di Albertina Piras
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Tra le chiese di Villamar, una delle meno conosciute è quella di Santa Maria Maddalena.
Questo edificio sacro, di cui oggi restano solo pochi ruderi, rappresenta un vero e proprio tesoro del passato.
La chiesa si trovava lungo le rive della palude de “Su Paui”, una delle numerose paludi che circondavano Villamar fino agli inizi del XX secolo, prima della bonifica. Era la più grande palude di Villamar, dove si pescavano trote e anguille, e tra i cespugli prosperavano gallinelle d’acqua, folaghe e altri uccelli. Anche il povero trovava sostentamento in questa abbondanza di flora e fauna.
I festeggiamenti in onore di Santa Maria Maddalena si tenevano il 22 luglio e duravano circa una settimana. Tuttavia, sono poche le tracce del passato che rimangono: tra queste, un balsamario appartenente alla vecchia statua della santa, oggi conservato nella chiesa parrocchiale. La statua originale è andata perduta con il progressivo crollo della chiesa, iniziato alla fine dell’800.
Non si hanno molte informazioni sulla costruzione dell’edificio, ma ci sono testimonianze sul suo abbandono. Gli anziani del paese raccontano che, fino al 1905, erano ancora visibili i tratti in legno della chiesa con parti della copertura di tegole e canne.
Nonostante la decadenza dell’edificio, il culto verso la santa rimase vivo, con festeggiamenti civili e religiosi che continuarono per diversi decenni. Durante la festa di luglio, si svolgeva una corsa di cavalli, e il vincitore riceveva il “pannu broccau”, una stoffa pregiata da offrire alla propria amata.
La chiesa sorgeva vicino a un grande albero di olmo, attorno al quale si narrano storie tra realtà e leggenda.
Con il crollo del tetto, la gente iniziò a portar via i legnami, lasciando solo i muri pericolanti. Nessuno osava rubare le pietre lavorate per timore di sacrilegio. Negli anni ’60, vennero utilizzate le pietre della chiesa per lavori urbani, spezzando le speranze di ristrutturazione.
Oggi, chi desidera visitare la chiesa, o meglio vedere le due colonne, può percorrere la strada provinciale che collega Villamar e Segariu. Sono visibili le due colonne del loggiato di destra come testimonianza di questo antico edificio sacro.
In ricordo, un murale di Antonio Sanna e Gianluca Loi nella via d’Itria riprende la chiesetta così com’era un tempo, la palude e le due colonne rimaste, accompagnato da una poesia di Albertina Piras.
DESCRIZIONE DELLA CHIESA
DI SANTA MARIA MADDALENA
La chiesa di Santa Maria Maddalena è raffigurata nel murale come un luogo di raccoglimento e spiritualità, immerso in un paesaggio naturale sereno e verdeggiante. L’edificio era semplice, con una facciata a capanna e un piccolo campanile a vela che spiccava verso il cielo. La facciata era decorata con un rosone centrale, mentre due finestre ad arco affiancavano l’ingresso principale, creando un’atmosfera accogliente e solenne. Il murale, oltre a raffigurare la chiesa, custodisce un prezioso ricordo delle sue “due colonne”, che ancora oggi sopravvivono come testimoni silenziose del passato. Queste colonne sono ciò che rimane dell’antica struttura, simboli di una memoria che il tempo non ha cancellato. La chiesa, circondata da un piccolo muretto di pietra, sembra quasi fondersi con il paesaggio circostante, accentuando il senso di pace e isolamento che la rendeva un luogo ideale per la preghiera e la meditazione.
Vi invito a volgere lo sguardo verso il passato, come sempre indispensabile per costruire su nuove basi l’esistenza e sentirci collegati alle generazioni che ci hanno preceduto.
DUE COLONNE
E a sfidare i secoli
son rimaste due colonne.
Intorno a loro
cumuli di pietra
reclamano
il tempo che fu.
Il cuore fa presto a costruire
per il cuore
malato di ricordi.
E ecco
che tutto può risorgere.
Nell’arte.
