di Francesco Diana
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Distratti dalle belligeranze in atto e dal perdurare della pandemia, i cui scenari offuscano l’orizzonte con nuvoloni carichi d’insidie e futuri sacrifici, non potevano lasciarci sfuggire la ghiotta opportunità di intervistare chi, bontà sua, rappresenta la memoria storica vivente del paese di Collinas per carpirgli, in prossimità del suo novantanovesimo compleanno, i segreti di tanta longevità e le eventuali testimonianze riguardanti particolari esperienze vissute, patrimonio inestimabile per le nuove generazioni, chiamate ad affrontare le turbolenze in atto e quelle che la vita propinerà inevitabilmente in futuro.
Nato a Collinas il 19 dicembre del 1923, giunto quasi alle soglie del centesimo compleanno, agisce come se di fronte avesse ancora la prospettiva di una vita operativa lunga e indefinita.
Costretto a rinunciare alla patente auto all’età di novantasei anni per questioni di ragionevolezza, non ha tuttavia rinunciato alla quotidiana escursione mattutina in campagna, per compiere quelle funzioni che l’età avanzata ancora gli consente di svolgere, anche se per periodi limitati.
A sopportarne le conseguenze è la figlia Renata, scorrazzandolo quotidianamente in campagna con l’autovettura di famiglia alle prime luci dell’alba, per poi riportarlo a casa quando il sole è già alto all’orizzonte, stanco ma soddisfatto per aver svolto il proprio quotidiano lavoro.
A lui chiediamo, di svelarci i segreti di tanta vitalità.
«Innanzitutto una buona dose di fortuna, vivere una vita il più possibile regolata e svolgere con serenità tutte le opportunità di lavoro che la vita ti propone, anche quando queste non coincidono con le attese».
Fra le tante curiosità che il personaggio in parola alimenta in ciascuno di noi, emerge quella relativa alle motivazioni che hanno contribuito a propinargli l’appellativo di “Carnèra”.
«Mi è stato attribuito fin da ragazzo: venivamo giù a piedi da Villanovaforru con un gruppo di coetanei, percorrendo una scorciatoia lungo la quale giganteggiavano marginalmente diversi fichi stracarichi di frutti maturi che stimolarono i nostri desideri. Personalmente tentai con forza di abbassare un ramo per coglierli, ma la forza impressa fu evidentemente tale da provocare il distacco dello stesso dal fusto, provocando una risata collettiva da parte degli amici, i quali mi giudicarono: “più forte di Carnèra”».
A beneficio dei meno anziani, corre l’obbligo ricordare che Primo Carnera fu un gigante di origine italiana che, trasferitosi negli Stati Uniti nel 1929 si dedicò al pugilato (e alla lotta libera) diventando campione del mondo 1933-1934. Ergo: non aveva niente in comune col nostro “Aricu”.
Una simpatica variante all’appellativo di “Carnèra” è stata coniata scherzosamente dalle figlie, all’epoca in cui Salvatore ha cercato di diversificare le attività produttive per sopperire alle crescenti necessità della numerosa famiglia, col rosa assolutamente dominante. Per finalizzare i propri obiettivi, apri un piccolo negozio di abbigliamento gestito dalla moglie Mariuccia, coadiuvata in ciò dalle figlie. Fra gli articoli trattati non mancavano i “Jeans” di una famosa marca che le figlie, pubblicizzavano scherzosamente i loro prodotti come “Jeans Carnèra”.
I ricordi più interessanti che il nostro amico custodisce gelosamente nella sua mente, sono quelli legati al servizio militare, svolto all’epoca della seconda guerra mondiale.
C’è qualcosa che non vorrebbe ricordare, ma che di tanto in tanto ricompare nella sua mente?

