di Maurizio Onidi
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Quella vissuta lunedì 22 maggio, da un gruppo di alunne e alunni del Rodari è certamente una di quelle esperienze che restano nei bellissimi ricordi dei primi anni di scuola. Grazie all’impegno delle insegnanti Rosalba Cocco, Tiziana Melis e della dirigente Annalisa Piccioni, i giovanissimi studenti e studentesse hanno incontrato il famoso “artista di strada” Manu invisible.
«L’incontro con lo street Artist Manu Invisible ha rappresentato il culmine di un progetto centrato su aspetti dell’arte moderna e contemporanea che ha permesso a un gruppo di alunne e di alunni di una classe quinta e a due alunne di classe seconda della scuola primaria “Rodari” di Guspini, di scoprire e conoscere artisti come Costantino Nivola e Maria Lai, due pilastri dell’arte contemporanea sarda, spaziare fra le opere di artisti come Mondrian, Picasso, Haring», dichiara l’insegnante Rosalba Cocco. «Ciò è stato possibile – precisa – attraverso un Progetto finanziato con i fondi PON, “Con…il Pon…apprendiamo insieme!” modulo ManipolARTE, effettuato in orario extrascolastico e la sinergia di diverse figure: la Dirigente Scolastica, gli uffici che si occupano della parte amministrativa, la partecipazione entusiasta degli alunni e delle alunne e i docenti che si sono resi disponibili a effettuare le attività».
Come nasce questo progetto?
«L’idea di approfondire le tematiche sull’arte, specie quella riferita agli artisti isolani, ha origine in un progetto nato durante la pandemia, “La settimana dei Talenti”, una settimana in cui la didattica è centrata sulla musica, sull’arte, sulle scienze, sulla Lingua Sarda, con un taglio totalmente esperienziale e laboratoriale, di esplorazione libera, di ricerca dei contenuti con lo scopo di imparare a riconoscere il proprio potenziale di abilità, di capacità e di talento individuale. Il salto dalla Settimana dei Talenti alla proposta di Pon dedicati all’arte figurativa e plastica è stato una conseguenza naturale, perché ha consentito il perdurare della passione artistica, esprimere le proprie doti e conoscere altrettante storie di artisti, come quelle straordinarie di Costantino Nivola e Maria Lai. Si é cercato di capire il messaggio contenuto nelle loro opere, imparare come l’arte parli di noi stessi e allo stesso modo sia uno dei modi che usiamo per parlare agli altri, mandare il nostro messaggio come persone, lasciare traccia visibile del nostro passaggio, traccia fatta di immagini e segni significativi…
Michela racconta così la sua esperienza: «La maestra un giorno durante il Pon ci ha chiesto: ma cosa avete imparato, con questo corso di arte? Qualche bambino ha risposto “io mi sono divertito”, io però ho pensato che non ci siamo solo divertiti, perché l’arte non è solo divertimento, ma è anche riflessioni, è un po’ di scuola. Nel vedere arti diverse realizzate da ogni bambino che ha partecipato a questo corso di arte mi si sono illuminati gli occhi come una lampadina, perché noi abbiamo provato a realizzare opere prendendo spunto da diversi artisti, infatti io credo che è vero ci siamo divertiti ma abbiamo soprattutto imparato! E non abbiamo solo pitturato e colorato, perché si sono fatti dei porta foto modellando ferro e creta, oppure abbiamo trasformato dei sassi in animali, questa è la cosa che mi è piaciuta di questo Pon di arte. Mi ha sbalordita! »
Come gli alunni e le alunne hanno vissuto l’incontro con l’artista?
«Al termine di questo percorso, dopo aver realizzato libri con parole nascoste, plasmato la creta e sagomato il ferro, aver fatto autoritratti ispirati da Picasso, aver provato a immedesimarsi nei diversi percorsi artistici, è avvenuto l’incontro con lo street artist Manu Invisible: gli alunni hanno ascoltato rapiti la sua esperienza, la sua storia di artista, non priva di difficoltà specie agli esordi…Ha spiegato loro quanto la fama e il successo, oggi percepiti come facili sui social, siano l’esito, seppur più effimera la prima, di grande fatica, di impegno e abnegazione. Ha raccontato loro che l’arte non è necessaria, si potrebbe vivere anche senza, ma ciò non ha convinto molto gli alunni che invece vedono nell’arte, specie quella di strada, un’opportunità di dialogo, di segnare il territorio, come una sorta di promemoria, di richiamo su aspetti della vita su cui riflettere e impegnarsi. Manu Invisibile, collabora con le scuole, con le associazioni di volontariato, non solo caratterizzando l’immagine esteriore degli edifici con il colore e le immagini realizzate con la collaborazione di alunni e alunne, studentesse e studenti, ma anche “concettualizzando”, cioè usando una singola parola chiave, ampliandone il significato, facendone dono alla collettività, espandendolo anche a rischio di banalizzarlo, con lo scopo di sollecitare una riflessione continua, anche fuori dagli edifici scolastici», afferma Rosalba Cocco. Il Pon ManipolArte, per i bambini e le bambine che hanno partecipato, ha significato, come ha scritto Eléna, a esempio: «Quando abbiamo conosciuto Manu Invisible ci ha raccontato molte cose dell’arte e della sua vita da artista. Lui ha spiegato che l’arte è anche una parola in mezzo ai colori e alle opere e questo è vero perché un dipinto può significare qualcosa. Infatti io penso molto a come potrebbe essere una frase in mezzo a un dipinto, che può avere una frase importante anche se a volte non lo vediamo. Manu Invisible ha fatto molti dipinti del genere e hanno un bel significato. Anche io magari farò dei dipinti molto significativi quando sarò abbastanza grande, perché tutti possono fare un gran lavoro se ci pensano sopra, io ho seguito molto i pittori e ho avuto molte idee quando ho imparato a dipingere».
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