Albertina Piras
La statua di Santa Maria Maddalena, situata nella chiesa di Antoccia, è un’opera di grande impatto visivo. Raffigurata inginocchiata in preghiera accanto a una croce di legno, la santa è ritratta con un’espressione di intensa devozione, suggerendo un momento di profonda spiritualità. Realizzata in cartapesta, la statua mostra una notevole attenzione ai dettagli: i lunghi capelli di Maria Maddalena cadono in onde morbide sulle spalle, mentre indossa un abito verde stretto da una cintura marrone. La croce, con il suo aspetto ruvido e naturale, rafforza il tema della penitenza e del sacrificio. Quest’opera non solo cattura l’essenza di Maria Maddalena, ma invita anche i fedeli a riflettere sulla sua storia di conversione e devozione. La rappresentazione della santa, liberata da sette demoni come descritto nei Vangeli, riflette il suo percorso di redenzione. L’espressione devota e il suo sguardo verso l’alto simboleggiano la sua connessione con il divino e la sua trasformazione spirituale. L’abito verde e la cintura marrone rappresentano semplicità e modestia, mentre la croce sottolinea il sacrificio e la penitenza.
Nella cappella della Difesa, all’interno della chiesa parrocchiale si trova un’altra rappresentazione di Santa Maria Maddalena, scolpita nel sottarco della volta a botte. In questa scultura, la santa è raffigurata inginocchiata sulla nuda terra, con un’espressione di dolore sul volto. Con la mano destra alzata in segno di pietà, regge una croce e una frusta flagellante nella mano sinistra, simboli della sua penitenza. Un teschio accanto a lei evoca la meditazione sulla morte, mentre un balsamario richiama l’unzione di Gesù. I lunghi capelli ondulati, che la avvolgono fino ai piedi scalzi, accentuano l’immagine della penitente immersa nel suo dolore e nella sua devozione.
Questa rappresentazione non è solo una scultura, ma un potente simbolo di redenzione e pentimento. Ogni elemento, dal teschio al balsamario, è carico di significato spirituale. L’atmosfera della cappella, con la sua volta scolpita, crea un ambiente intimo e sacro, favorendo la contemplazione della sofferenza e della grazia della santa. Maria Maddalena emerge come una figura non solo storica, ma anche universale, un modello di speranza e riscatto. La sua storia, ricordata nei Vangeli, offre un potente esempio di redenzione e fedeltà.
Nei Vangeli, Maria Maddalena è presentata come una delle più devote seguaci di Gesù. Dopo essere stata liberata da sette demoni, divenne una discepola fedele e fu tra i pochi presenti alla crocifissione. Fu anche la prima a vedere il Cristo risorto e a portare l’annuncio agli altri discepoli, guadagnandosi il titolo di “apostola degli apostoli”.
Tradizionalmente, Maria Maddalena è stata identificata con la peccatrice che unge i piedi di Gesù nel Vangelo di Luca, e con Maria di Betania che compie un gesto simile nel Vangelo di Giovanni. Questa fusione di identità ha portato a vederla come un simbolo di conversione e amore per Cristo. Maria Maddalena incarna quindi una doppia eredità: discepola fedele e peccatrice pentita. Questa doppia identità la rende una figura ispiratrice, capace di toccare i cuori dei fedeli di ogni epoca.
“Santa Maria Maddalena ci offre un esempio potente di trasformazione e redenzione, temi che risuonano profondamente anche nella nostra vita quotidiana. La storia di questa chiesa, con le sue colonne rimaste e il murale che ne custodisce la memoria, è un simbolo della nostra eredità spirituale e culturale, un legame tra il passato e il presente che merita di essere riscoperto e valorizzato. È giunto il momento di rendere omaggio a questa santa e alla sua storia di fede, non solo come simbolo religioso, ma come punto di riferimento per tutta la comunità. Sarebbe bello che la Chiesa si facesse promotrice di un’iniziativa che coinvolga l’intera comunità, creando momenti di riflessione, studio e celebrazione che possano arricchire il nostro patrimonio culturale e spirituale. La figura di Santa Maria Maddalena, prima testimone della risurrezione, può diventare un faro di speranza e di rinnovamento per tutti noi. Con l’impegno di ciascuno, possiamo far rivivere la sua memoria, dando vita a un progetto che unisca fede, cultura e comunità in un percorso comune di crescita e scoperta”.
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