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ATTUALITÀ

Emozioni, alcool e giovani

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di Alice Bandino*
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Alice Bandino

Uno studio dell’Harvard Medical School americana, svolto dai ricercatori del suo più grande ospedale universitario psichiatrico, ha indagato il rapporto tra l’uso/abuso di sostanze disfunzionali al corretto sviluppo e benessere dei minori e la successiva comparsa di disturbi psichici importanti.

Nello specifico gli studiosi si son concentrati sugli effetti dell’alcool sul cervello degli adolescenti e giovani adulti, evidenziandone alterazioni profonde e pericolose. Pericolose perché essendo il cervello adolescente ancora in fase di sviluppo, esso è più vulnerabile alle conseguenze dell’alcool di un cervello adulto e formato. Secondo questa ricerca l’utilizzo precoce dell’alcool potrebbe concorrere in seguito a sviluppare forme di dipendenza sia verso lo stesso alcool che verso altre sostanze.

Son sempre più i giovani che sviluppano una dipendenza con relativi disturbi psichici e fisici causati dall’uso/abuso di sostanze: tra le sostanze che creano dipendenza, ve ne sono alcune più facilmente reperibili come l’alcool, le sigarette (classiche o elettroniche) o il caffè, altre necessitano di prescrizione medica (medicinali stupefacenti) e altre sono reperibili solo illegalmente con tutte le condotte messe in atto per trovarle e usarle.

I medicinali stupefacenti sono medicinali a base di principi attivi ottenuti per sintesi chimica oppure per estrazione da piante, conosciute fin dall’antichità. L’attività farmacologica è differente a seconda della classe del medicinale e anche le indicazioni sono diverse; le sostanze più note sono la morfina e gli oppiacei, potenti analgesici utilizzati nel trattamento degli stati dolorosi, le benzodiazepine ad attività ansiolitica ed ipnotica, i barbiturici utilizzati nel campo dell’anestesia e come anticonvulsivanti.

I medicinali ad azione stupefacente o psicotropa (molto diffusi in America anche tra i giovani), hanno in comune la caratteristica di avere effetti sul Sistema Nervoso, pertanto, per la dispensazione da parte del farmacista, è sempre necessaria la prescrizione medica, anche speciale, per ridurre il rischio di una errata somministrazione.

Il gruppo di lavoro americano ha ribadito nelle proprie conclusioni, l’importanza che ricopre la sensibilizzazione degli adulti nella prevenzione efficace delle patologie correlate all’uso/abuso di alcool tra i giovani.

Anche in Italia la popolazione adulta è stata spesso coinvolta anche a livello politico e sociale sulle scelte più giuste per contrastare l’utilizzo di sostanze psicotrope, trascurando invece sostanze nocive ma socialmente accettate come l’alcool, per il cui uso non è mai stato indetto nessun referendum per renderla sostanza illegale.

I media e le pubblicità da un lato investono risorse ed esortano a seguire stili di vita sani e salutisti, dall’altra guadagnano dalle campagne pubblicitarie delle aziende di bevande alcoliche.

Bere e far sapere che bevi attraverso foto, video o post è diventata la norma nei Social, indipendentemente dal genere sessuale; scendere da un aereo e vedere nei corridoi, tra le altre, una gigantografia della birra sarda per eccellenza o del mirto e similari, deve essere sembrato ai pubblicitari del nostro principale aeroporto l’accoglienza migliore per comunicare ai turisti che, dopo lo splendido mare, per una splendida vacanza non puoi fare a meno di bere, perché bere è bello, libero e divertente.

Certo, responsabilmente aggiungono, ottimisti sul fatto che “basta non esagerare” e l’alcool non fa male; di chi beve e poi diventa dipendente, si usa dire che sia un debole, una rarità si dice, perché la maggior parte delle persone che bevono non presentano dipendenza o almeno questo è ciò che dicono i bevitori abituali.

La scienza però ci mostra l’altra faccia dell’alcool, quella dannosa e i cui danni vengono spesso ignorati pur essendo per molte persone, alla base di una moltitudine di disturbi fisici, psichici e sociali.

In adolescenza la crescita è caratterizzata dalla curiosità di sperimentare le opportunità proposte dall’ambiente circostante; è anche un’età dove il punto di riferimento genitoriale viene meno a favore del gruppo. I genitori diventano il mezzo per poter soddisfare i loro bisogni sociali, fosse anche fornendo semplicemente il denaro. Le prime esperienze, il bisogno di essere accettati in un gruppo, la curiosità di sapere cosa si prova a bere, a fumare; leggere sui giornali locali le reazioni degli adulti di fronte agli atti vandalici compiuti la notte li rende “popolari”, provocando in loro l’attivazione del sistema nervoso dove

Bere e fumare diventa il comportamento “da grande” che da un lato affascina i pari e dall’altro disinibisce il cervello per compiere quegli atti che, portandolo al centro dell’attenzione gratifica e fa sentire invincibili, inafferrabili, in una parola grandi.

Spesso compiere atti anche sporadici contro il patrimonio o porre in atto violenza contro le persone è un comportamento non ragionato e reattivo, in alcuni casi incomprensibile, al limite della psicosi poiché potrebbe essere correlato all’utilizzo di sostanze: la mattina dopo quegli stessi adolescenti (maschi e femmine), finiti gli effetti chimici delle sostanze nel loro cervello cercano di far fronte alle richieste dell’ambiente, come se non fosse successo niente.

Le ore passate a scuola, oltre a essere funzionali per una corretta crescita bio psico sociale dei nostri giovani, evitano (con la dovuta vigilanza di bagni e cortili), che i ragazzi utilizzino sostanze alteranti almeno in quelle ore. Iniziare precocemente ad alterare chimicamente il cervello può sembrare dall’esterno una soluzione alla noia, una ragazzata come tante, una via di fuga da dinamiche esistenziali stressanti per un minore, un modo di passare il tempo che in realtà potrebbe celare appunto una dipendenza e non una debolezza.

I giovani non sono “deboli” e anche se ci piace pensarlo, non sono “peggio” di come eravamo noi, non sono inferiori moralmente e non sono deboli perché non fanno la NAIA o perché esprimono tutte le emozioni; sono semmai più stimolati, più tecnologici di noi, più liberi o comunque difficilmente controllabili, specie se online. Educare è impegnativo, è un mestiere a vita; è una responsabilità mettere al mondo dei figli e seguirli, incastrando il tutto col resto della vita adulta.

Dobbiamo quindi dare loro le basi per destreggiarsi in questo mondo ultra stimolante e in assenza di controlli sociali adeguati. (continu

*psicologa

Tel. 347 1814992

 

RIPRODUZIONE RISERVATA
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