di Simone Muscas
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Nel corso dell’ultima sagra del melone a Lunamatrona presso i locali dell’ex Comune, oggi museo Dea Luna, Giorgio Malloci ha presentato al pubblico il risultato di un lungo lavoro sulla ricerca dei propri avi. Tema dello studio è stata la genesi del proprio cognome, Malloci appunto, per il quale il ricercatore lunamatronese è arrivato a identificare coloro che lo hanno avuto risalendo sino ai propri antenati vissuti nel diciassettesimo secolo.
«È un progetto – spiega Malloci – iniziato quasi vent’anni fa. Sono un semplice appassionato e ho deciso di cimentarmi in questo campo per capire se mio padre e mia madre, che portavano entrambi “Malloci” come cognome, avessero un antenato comune».
Il lungo lavoro lo ha portato non soltanto a scoprire che, pur molto lontana, esisteva una parentela fra i suoi genitori, ma persino quasi a riagganciare il filo conduttore dei Malloci presenti in Sardegna. «Ho scoperto che esistono tre grandi famiglie che hanno vissuto nell’Isola. Ho, però, il sospetto, molto fondato ma non avvallato da un documento che lo accerti, che i tre rami siano legati da un parente comune che al momento rappresenta l’anello mancante del mio lavoro».
Un progetto lungo, laborioso e svolto non senza qualche difficoltà: «Sono andato alla ricerca di documenti presenti nelle chiese, nei Comuni e nelle curie. Ringrazio tutte le persone che nel corso di questi anni mi hanno dato una mano permettendomi, fra l’altro, di applicarmi in un’attività iniziata per semplice curiosità e oggi diventata una bella passione».
La ricerca genealogica non si è però fermata sulla semplice conoscenza dei propri antenati, ma ha pian piano spaziato verso altri rami familiari, fra questi quello delle persone con il cognome “Setzu”, che a Lunamatrona è uno fra quelli più diffusi. «È opinione comune il fatto che nel mio paese non tutti i “Setzu” siano legati da rapporto di parentela: eppure una mia ricerca ha permesso di sfatare questa credenza e scoprire che, pur a distanza di secoli, tutti abbiano un’origine comune».
Tanti i buoni propositi per il futuro viste le tante sorprese che spesso capitano a coloro che intraprendono questa particolare attività. «La costruzione degli alberi genealogici mi appassiona per tanti motivi: su tutti il fatto che, oltre alla ricerca fine a sé stessa, talvolta si scoprano aspetti curiosi della vita dei nostri antenati che fotografano come si vivesse un tempo nelle comunità del nostro territorio e, spesso, il perché di alcune dinamiche attuali».
Non mancano i sogni: «Mi piacerebbe tornare ancora più indietro, oltre il limite del 1600, nella ricerca degli avi che portano il mio cognome e che erano senz’altro di origine ebrea. Per far questo – conclude Giorgio Malloci – sarebbe necessario consultare i documenti presenti nella Real Academia di Barcellona, visto che in quegli anni vi era la dominazione spagnola in Sardegna».



























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