La Parrocchia San Michele Arcangelo di Collinas, fedele alla sua lunga tradizione, presenta il presepio 2018. Le tematiche:”Mosè libera il popolo israelitadalla schiavitù egiziana; Gesù , il nuovo Mosèlibera e salva l’uomo”, una bibblica e una sociale, sono quelle che i presepisti collinesi hanno proposto e poi elaborato con un lungo ed intenso lavoro. Quello che abbiamo preparato, è una storia, o meglio tante storie, che vogliamo in qualche modo raccontare, o ricordare a quanti lo visiteranno. Con questa mia modesta presentazione, mi sono rifatto anche al commento preparato da Don Marco, dal quale ho estrapolato alcuni passi. Questo commento accompagnerà, passo dopo passo, il visitatore lungo il camminamento durante la visita e potrà rileggerlo, con più attenzione, dalla brochure che troverà all’ingresso del presepio o nella chiesa parrocchiale.
Il libro dell’Esodo, della Sacra Bibbia, recita: ”il Signore ha osservato la miseria del suo popolo, ha udito il suo grido, e ha mandato un uomo “Mose” a liberarlo dalla schiavitù egiziana, per condurlo in un paese dove scorre latte e miele”. È questa la storia del popolo d’Israele, popolo senza terra e fissa dimora, che dopo una lunga schiavitù in Egitto, viene liberato da Mosè e condotto, dopo quarant’anni di dura peregrinazione nel deserto, in una terra che Dio aveva loro promessa. Ma la storia dell’esodo del popolo Israelita non è la sola che proponiamo nel presepio; ce ne sono delle altre, che riropongono l’eterno e grande problema dell’uomo: Il Bene e il Male.
La miseria, la guerra, l’iniquità, le schiavitù, la malvagità, che da sempre, e oggi più che mai, continuano, in modo forte, ad essere presenti nel vivere dell’uomo, richiedono non il castigo o la condanna per coloro che ne sono gli artefici, ma l’intervento misericordioso e paterno del Dio fatto uomo, perché si possa, come ha detto Papa Francesco “costruire società fondate sul principio della sacralità della vita umana e sul rispetto della dignità di ogni persona, sulla carità e sulla fratellanza”.
Nel libro del profeta Isaia, tanti sono i passi che parlano delle malvagità e delle iniquità dell’umanità: “non adirarti troppo, Signore, e non ricordarti delle nostre iniquità… Siamo caduti come foglie e le nostre malvagità sono state come il vento che ci ha dispersi. Tu hai nascosto a noi la tua faccia e ci hai schiacciati sotto la nostra iniquità”
Ma il Signore ha ascoltato il grido dell’uomo; lo ha visto schiacciato sotto il peso del peccato e ha mandato Suo Figlio sulla terra, uomo come noi, e lo ha sacrificato sulla Croce per liberare e salvare l’uomo dalla schiavitù del peccato.
La visita dentro il presepio continua con il popolo israelita che si incammina verso una terra che porrebbe essere la loro: e un paesaggio palestinese, con le tipiche case bianche inserite in un grande diorama con le cascate, l’acqua che scorre, i personaggi in movimento che attendono ai loro lavori artigianali, la neve che imbianca la terra, l’alternarsi del giorno e della notte. Altri diorami, sulla parte destra del camminamento, raffigurano il vivere dell’oggi, dove abbiamo ricostruito le nostre case campidanesi con i grandi portali, i tetti con le tegole antiche ed altri personaggi in movimento. .
A seguire la parte conclusiva del presepio: siamo nella capanna della Natività dove abbiamo collocato delle figure che ci ricordano, per non dimenticare, storie delle quali accennavo prima:
Sono tutte le persone immigrate che hanno lasciato casa famiglia, terra spesso costretti con la forza ad abbandonare quanto di più caro avevano, con la promessa illusoria di un lavoro e quindi di un benessere che forse non vedranno mai.
sono le storie “di tutte le donne abusate, maltrattate, disprezzate, indifese, calunniate, uccise, considerate solo oggetto di piacere e di possesso morboso ed egoistico, fino a perdere la dignità, il rispetto e la vita stessa“;
sono le storie “di tutti i bambini che ancora oggi vivono in condizioni igieniche inesistenti o precarie, che soffrono la fame, la sete, la mancanza di medicine per malattie virali e contagiose, che non possono studiare perché obbligati fin da bambini ad impugnare le armi contro un qualsiasi nemico, che muoiono al di sotto dei due anni di vita, e sono tutti i bambini oggetto dei turpi e vergognosi piaceri degli adulti, rimanendone segnati per tutta la vita”.
E queste persone, ognuna con la sua storia, le abbiamo portate dentro la capanna accanto al quel bambino, il Nuovo Mosè, che è venuto al mondo per liberare e salvare l’uomo. “Sono questi gli attuali Re Magi che affollano oggi la grotta di Betlemme e non portano con sè i tradizionali regali da offrire al Bambino, ma pongono la loro vita carica di sofferenza nelle mani di Gesù e così diventi Lui il più bel dono che possano ricevere nella vita non solo in questo Natale ma nei giorno a venire.”
VISITATE IL PRESEPIO: quest’anno abbiamo anticipato l’apertura dal 15 dicembre 2018 al 13 gennaio 2019 dalle 15,30 alle 18.30
Carlo Floris
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