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CULTURA. EDITORIA

Villamar, Gian Paolo Scano: un ritorno alle radici con Joshua e il serpente

Gian Paolo Scano
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di Albertina Piras

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Gian Paolo Scano, scrittore e psicoanalista originario di Villamar, incarna la storia di chi, pur avendo lasciato la propria terra, non ha mai smesso di sentirla vicina. La sua vita è un viaggio che lo ha portato lontano, a Roma e in altre città, ma il legame con la Sardegna è rimasto saldo, come una corda tesa che lo tiene ancorato alle sue radici. Ora, con il suo ultimo romanzo, Joshua e il serpente, Scano sceglie di tornare simbolicamente nella sua terra, per raccontarla e celebrarla con la profondità di chi conosce il valore della memoria e dell’identità.

Il romanzo, che sarà presentato sabato 18 gennaio 2025 a Villamar, nella sala maiorchina, è ambientato a Mara, dove l’autore è nato e ha vissuto una parte importante della sua vita, tra vicoli antichi e storie tramandate di generazione in generazione. Qui si snoda la vicenda di Joshua, un giovane cresciuto immerso nelle tradizioni locali, tra rituali e leggende che sembrano essere sempre in bilico tra realtà e mito. L’incontro con un misterioso straniero cambierà per sempre il suo destino, spingendolo in un viaggio che trascende i confini del tempo e dello spazio.

Ciò che emerge con forza in Joshua e il serpente è la capacità dell’autore di raccontare la Sardegna in tutta la sua complessità. Non è soltanto un luogo geografico, ma un mondo interiore, fatto di emozioni, contrasti e memorie. Scano riesce a restituirci non solo la bellezza dei paesaggi, ma anche l’anima della sua terra: quella memoria collettiva che sopravvive nei racconti, nei canti, nei gesti tramandati da secoli. Ogni angolo di Mara – e quindi di Villamar – diventa un simbolo, un punto di incontro tra il visibile e l’invisibile, tra ciò che è reale e ciò che appartiene al regno del mistero.

UNA SCRITTURA RICCA DI MUSICALITÀ E MEMORIA
Lo stile di Scano è un elemento che colpisce immediatamente. La sua scrittura è musicale, quasi poetica, capace di evocare immagini vivide e di far risuonare emozioni profonde. Ogni pagina è un invito a immergersi in un mondo antico e affascinante, dove le parole stesse sembrano portare con sé il ritmo della tradizione orale sarda. Questa musicalità non è solo estetica: è un omaggio alla lingua e alla cultura della Sardegna, che l’autore celebra inserendo nella narrazione termini locali e riferimenti alle tradizioni popolari.

Attraverso questo linguaggio, Scano non solo racconta una storia, ma costruisce un ponte tra passato e presente, tra la memoria della sua terra e le esperienze di chi la vive oggi. Mara non è solo un luogo fisico, ma un simbolo universale di appartenenza, un rifugio per l’identità e la conoscenza. In questo, il romanzo si fa universale: parla della Sardegna, certo, ma anche di tutte quelle terre che continuano a vivere nei cuori di chi le ha lasciate, portandole con sé ovunque vada.

UN LEGAME CHE NON SI SPEZZA
La presentazione del romanzo a Villamar non è solo un evento culturale, ma un momento di grande significato affettivo. Per Giampaolo Scano, tornare nel suo paese con un’opera che celebra la Sardegna è un modo per riaffermare il legame con le sue radici. Per la comunità, è un’occasione per accogliere uno dei suoi figli che, pur avendo percorso strade lontane, non ha mai dimenticato la propria terra.

In Joshua e il serpente, ogni dettaglio trasuda amore per Villamar e per la Sardegna. È un racconto che restituisce dignità e valore ai vissuti quotidiani, ai paesaggi familiari e alle figure leggendarie che popolano la memoria collettiva. Scano ci invita a vedere la bellezza nei dettagli, nel semplice intreccio di una storia che unisce passato e presente, tradizione e cambiamento.

LE STORIE CHE VIVONO NEL TEMPO
Una delle caratteristiche più affascinanti del romanzo è la sua capacità di mescolare realtà e mito. Termini come la “Strada del sa Mongia”, che nel nostro dialetto significa “suora”, si intrecciano con leggende e racconti popolari, creando un tessuto narrativo che è allo stesso tempo familiare e misterioso. Attraverso la ricerca, anche sociale, su nomi e storie, emerge un’umanità profonda: quella delle persone comuni, dei paesi e delle comunità che danno forma a un’identità condivisa.

Non mancano poi i riferimenti al soprannaturale, che Gian Paolo riesce a trattare con delicatezza e ironia. Lo spirito Coixedda, a esempio, è una figura dispettosa ma non temibile, che si inserisce nel quotidiano con la forza di un ricordo d’infanzia. Questi elementi, che sembrano appartenere a un altro tempo, diventano parte integrante della narrazione, arricchendo il romanzo di significati e sfumature.

UN INVITO A VOLARE ALTO
Ciò che rende speciale Joshua e il serpente non è solo la storia che racconta, ma il modo in cui lo fa. Il romanzo è un invito a volare alto, a guardare la nostra terra con occhi diversi, capaci di coglierne la profondità e il valore. Scano ci ricorda che, anche lontani, portiamo sempre con noi le nostre radici, e che queste possono essere un punto di forza, un richiamo costante alla bellezza e alla conoscenza.

Per Villamar, l’opera di Gian Paolo è un dono prezioso. È la testimonianza di quanto sia potente il legame con la propria terra, e di come questo legame possa trasformarsi in arte, in cultura, in racconto. Ogni lettore, sfogliando le pagine di questo romanzo, non solo ritrova i paesaggi e le storie della Sardegna, ma riscopre anche una parte di sé, quella che appartiene alle radici e alla memoria collettiva.

In un mondo che tende a dimenticare, Joshua e il serpente ci insegna che ricordare è un atto di amore, verso la propria terra e verso le proprie radici.

RIPRODUZIONE RISERVATA
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