di Simone Muscas
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Solo poche settimane fa, su La Gazzetta del Medio Campidano, denunciavamo lo stato fatiscente delle strade della Marmilla e la necessità urgente di interventi strutturali per evitare gravi conseguenze sulla viabilità. Ora arriva una notizia che non solo conferma quelle preoccupazioni, ma le aggrava: il Governo ha infatti drasticamente ridotto i fondi destinati alla manutenzione delle strade provinciali, tagliando il budget da 51 a poco più di 25 milioni di euro.
Una decisione che pesa come una scure, difficile da giustificare. Colpa del riarmo europeo? Forse: ma è quasi impossibile capirlo davvero: a livello nazionale le informazioni sui tagli e sui criteri di assegnazione dei fondi sono spesso frammentarie e per i cittadini poco chiare. Per la provincia del Sud Sardegna la conseguenza è evidente: i fondi passano da 6 a soli 3 milioni di euro. Un dimezzamento che rischia di compromettere la sicurezza di migliaia di cittadini. A rendere il problema più tangibile, come già denunciato più volte, c’è la provinciale 46, tra Villamar e Ussaramanna, una via di collegamento essenziale per lavoratori, studenti e pendolari della zona. Eppure, versa da anni in condizioni critiche: buche, avvallamenti e rialzi pericolosi ne fanno una strada da percorrere con estrema cautela. In auto è difficile, su due ruote diventa una sfida. Una strada dimenticata, dove viaggiare ogni giorno è un rischio reale.
Ma non finisce qui. C’è un altro problema che riguarda tutta la rete stradale della Marmilla: gli sfalci. Anche quest’anno, nonostante i fondi (provenienti da capitoli di spesa diversi da quelli per la manutenzione) siano già stati stanziati e messi a bilancio dalla Provincia, si è dovuto attendere a questa settimana per vedere all’opera gli interventi. Nel frattempo, ci si è dovuti districare sino a estate inoltrata (con non pochi rischi per gli automobilisti) per ben oltre tre mesi (aprile, maggio, giugno e primi di luglio) fra le erbacce delle strade provinciali che hanno invaso, spesso in maniera oltremodo pericolosa, i bordi delle carreggiate, riducendo la visibilità soprattutto a ridosso delle curve e palesando l’immagine delle nostre arterie stradali come terreni incolti più che vie di transito. Viene da chiedersi se è accettabile subire passivamente una drastica riduzione di spesa pubblica che, in nome (anche) di strategie internazionali, può rendere ogni giorno più insicura la qualità della vita edei cittadini di un Paese che, se la memoria non ci inganna, rientrerebbe (ancora) fra le prime otto potenze del mondo.



























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