di Sandro Renato Garau
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Tre fatti hanno caratterizzato una giornata di mezzo agosto. Fatti che si possono ascrivere a quelle che sono normalmente chiamate miserie umane e per questo molto gravi.
Il primo è un atteggiamento che percepisce chi vive in una comunità dove le relazioni, a volte, si fanno tese per questioni ideologiche, religiose, politiche o anche familiari. Ciò che fa riflettere è l’aggressione allo scrittore Salman Rushdie, 75 anni, sul palco della Chautauqua Institution, un centro di formazione no profit nella città di New York mentre partecipava a un festival letterario di beneficienza. L’autore del romanzo “Versi satanici”, quando venne pubblicato, era stato considerato blasfemo tanto da scatenare l’ira dell’ayatollah Khomeini capo spirituale e politico dell’Iran negli anni ’80 del secolo scorso. Lo stesso capo lancia una fatwa, (responso giuridico), di condanna a morte, accompagnandola con una taglia per chi avrebbe messo fine alla sua vita. Nel 1998 la fatwa fu sospesa e tutto sembrava rientrato nella normalità. Sino a ieri, quando il sentimento di vendetta per l’offesa è ricomparso dopo 40 anni. Il pensiero va alle faide che da molti decenni insanguinano certe regioni italiane! Il sentimento che le muove è lo stesso: la vendetta, che raggiunge il suo scopo quando il torto è lavato con il sangue.
Del tradimento possono aver fatto esperienza tutti o quasi. Anche questo, per la società e i media ha un suo peso a seconda di chi lo consuma. Se a tradire è un marito, una moglie, un socio in affari, un amico, il gesto lo si considera grave ma possibile: si è mancato alla fiducia data. Se invece è perpetrato da un ex capo di una delle nazioni più importanti del pianeta assume un altro sapore e provoca un’indignazione profonda. Il danno non è provocato solo a un gruppo ristretto, è un’intera comunità che si sente tradita dalla persona nella quale aveva creduto. È quanto successo all’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, 76 anni, che, nella sua residenza a “Mar-a-Lago” in Florida ha subito dagli agenti dell’Fbi una lunga perquisizione perché indagato per spionaggio. Ora, fare la spia per alcuni è normale. Ma che di questi atti venga accusato un Presidente, il retrogusto amaro è quello del tradimento.
La sete di potere non ha confini se ci soffermiamo sull’ultimo fatto di questa giornata di mezzo agosto. Le dichiarazioni dell’85 enne Berlusconi, che in una campagna elettorale che avrebbe bisogno di chiarezza e di idee per uscire dalle secche nelle quali ci stiamo incagliando, non suonano opportune. Proporre che un presidente della Repubblica sia eletto direttamente dagli italiani è legittimo, ma forse è presto. Al momento le condizioni dovrebbero essere: aspettiamo le elezioni, che una delle due coalizioni o il terzo o il quarto polo vincano. Poi è necessario che raggiungano la maggioranza assoluta. La proposta ha turbato la giornata. Le parole dell’ex cavaliere sul Presidente Mattarella, del quale ha evocato le dimissioni se la riforma passasse, sono state accolte in modo diverso. L’esternazione non è stata apprezzata da tutti, neanche dai suoi alleati. Gli avversari, poi, hanno fatto quello che dovevano: gli avversari appunto. Il fatto, al di là della stabilità invocata con il presidenzialismo, che in democrazia può essere anche limitativo, si potrebbe prestare a qualche ulteriore osservazione. Mattarella nel gennaio scorso, perché uomo di stato, è stato costretto ad accettare l’incarico di continuare a farsi garante dei valori costituzionali per altri 7 anni. Che i partiti e i movimenti presenti in parlamento non siano stati all’altezza di trovare un altro rappresentante è evidente.
Che ci siano mire di potere, anche nascoste, potrebbe essere vero, ma Salman Rushdie che ha 75 anni e ci ha sempre deliziato con le sue opere è fuori gioco; Trump ne ha 75 di anni; Berlusconi, ne ha 85. Che cosa può unirli nelle loro mire? Ognuno può pensare ciò che vuole. Per fare politica ci vuole anche forza fisica, non solo ambizione.
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