Dalla serie “Peste e Corna” a cura di Edmunduburdu
Volare, essere leggeri, vedere il mondo dall’alto, il sole, i fiori, le campagne ridenti. Sognare ed essere felici, con magari al proprio fianco la persona amata. Muoversi senza peso, superare confini, conoscere altri luoghi e altra gente. Ma su quel sedile si sta stretti, non riesci ad allungare le gambe né, come una volta, a piegare lo schienale all’indietro per essere appena più comodo o magari schiacciare un pisolino. Mandi perciò un accidente alla compagnia aerea e dimentichi che il volo verso Londra, Monaco o Varsavia, ti costa poche decine di euro mentre non molti anni prima lo pagavi dieci volte tanto. Hai scelto la compagnia low cost e pretendi un servizio di first class. Una pretesa che abbiamo tutti indipendentemente dalle circostanze. Ci piace protestare o recitiamo una parte?
La situazione greca è stata una commedia che forse non diventerà tragedia. Anni di governi poco responsabili, bilanci fasulli, sprechi e privilegi e debiti oltre ogni limite e quindi l’incapacità di farvi fronte, poi l’avvento dei populisti e a questo luglio un referendum in risposta alle richieste dell’Europa, cioè dei creditori, con un NO che ha visto la solidarietà nelle piazze ateniesi degli avversari politici di Renzi e di molti altri governi. Così Tsipras è tornato dagli omologhi europei tenendoli svegli per qualche nottata, ma le pretese dei NO sono state sgonfiate. Non ci sono santi, caro Tsipras, si è più o meno sentito rispondere, elimina gli sprechi, i privilegi e le pensioni ai quasi lattanti e fai pagare le tasse a tutti, armatori compresi. E rilancia l’economia. Solo così riuscirai a rimettere in sesto i conti. Ti diamo tre giorni di tempo. Se lo farai rivedremo la situazione dei tuoi debiti e ti garantiamo 86 miliardi, un po’ per far fronte ai debiti scaduti o in scadenza, e un po’ per dare fiato alla tua economia. Tra l’altalenante scontro dei no e dei sì è successo di tutto, falchi e colombe e piccioni che hanno colto l’occasione ancora una volta per esibire i propri pensieri. E ancora Grexit o non Grexit, o solo per cinque anni? Dracma, moneta parallela, euro o magari rublo? Già, perché la Grecia è un po’ come la Crimea, in posizione strategica per via delle condotte petrolifere possibili ma anche dei commerci e della presenza nel Mediterraneo delle superpotenze. La Russia pare più vicina, pronta a darle il petrolio, ma ha il problema delle sanzioni commerciali che governanti poco lungimiranti ma comunque schierati applicano anziché tentare soluzioni meno antieconomiche e deprimenti per tutti.
I tre giorni passano, con l’ultimo che si allunga oltre la mezzanotte perché il parlamento ad Atene deve votare le riforme di Tsipras mentre in piazza, dinanzi al palazzo del governo, alcuni black bloc neri e incappucciati lanciano molotov. È questione di responsabilità, ma non per tutti, c’è chi è d’accordo e chi vorrebbe di più e Syriza, il partito con cui Tsipras ha fatto il governo, si spacca e infine, tra il tira e molla e l’appoggio da destra e da centro, arriva il sì, l’ok alle richieste dell’Europa, che si impegna a metterci una pezza coi suoi miliardi.
E Tsipras mostra coraggio, fa un primo gruppo di riforme, poi un secondo, e altre ce ne sono da fare, e forse comincia a parlare chiaro a poveri e ricchi e privilegiati, invitandoli a minori ideologie, pretese e proteste, pena il tracollo. La moneta corrente, non importa che si tratti di euro o di scudi romani o fiorentini, non è la causa di tutti i mali (andatelo a dire a chi non lo vuole), ma un mezzo per far incontrare le persone: funziona bene quando tutti rispettano diritti e doveri, male quando chi viene posto a governare ignora i problemi e addita solo diritti e paradisi terrestri.
L’altolà posto dall’Europa costerà ai greci sudore e sangue se non riusciranno a far modificare le norme per ottenere che il pagamento dei loro debiti sia diluito nel tempo. C’è un’Europa dura, con difensori di regole considerate infrangibili solo perché sono state scritte in altri tempi e in altre circostanze, un’altra Europa più elastica e disponibile, e una terza promotrice di opposizioni fatte di ideologie semplicistiche per le quali la responsabilità di tutti i mali sono l’euro, i migranti e le tasse. Ma non si può volare se non si hanno le ali. Aristofane, vissuto 25 secoli fa, ci provò con una sua commedia – gli Uccelli – dove due uomini, stanchi dei loro simili, si alleano con gli amici alati, edificano una città tra terra e cielo e spodestano gli dei dell’Olimpo. Ora che abbiamo aerei e missili li manderebbe sulla luna o direttamente in paradiso?
La notizia ce la dà la CGIA: ogni italiano paga 904 euro di tasse più della media europea, pari all’incirca al costo per ciascuno di noi degli interessi per i circa 2200 miliardi di debiti. Che facciamo, continuiamo su questa strada o ci mettiamo una pezza?
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