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ATTUALITÀ

Settore idroelettrico in Sardegna: è scontro tra Regione e rappresentanti dei lavoratori Enel

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Il trasferimento all’Enas delle dighe del Taloro, Coghinas e Flumendosa mette a rischio centinaia di posti di lavoro e gli investimenti pianificati dall’Enel nell’isola (oltre 8 milioni solo nel 2019). Secondo Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil, la Regione dimostra per l’ennesima volta di non tenere in nessun conto le istanze dei lavoratori e le conseguenze devastanti del trasferimento all’Enas delle dighe”. I lavoratori dell’Enel in presidio davanti a Villa Devoto a Cagliari ma dallo stesso palazzo non è arrivato nessun segnale, né di distensione, né tantomeno di dialogo. Niente.
Con la manifestazione odierna i sindacati di categoria hanno voluto denunciare la grave situazione che si verrà a creare a partire dal 1 gennaio 2019 con il trasferimento all’Enas, deciso unilateralmente dalla Giunta regionale, delle dighe Enel del Taloro, del Coghinas e del Flumendosa con annessi gli impianti di produzione di energia elettrica.  Un atto unilaterale che” denunciano Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil, “rischia di far ripiombare il settore idroelettrico in Sardegna nell’incertezza più totale mettendo in discussione importanti investimenti già pianificati da Enel e precarizzando circa 100 posti di lavoro diretti e numerosi altri dell’indotto”.
Lo scorso 9 ottobre la Giunta Regionale aveva emanato le delibere per attribuire all’Enas le dighe Enel del Taloro, del Coghinas e del Flumendosa, con annessi gli impianti di produzione di energia elettrica e trasferirle all’Enas a partire dal 1 gennaio 2019. Immediatamente dopo l’emanazione delle delibere, il 18 ottobre, Filctem Cgil,  Flaei Cisl e Uiltec Uil avevano richiesto invano un incontro chiarificatore con la Regione Sardegna.
Viceversa, la Regione il 20 novembre 2018 aveva emanato i decreti del Presidente della Giunta proseguendo un percorso unilaterale che, oltre a centinaia di posti di lavoro, rischia di mandare in fumo gli investimenti programmati dall’Enel sul territorio sardo che solo nel 2019, tra diretti e indiretti, ammontano a circa 8 milioni di euro. Il trasferimento degli impianti all’Enas causerebbe inoltre il mancato versamento ai Comuni interessati di circa 4 milioni di imposte locali (Imu).


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