«Ricordo sempre con apprensione la data del 29 maggio del 1943, giorno in cui, da militare, mi capitò d’intervenire in supporto alle altre squadre di pronto intervento, in occasione dell’abbattimento da parte dei caccia alleati, di un grosso cargo dell’aereonautica tedesca, precipitato in agro di Villamar. Si trattava di un grosso aereo esamotore a pistoni, il “Messerschmitt Me 323”, il più grande aereo cargo della seconda guerra mondiale che, grazie ai grandi portelli, poteva trasportare carichi abbastanza ingombranti. Nell’occasione, se non ricordo male, era diretto a Villacidro (s’acqua cotta) e trasportava, con un equipaggio di circa venti uomini al comando del cap. Elez Fedrik, diversi carri armati, quattro motociclette e un numero indefinito di fusti di carburante. Per fortuna non andò a fuoco e non ci furono vittime, al contrario dell’altro aereo abbattuto nella stessa area che, precipitando, andò immediatamente a fuoco causando la morte dei militari trasportati e la distruzione dello stesso aereo con quanto trasportato».
Alla fine del conflitto, Salvatore decise di non raffermare, rientrando al proprio paese natìo. La sua decisione non deve essere stata semplice, vista l’enfasi con la quale racconta le esperienze vissute durante il servizio militare.
A tal proposito gli chiediamo conferma
«Effettivamente abbandonare il servizio militare, nonostante le esperienze crudeli che ciascun conflitto comporta, lasciare il servizio militare non è stata una decisione presa a cuor sereno a causa delle pressioni ricevute dai miei superiori quale degno riconoscimento per servizio prestato. Hanno purtroppo prevalso le esigenze della famiglia, bisognosa di un valido aiuto per affrontare attivamente le inevitabili difficoltà del periodo post bellico. La mia famiglia di origine, come tantissime altre dell’epoca, era caratterizzata da una sorta di patriarcato, in virtù del quale il capo famiglia demandava al primogenito di sesso maschile il compito di organizzare tutti i fattori della produzione aziendale, coordinando i relativi interventi, riservandosi il diritto di controllare dall’esterno l’operato di ciascuno Si da il caso che anche la mia famiglia non era esente da tali problemi! Ciò ha conseguentemente sconsigliato la rafferma e imposto il mio rientro in famiglia a Collinas».
Fra le tante attività che ha svolto durante la vita in supporto della propria famiglia creata a seguito del matrimonio con Mariuccia, quale ritiene abbia maggiormente soddisfatto le sue aspirazioni?
«Nel corso della vita, per soddisfare le sempre crescenti esigenze della famiglia, mi sono trovato a esercitare una miriade di attività, senza mai abbandonare quella agricola per la gestione della mia modesta proprietà. Fra le tante attività, quella che mi ha dato maggiori soddisfazioni è stata quella di “Innestino”. A tal proposito posso orgogliosamente affermare che circa il 90% dei vigneti impiantati a Collinas fra il periodo post bellico e l’applicazione dei famigerati regolamenti Comunitari che hanno portato al quasi totale azzeramento della superficie vitata, ha goduto del supporto delle mie prestazioni in qualità di innestino. Oltre a ciò, la disponibilità di un’autovettura versatile quale la Renault (ho posseduto nel tempo ben tre R4 e una R6), non disgiunto dalla fama di affidabile conducente, all’epoca in cui pochissime famiglie disponevano di mezzo proprio, mi ha consentito di fare all’occorrenza anche l’autotrasportatore, l’accompagnatore di persone inferme e quant’altro necessario al servizio della comunità locale, nei confronti della quale ho operato ricoprendo incarichi all’uopo demandati dalla stessa. Fra le altre attività operative svolte nel tempo, lecite o tollerate rispetto elle norme in vigore a quei tempi, specie nei periodi di particolare crisi, merita citazione quella riguardante la produzione di pulcini da allevamento, svolta nel proprio domicilio con l’impiego di ben quattro incubatrici. In tutte queste attività non è mai venuto a mancare il supporto attivo dell’intera famiglia, collaborazione di cui continuo a beneficiare anche di questi tempi».
“Carnèra” avrebbe proseguito d oltranza nell’esporre tutte le sue esperienze vissute nel corso della sua lunga esistenza, elencando anche gli incarichi pubblici assolti nel tempo.
Poiché ragioni di spazio non ce lo consentono, restiamo comunque d’intesa d’incontrarci ancora più in la nel tempo, per integrare quanto descritto con le ulteriori esperienze che la vita vorrà concedergli.
Questo è l’augurio che di cuore facciamo a Salvatore Tuveri, alias “Aricu Carnera”, augurio che ci sia consentito a rivolgere a noi stessi, ovviamente nella veste di umili intervistatori.
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