peste bubbonica, vaiolo, tifo e altri malanni avevano funestato l’intera Europa.  Cominciò per primo l’inglese Edwin Chadwick a tentare di evitare le epidemie, imponendo la costruzione di fognature e adeguate canalizzazioni per l’acqua potabile, nella convinzione che fosse proprio l’acqua non potabile la causa di molte pestilenze. La cosa, comunque, non impedì del tutto le epidemie di colera e tifo, dando con ciò il la a un sistema di prevenzione più adeguato attraverso i vaccini.

Nel 1796 Edward Jenner scoprì per primo il vaccino contro il Vaiolo, che permise di eliminare completamente detta malattia nell’arco di due secoli circa. I sardi più anziani, ma anche i giovani, ricorderanno sicuramente “Sa Pabedda”, ossia quei graffietti fatti sul braccio in prossimità della spalla, sui quali veniva inoculato il vaccino prodotto attraverso la coltura del microrganismo che produceva il vaiolo, opportunamente attenuato. Quanti portano sul braccio i vistosi segni dell’immunità acquisita! Qualcuno porta addirittura i segni anche in altre parti del corpo, per aver inavvertitamente trasferito, semplicemente graffiandosi a causa del prurito che il microrganismo inoculato generava nei primi giorni.

Dopo cinquant’anni furono però Louis Pasteur e Robert Koch a scoprire che le malattie infettive, fino allora considerate effetto dell’aria malsana, erano, di fatto, causate da microrganismi letali. In conseguenza di ciò si pensò di dare il la alla preparazione di una sorta di vaccino, mediante l’inoculazione dell’agente patogeno opportunamente attenuato in laboratorio. Ebbe origine in questo modo il vaccino contro il colera al 1880, quello contro l’antrace nel 1881 e quello contro la rabbia nel 1885, tutti per merito di Pasteur.

Il principio su cui si basava la vaccinazione preventiva, era quello di dare origine a un’infezione controllata attraverso l’uso dei microrganismi attenuati, per stimolare l’organismo a produrre gli anticorpi necessari capaci di arginare la diffusione della malattia. A seguire, nel 1888 Emile Roux, allievo di Pasteur, dimostrò che la Difterite era causata da una tossina adotta dai batteri e non dai batteri stessi, così come nel 1890, Adolf von Belming e Shibasaturo Kitasato, entrambi assistenti di Koch, scoprirono che anche i responsabili del Tetano e della Difterite, erano delle tossine. Nel 1892 comparve quindi sul mercato l’antitossina contro la Difterite, che solo dopo quarant’anni di esperienze acquisite in proposito, consentì la produzione del vaccino specifico che, adottato per prima da Inghilterra e Galles, determinò la progressiva drastica riduzione delle infezioni: da 55.000 casi registrati alla fine degli anni quaranta, si passò ai 55 casi del 1956.

Altrettanto importante la scoperta del vaccino contro la Tubercolosi, causa del decesso di migliaia di persone in molte parti dell’Europa. Importantissima, infine, la scoperta del vaccino contro la Poliomelite, batterio che causava migliaia di morti ogni anno, in particolare bambini e ragazzi. Il primo vaccino fu scoperto da un medico americano di nome Jonas E.Salk, ma la scoperta ancora più importante appartiene ad Albert Bruce Sabin nel 1957, che cominciò a immunizzare i pazienti fin dall’infanzia.

Seguì poi la scoperta dei vaccini anti Morbillo e anti Rosolia, i cui risultati appaiono incontestabili. In sostanza, dal 1970, le nuove generazioni dei Paesi occidentali risultano regolarmente vaccinati contro la Poliomelite, la Difterite, il Tetano, la Pertosse, il Morbillo e la Tubercolosi.

Quanto succintamente richiamato nei riguardi del sistema vaccinale adottato nei secoli dal mondo occidentale, si spera possa costituire motivo di riflessione per quanti, ancora oggi, sono restii a sottoporsi alla vaccinazione anti Covid.

Ciò, ne siamo convinti, anche per la gran confusione generata nel cittadino comune dalle continue esternazione dei cultori di teorie opposte, espresse attraverso i Media, spesso fondate su torie filosofiche che, per la loro stessa natura, sarebbero in grado di supportare in egual misura ciascuna delle tesi contrapposte, peraltro di non facile comprensione per i non addetti. In tale contesto continua a vacillare anche la politica, impegnata più che altro a incentivare i propri consensi elettorali che a rendere un più utile servizio in favore dell’intera collettività, individuando i problemi e adottando le soluzioni adeguate per risolverli, a beneficio di tutti e non a sostegno delle sole istanze della base politica di riferimento.

 

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