di Dario Frau
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Pabillonis ha festeggiato una nuova centenaria. Nel giro di poco meno di un anno, dopo Guglielmo Cirronis, domenica 9 ottobre ha raggiunto il secolo di vita Margherita Collu. La prima cosa che la nonnina ha fatto è stato quello di recarsi in chiesa per assistere alla santa messa. Un’abitudine consueta per Tzia Margherita, che quando ha potuto non è mai mancata a questa testimonianza di fede. Dopo la messa si è tenuta la festa in famiglia con figli e parenti. Non è voluto mancare a questo importante cerimonia, il sindaco Riccardo Sanna, che ha donato alla centenaria, una pergamena ricordo e portato i saluti della cittadinanza.

Una donna straordinaria Margherita Collu con un’esistenza ricca di avvenimenti che la centenaria racconta con lucidità: «Sono la seconda di nove figli, tre sono morti in tenera età, Pietro, Angelino e Tiberio. Mia sorella Mansueta è morta di tifo all’età di diciannove anni. Anch’io avevo contratto il tifo, rimasi tre mesi a letto, dai primi di novembre sino ai primi di febbraio nutrendomi con succo d’arancia. Il primo ad ammalarsi fu Angelino, che morì all’età di cinque anni poi lo contrassi io,e infine Mansueta. Era una ragazza splendida sprizzava simpatia da tutti i pori, quando mi lasciò non riuscivo a capacitarmene, andavo in cimitero di nascosto, per sentirla vicino”. Ricordi lontani e toccanti, ma ancora indelebili nella sua mente. «I miei genitori erano Efisia Locci e Luigino Collu. Babbai era un reduce della prima guerra, riportò il congelamento di una gamba, ricevette per questo handicap, cinquanta lire da spendere dopo, quando finalmente era arrivato il momento di spenderli, avevano perso ogni valore». Del padre Luigino racconta anche altri particolari, con ammirazione. «Babbai era un cacciatore e un ottimo tiratore, un giorno venne un tizio, perché un animale stava causando dei gravi danni alle sue colture( probabilmente un cinghiale); una richiesta normale, poiché mio padre in paese, era ritenuto l’unico in grado di abbatterlo. Naturalmente non sbagliò il colpo», sottolinea l’anziana.

Una famiglia semplice e laboriosa, in effetti, quella di Tzia Margherita,«ricordo che mamma andava nei campi a lavorare,aveva sempre con sé un bambino in fasce e io nella capanna che babbai costruiva lo accudivo tutto il giorno». In quel periodo, nei primi decenni del secolo scorso, i bambini, sia maschi che femmine, fin da piccoli erano abituati ad affrontare i pericoli, come la centenaria rievoca in occasione di “commissioni” da fare, in un paese distante oltre 10 km. «Mio padre mi mandava con mio fratello Nino a San Nicolò D’Arcidano per farci riempire la zucca di vino dai miei nonni, “aiaia” Cera e “aiaiu” Locci. Si passava da sa mitza de Fagoi. Nino tagliava una canna: lui la teneva davanti e io dietro, e si camminava», racconta con un cenno di sorriso. Qualche rimpianto quando parla del suo percorso scolastico. «Ho frequentato la scuola sino alla terza elementare, promossa alla quarta classe. I miei maestri sono stati Antonietta Sassu, sposata con uno dei fratelli Cherchi, e maestro Contini che aveva acquistato la prima radio a Pabillonis e portò tutti i bambini ad ascoltarla quando la scuola si trovava nell’attuale casa della buon’anima di Dario Matta», rammenta l’anziana donna, che ricorda anche i parroci del tempo: «Il sacerdote di allora era predi Matzeu, poi arrivò predi Pirri. Ma non era certamente facile in quei tempi, il percorso scolastico, la povertà limitava l’essenziale formazione dei bambini poiché privi del necessario materiale didattico: a questa triste situazione non sfuggì neppure la piccola Margherita. «All’età di otto anni, dopo aver ripetuto la terza, non avevo libri, quaderni, penna, calamaio, andai a lavorare a su stangu di Tau Cadeddu (Su stangu era la tabaccheria n.d.r.), dove un giorno si presentò il maestro Giulio Cuccu, grande fumatore e quando si rese conto che non sapevo far il calcolo per dargli il resto, mi invitò a riflettere finché non riuscì a risolvere il problema di matematica». Una lezione di vita che Margherita Collu non dimenticò mai, impegnandosi, in seguito, a sviluppare le capacità e il talento che possedeva. Un’esistenza basata sul lavoro, iniziata a 8 anni in paese e poi come domestica a Cagliari e anche nel “Continente”.

Duro lavoro, ma anche un’esperienza di vita come mette in evidenza la neo centenaria. «La mia vita è cambiata completamente, o meglio, è cambiata la mia percezione della realtà quando sono andata a lavorare presso delle famiglie benestanti; li ho trovato un mondo sconosciuto che io definisco civile, fatto di persone educate, colte che parlavano correttamente in italiano. Capì, purtroppo, quanta povertà ci fosse nei nostri piccoli paesi, senza dimenticare però, che ero una domestica e come tale venivo trattata». Le radici e gli affetti erano, comunque, quelle del paese natio, dove aveva tante amicizie, «le mie amiche preferite, da ragazza, erano Virginia Orrù e Maria Rosa Vacca», ci tiene a precisare.
La vita cambiò definitivamente con il matrimonio. Margherita poteva dedicarsi completamente al marito Anselmo Malica che sposò nel 1959 e in seguito ai tre figli, due maschi Augusto (veterinario), Aldo (infermiere) e una femmina Elide (insegnante), che ha allevato con particolare cura e dedizione e di cui va fiera: «Sono molto contenta di loro, penso di aver allevato delle ottime persone», rimarca felice la centenaria. Ma un velo di tristezza si nota negli occhi e nella voce quando ricorda il compagno Anselmo, padre dei suoi figli. «Mio marito è mancato nel 1992 e io non pensavo certo di sopravvivergli così a lungo». Tra tanti ricordi e numerosi episodi della sua lunga vita, ci tiene a rimarcare, ancora, l’affetto particolare e il dolore provato per la morte della sorella prediletta Mansueta, scomparsa a soli 19 anni. Sentimenti e affetti sinceri che hanno superato anche le avversità della vita e che forse sono state la “ricetta” per andare avanti e che hanno contribuito al suo lungo e straordinario cammino. «Non so a cosa attribuire la mia longevità, ho avuto diversi problemi di salute, anche gravi, una cosa penso faccia bene: muoversi sempre, non stare seduti a oziare, avere sempre qualcosa da fare», è l’opinione di Margherita Collu, la nuova e arzilla centenaria del paese.
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