di Fulvio Tocco
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Giovanni Battista Collu, classe 1929, è di Villacidro e, nel secolo scorso, aveva la più importante fabbrica di confetti della Sardegna.
Nel suo ampio laboratorio, a pochi passi dal municipio, è ancora possibile osservare tra i macchinari presenti, quattro betoniere in rame che agivano in linea per la produzione dei confetti da cerimonia.
Ci lavoravano quotidianamente 15 donne e si distribuiva il prodotto in ogni angolo dell’isola.
Nei giorni di sgusciatura delle mandorle ne venivano sgranate e pulite 150 quintali.
La materia prima arrivava da diverse parti della Sardegna, soprattutto della zona di Oliena e il resto dalla Puglia, patria delle note varietà Tuono e Genco.
Neanche i tecnici più esperti lo ricordano: era l’epoca in cui la varietà “Arrubia” veniva chiamata “Sardavola”.
Lo stabile, oramai in disuso da diversi anni, custodisce un patrimonio di macchinari e attrezzature originali che raccontano quanto fossero importanti le mandorle in Sardegna e quanto fossero importanti per l’economia di Villacidro.
L’attività di trasformazione la mise in piedi suo padre Antioco Collu, deceduto all’età di 59 anni a causa del tifo che nell’anno 1942 ebbe un impatto terribile sulla popolazione isolana.
La lavorazione delle mandorle veniva effettuata grazie ad impianti innovativi stipati negli spazi disponibili e maestranze altamente specializzate.
Dal 1942 l’attività industriale è stata seguita personalmente da Giovanni Battista che l’ha tenuta attiva per altri 40 anni: sino al decadimento di questa coltura schiacciata dall’importazione delle californiane.
Ascoltare, oggi, Giovanni Battista, con la spontaneità che lo contraddistingue, ci fa capire che in gioventù deve aver sempre avuto un carattere dominante. Ancora energico e buontempone conserva un aspetto giovanile
Lui che ha volato in parapendio sino ad oltre Ottant’anni, è la dimostrazione vivente che le mandorle fanno bene alla salute: sono una fonte di vitamine che aiutano a mantenere forte chi le consuma.
Giovanni Battista adesso è interessato a valorizzare il suo patrimonio di macchine che, riposizionate in un luogo adeguato, possono ancora raccontare con chiarezza quanto fosse importante l’attività di trasformazione di questo frutto nel comune di Villacidro.
Nell’ impianto in questione, le mandorle acquistate dai produttori isolani o importate dalla zona del barese venivano smallate, calibrate, schiacciate, setacciate, spellate, affettate, tostate e convertite in confetti bianchi.
A guardare l’ingresso dello stabile non si direbbe che all’interno ci fosse uno spazio così ampio.
Su piani diversi è possibile osservare macchinari, una “sala” per la tostatura e sollevatori a tazze rivestiti con tavole di legno.
Solo visitando la struttura si capisce quanto superficie occupasse la sua attività nel periodo più florido.
Le sgusciatrici, disposte all’ingresso su un carrello trainabile, sono ancora funzionati.
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