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STORIA DI CASA NOSTRA

Fili d’oro e di memoria: il ricamo sardo tra mito e artigianato

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Gli scialli sardi e le Janas: un legame tra artigianato e leggenda

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di Albertina Piras
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Foto di Giannetto Montixi
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L’artigianato sardo è una delle più straordinarie espressioni culturali dell’isola, una tradizione che affonda le radici nei secoli e che ancora oggi viene tramandata con passione. Tra i manufatti più affascinanti ci sono gli scialli ricamati, veri e propri capolavori di tessitura che raccontano storie di eleganza, identità e appartenenza.

Fin dall’Ottocento, le donne sarde hanno avuto un ruolo centrale in quest’arte, non solo come filatrici e tessitrici, ma anche come ricamatrici. Ogni scialle è più di un semplice accessorio: con i suoi colori, i suoi motivi e la sua lavorazione, trasmette il legame con il territorio e con la comunità di appartenenza.

GLI SCIALLI SARDI: SIMBOLO
DI IDENTITÀ E MAESTRIA ARTIGIANALE

Indossato quotidianamente dalle donne di tutta l’isola, lo scialle era un segno distintivo che rivelava il ceto sociale, il paese di origine e persino il ruolo della donna nella società. Il tessuto, i colori e i ricami non erano mai casuali: le tonalità scure come il nero, il blu notte e il marrone costituivano lo sfondo su cui spiccavano disegni floreali, farfalle, spighe di grano o uccelli, in base alla provenienza.

Oggi, gli scialli vengono ancora realizzati secondo la tradizione, sia come nuove creazioni che come riproduzioni di esemplari ottocenteschi. Nonostante la difficoltà nel reperire scialli originali – poiché un tempo le donne venivano sepolte con il loro scialle – alcuni artigiani hanno preservato gli antichi modelli e li tramandano con dedizione.

LE RICAMATRICI DI OGGI:
CUSTODI DI UN’ARTE ANTICA

Tra i centri d’eccellenza della lavorazione dello scialle c’è la provincia del Medio Campidano, dove numerose artigiane mantengono viva questa tradizione.
A Villanovaforru, Marinella Serra realizza scialli ricamati secondo le tecniche tradizionali e tiene corsi per insegnare quest’arte alle nuove generazioni. Tra le sue allieve ci sono anche alcune appassionate ricamatrici di Villamar: Fanny Caboni, Marique, Angelica e Aurora Tatti, che si recano regolarmente a Villanovaforru per seguire i suoi corsi e affinare la loro abilità.

«Ogni scialle che realizzo è unico, frutto di ore di lavoro e di una grande passione per le tradizioni antiche. Ho il piacere, anche attraverso i corsi organizzati, di tramandare questa eredità di generazione in generazione, per tenere viva la tradizione», racconta Marinella Serra.

Anche a Villamar troviamo ricamatrici straordinarie: Agostina Melis, che, studiando i modelli degli antichi scialli villamaresi, è riuscita a riprodurli con estrema fedeltà. Ma il suo lavoro non si limita agli scialli: crea anche accessori unici come orecchini e bracciali, che trasformano l’arte del ricamo in oggetti preziosi da indossare.

Federica Sanna: ha iniziato questo lavoro dalla giovane età, la sua passione per le danze tradizionali e per le vesti di un tempo, l’ha portata da autodidatta ad approcciarsi con il mondo del ricamo. Dall’età di 15-16 anni si è cimentata nell’elaborazione di scialli e ancora oggi porta avanti tale attività. Il ricamo non è circoscritto solo alla realizzazione degli scialli, ma ha portato avanti uno studio del punto vano utilizzato per guarnire e impreziosire le camicie tradizionali.

L’EUROPA E LA VALORIZZAZIONE
DELLE CULTURE LOCALI


L’artigianato sardo è un esempio perfetto di come le tradizioni locali possano contribuire a un patrimonio culturale più ampio. Questo stesso principio è stato alla base di un progetto europeo che ha coinvolto scuole della Catalogna, della Norvegia e della Sardegna.

Il progetto, intitolato Leggende comuni ai bambini europei, ha permesso di riscoprire e condividere antiche narrazioni popolari. In Sardegna sono emerse storie di Janas, sacerdotesse nuragiche e orchi; in Catalogna i protagonisti erano giganti simbolo di saggezza, mentre in Norvegia si raccontavano le gesta dei vichinghi.

Questa esperienza ha dimostrato che l’Europa non è solo un’unione economica o politica, ma anche uno spazio in cui le differenze culturali possono essere valorizzate e celebrate. Non c’è contraddizione tra il preservare la propria identità e l’essere parte di qualcosa di più grande: anzi, è proprio la diversità a rendere l’Europa più forte.

LE JANAS E IL MITO
DELLA TESSITURA

Tra le leggende più affascinanti della Sardegna ci sono quelle sulle Janas, le piccole fate che abitano nelle Domus de Janas, antiche tombe preistoriche scavate nella roccia. Si racconta che fossero abili tessitrici e ricamatrici, capaci di creare con fili d’oro e d’argento stoffe meravigliose, proprio come le donne sarde che ancora oggi tramandano quest’arte.

Una di queste leggende narra di una Jana che subì un torto, ma riuscì a prendersi la sua vendetta:

LA VENDETTA DELLA JANA

Una jana, alta una spanna, si era scavata la casa negli anfratti rocciosi di un monte; lì trascorreva il suo tempo tessendo e ricamando con fili d’oro e d’argento.

Una sera, mentre stendeva i suoi scialli al chiaro di luna e dolcemente tirava i lembi da ogni parte perché non si aggrinzissero, passò come una furia un uomo a cavallo. Le rubò lo scialle più bello e fuggì.

«Torramidda su sciallu, furuncu chi non ses attru!» (Restituiscimi lo scialle, ladro che non sei altro!), disse furiosa la jana, aggrappandosi alla coda del cavallo.

«Baidindi muscittedda, ti donu ua spurzigada e ti leccu!» (Vattene, moschettina, ti do uno schiaffo e ti schiaccio!), le rispose sprezzante l’uomo.

La jana cominciò ad attorcigliare la coda del cavallo. La bestia si impennò e disarcionò il ladro; questi fece una capriola, poi ruzzolò e precipitò in un burrone.

La jana si riprese lo scialle e tornò a casa sua.

(Leggenda tramandata oralmente dalla tradizione popolare, scritta da Albertina Piras)

CONCLUSIONE: UN FILO
CHE LEGA PASSATO E FUTURO

La leggenda della jana che difende il suo scialle sembra quasi un simbolo di tutte le donne sarde che, con tenacia e orgoglio, hanno custodito l’arte della tessitura e del ricamo per secoli.

Oggi, grazie a ricamatrici come Marinella Serra e Agostina Melis, Federica Sanna e grazie alla passione delle nuove ricamatrici, questa tradizione non si è persa, ma continua a vivere e a trasformarsi, rimanendo un elemento fondamentale dell’identità sarda.

Preservare e valorizzare questi saperi non significa solo rispettare il passato, ma costruire un futuro in cui la bellezza dell’artigianato e delle leggende continui a ispirare nuove generazioni

RIPRODUZIONE RISERVATA
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